Quanto Basta: q.b. come nelle migliori ricette

Quanto Basta di Francesco Falaschi, una delicata e (forse) un po’ troppo sognante e zuccherosa commedia sulla sindrome di Aspergen. Nelle sale italiane dal 5 aprile 2018.

Quanto basta

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Quanto Basta

Arturo (Vincio Marchioni, attore di Venuto al mondo 2012; 20 sigarette 2010), cuoco galeotto appena uscito di prigione e Guido (Luigi Fedele, irriconoscibile protagonista di Piuma  2016) giovane malato di Aspergen; a unirli Anna (Valeria Solarino, Smetto quando voglio 1-2-3) psicologa del centro per ragazzi autistici che frequenta Guido.

Ecco gli attori protagonisti di questa commedia, dove tutto ruota intorno alla cucina: cuoco stellato è Arturo, e aspirante cuoco è Guido. La cucina diventa il pretesto per fare incontrare i due protagonisti, Quanto Basta perché le loro vite si modifichino a vicenda.

In Quanto basta, Arturo poco a poco, con il suo fare istintivo, mettendosi a tu per tu con Guido e il suo mondo, riesce a maturare e cambiare come persona. Da cuoco spaccone a tutore-maestro di Guido. Il pretesto di questa trasformazione è un talent culinario a cui Arturo deve accompagnare Guido.

Guido, nonostante la sua malattia cerca in ogni modo di essere responsabile, ha un piano: prendere la patente, trovare una fidanzata, vincere il contest di cucina trovando così un lavoro come cuoco e sposarsi. Così tutto andrà bene e la sua nonna smetterà di piangere pensando al futuro del nipote.

Quanto Basta – il trailer

Quanto Basta è scorrevole, con battute messe al momento giusto, eppure… eppure la trama non ha niente di originale. È una buona trama, gli attori sono bravi, ma nel complesso il film non decolla. La malattia viene trattata come una macchietta, forse volutamente il regista non vuole soffermarcisi troppo, ma la prende molto alla leggera. La malattia sembra il pretesto messo lì per “impietosire” Arturo e convincerlo a cambiare vita.

Mentre il film scorre, non è difficile indovinare cosa accadrà. Il cuoco galeotto (che anche all’inizio del film non sembra nemmeno così un cattivo ragazzo) che commuta la sua pena in servizi sociali, insegnando a cucinare ai ragazzi del centro che alla fine si trasforma; la psicologa (il personaggio più debole di tutto il film) che vuole fare l’alternativa ma alla fine è così scontata e prevedibile. Il personaggio più credibile è Guido, che convince nella sua interpretazione.

È un film divertente che lascia il tempo che trova. Piacevole da vedere, ma niente di che. Il mondo ha più bisogno di un buon piatto di spaghetti al pomodoro che di un branzino al cioccolato.

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