Posso sicuramente dire che il 2010, cinematograficamente parlando, non poteva iniziare meglio ssecondo me, anche grazie ad Avatar.
Partecipiamo poi con piacere all’iniziativa di SoloparoleSparse, con il Blog Avatar Day (su twitter cerca: #blogavatarday) .
Di seguito tutti i dettagli.
Ecco perché Avatar ci ha tenuti attaccati allo schermo 😉
Chi mi segue lo sa già, ma io non sono un’amante di questi kolossal americani, neanche a dir la verità dei film di fantascienza, come Avatar potrebbe essere classificato anche se in realtà c’è chi lo ha definito drammatico, ma in questo caso mi sono dovuta ricredere e rivedere molte delle mie posizioni.
Ho letto che ci sono voluti ben quattro anni di lavori per la realizzazione di questo film, solo dopo averlo visto mi rendo conto come effettivamente è tutto talmente curato e studiato, che possiamo anche chiudere un occhio su qualche inesattezza, come qualcuno ha fatto notare (ad esempio il fatto che alla fine gli umani scacciato dai Na’vi non indossino le maschere).
A dir la verità mi sono abbastanza informata prima di andarlo a vedere per non rischiare e perchè avevo timore sinceramente che si trattasse di quel genere di film in cui fondamentalmente non ci si capisce nulla, o meglio, non si vuol far capire nulla tanto è assurda e complicata la storia, con la conseguenza che la mia attenzione cala profondamente.
No. In questo caso Avatar mi ha veramente affascinato, ci sono degli spunti e delle idee che secondo me verranno seguite e copiate da tanti, e soprattutto apriranno un genere che non è nè quello dei film d’animazione, nè quello dei classici film con miliardi di effetti speciali inutili, fini a se stessi.
Nell’ultima opera di Cameron, che sta veramente sconvolgendo tutti i botteghini tanto che con molta probabilità supererà Titanic, gli effetti speciali ci sono, il 3d anche, ma è tutto utilizzato in una maniera egregia, spettacolare per una finalità soprattutto:
ossia per rendere ancora più magico, bello, surreale, ma nello stesso tempo anche molto piacevole la storia che abbiamo di fronte.
E’ questo l’utilizzo del 3d che a me piace e che effettivamente ha un senso, cioè quando ci si dimentica di avere gli occhialini tanto siamo persi nelle atmosfere create; il tutto ovviamente supportato da una storia sia personale che universale.
Eh si perché da un lato c’è il dramma e la speranza del marine paraplegico che attraverso l’avatar riesce ad avere quella vita che effettivamente vorrebbe, ma nello stesso tempo si racconta della piccolezza umana che pensa solo ai soldi disinteressandosi totalmente di tutto il resto, c’è il tema dell’avidità e dell’ingordigia umana.
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