Eccoci arrivati alla seconda parte della chiacchierata con Nanni Moretti, fatta a Bari in occasione della presentazione di Habemus Papam a Bari. Dopo aver raccontato del film e dei suoi protagonisti oggi leggiamo ed ascoltiamo com’è nata l’idea di Habemus Papam e della posizione di Moretti rispetto alla situazione politica italiana.
L’idea del film
In questo video Nanni Moretti risponde alla domanda sulla genesi di Habemus Papam
La collaborazione Fandango – Sacher
La Sacher ha prodotto molte opere prime: Angelo Barbagallo ed io abbiamo lavorato insieme per 20 anni poi ci siamo separati. Abbiamo prodotto Notte Italiana di Carlo Mazzacurati, Domani accadrà di Daniele Luchetti, La seconda volta di Mimmo Calopresti, Te lo leggo negli occhi di Valia Santella, tutte opere prime.
Quando i registi producono i film degli altri o fanno finta di produrli o li producono per sadizzare gli altri registi o produrre dei sottogeneri dei loro film. Io penso di essere riuscito ad evitare questi rischi. La Fandango invece produce molti più film. Quando ho iniziato a lavorare su Habemus Papam, mi ero appena separato dal mio socio e pensavo di riuscire a fare da solo ma per fortuna durante la preparazione mi sono accorto che non ce l’avrei fatta.
Avevo conosciuto Procacci perchè avevo fatto l’attore in Caos Calmo da lui prodotto e gli ho chiesto di aiutarmi e lo ha fatto moltissimo mettendomi nelle condizioni di fare questo film che come si vede è abbastanza costoso: settimane di lavorazione, ambienti importanti (la Cappella Sistina ricostruita in un teatro di posa, Palazzo Farnese, l’Ambasciata di Francia a Roma), costumi, comparse, attori. E’ stato un rapporto molto positivo.
Il cinema italiano
Ora con internet il pubblico non ha più tanti scrupoli. Io d’estate faccio la rassegna di esordi ‘Bimbi belli’ con registi esordienti che vengono a parlare dei propri film: lo scorso anno avevamo Cosmonauta di Susanna Nicchiarelli, Basilicata Coast to Coast di Rocco Papaleo, La Pivellina di Tizza Covi.
Spesso questi film vanno male e la colpa è sempre degli altri: è stato distribuito male, è stato distribuito in un periodo sbagliato… Quando un film va male la responsabilità, secondo i registi, non è mai né del film né del pubblico. Invece il pubblico spesso non è per nulla innocente. Ormai le informazioni circolano con grande velocità e alle volte come pubblico siamo un pò pigri e ci lasciamo scappare dei film che varrebbe la pena di vedere.
C’è da dire anche che non è che tutti i film poveri e tutti i film italiani che vanno male siano belli, ci sono anche tanti piccoli film italiani non riusciti. Quest’anno poi è tutto un altro discorso perchè ci sono stati due successi di film comici, Che bella giornata e Benvenuti al sud, qualcuno dice premiati perchè con attori televisivi, che hanno tirato anche altri film come Qualunquemente ed Immaturi.
Ma ci sono anche registi come Garrone, Soldini, Mazzacurati, Virzì che da una parte raccontano questo paese ma dall’altra un po’ grazie ai loro film, un po’ grazie ai produttori, un po’ grazie agli attori, portano il pubblico al cinema. I film che raccontano l’Italia sono visti con piacere. La pivellina per esempio è uno dei rari esempi di film bellissimi andato male. Perchè con la stampa ed i festival, se un film è molto bello anche se piccolo, riesce sempre a creare un caso.
Il caimano e la politica
Nel video che segue Nanni Moretti parla di politica e del suo film precedente Il Caimano
Io penso che purtroppo molto già sia successo nella testa delle persone e che ci vorranno molti anni per rimontare una situazione deteriorata da un punto di vista etico (dell’etica pubblica), costituzionale, del senso dello stato, delle istituzioni, delle regole.
La politica
Se racconto una storia politica la racconto perchè in quel momento voglio raccontare quella storia e voglio fare un bel film. Non faccio un film politico con l’intenzione di orientare il voto dello spettatore perchè sarebbe misero. Nel mio piccolo ho fatto non solo molto più di altri ma ho fatto più di quanto non potessi fare (per esempio con i girotondi). Però poi alla fine o cambiavo lavoro o tornavo a fare il regista.
La mia parte l’ho fatta almeno per quanto riguarda il parlare, il comunicare determinate cose. Però è difficile parlare a chi non vuole ascoltare: certe cose tutti le sanno, le hanno davanti agli occhi ma non vogliono vedere. Per quanto riguarda il cinema, io non racconto una storia politica per dovere. Credo che il dovere di un regista sia quello di fare buoni film possibilmente un pò sorprendenti per il pubblico.
Non penso che ci siano temi di serie A e temi di serie B, si può fare un bruttissimo film con una storia politica ed un bellissimo film con una storia d’amore. Spesso un regista sente di avere tra le mani un tema importante e si disinteressa di fare un buon film. Questo accadeva spesso negli anni ’70 con i film cosiddetti di denuncia.
Se un film cresce dentro lo spettatore per qualche giorno magari è riuscito a cambiare la realtà di quella persona non necessariamente dandogli delle indicazioni, delle risposte, delle certezze oppure parlando alla pancia perchè si pensa che lo spettatore non abbia testa. Io credo che se un regista fa un film con l’obiettivo di trasformare la realtà attraverso quel suo film quasi inevitabilmente ne esce un brutto film, manicheo, i buoni da una parte, i cattivi dall’altra, didascalico.
Cambiare la realtà soprattutto quando è così stratificata, come la nostra, incrostata incagliata, penso che sia un lavoro complesso e di lunghissima durata.
Termina qui la lezione di cinema di Nanni Moretti. Appuntamento alla prossima settimana con il divertente Luca Medici, in arte Checco Zalone.