Proxima _ Nello spazio vorrai andare, finchè una figlia non compare

Proxima, un film del 2019 di  Alice Winocour. Con Eva Green, protagonista quasi assoluta di tutta la pellicola, Matt Dillon, Lars Eidinger e Sandra Hüller. Il film dura circa 147 minuti e sarà disponibile on demand.

il poster di Proxima film con Eva Green
Poster del film, atlanti del cieli sui pantaloni di Sara?!

Proxima – Un’astronauta con un gatto di nome Laika. Solo io colgo la sottile ironia?!

Se chiedi a un bambino cosa vuole fare da grande, moltissime volte avrai come risposta l’astronauta! Il fascino segreto e misterioso che lo spazio e le stelle hanno da sempre sull’uomo… Un sogno che è anche quello di Sara, ingegnere scelta per la prima missione di sbarco su Marte. Un membro dell’equipaggio aggiunto all’ultimo minuto. Un’ingegnere, francese, donna e mamma. Che si sta preparando per in viaggio che durerà almeno un anno, per raggiungere Marte.

Ma oltre all’allenamento fisico e mentale, c’è anche l’allenamento sentimentale che si trova costretta a fare perché dovrà lasciare la figlia sulla terra, mentre lei sarà nello spazio. Durante tutto l’addestramento, mentre si prepara, mentre le prendono le misure, lo sguardo di Sara vaga, come se fosse nello spazio, come se già vedesse cose che noi non possiamo nemmeno immaginare…

E mentre Sara si prepara per lo spazio, sua figlia si prepara a stare un anno senza lei. Un anno in cui dovrà trasferirsi dal padre (anche lui legato al mondo della scienza spaziale) con il quale la bimba ha pochi rapporti.

una scena del film

Il trailer di Proxima

E la figlia si chiama Stella. Coincidenze?! Io non credo

Un film che gioca con diverse tipologie di riprese, dalle videochiamate, ai video in prima persona. In Proxima c’è non solo la preparazione alla missione da parte di Sara, ma in primo luogo, il rapporto tra madre e figlia, e il rapporto con se stessi. Fino a che punto è giusto seguire i propri sogni, fino a che punto una donna può o deve rinunciare ai suoi sogni per il bene dei figli?

Questo è un film che pone interrogativi, gli stessi interrogativi che non sono nuovi alle donne. Non è mai espresso direttamente, ma Sara è l’unica donna con un ruolo “importante” coinvolta, le altre donne sono solo aiutanti, dall’infermeria del dottore, all’aiuto sub dell’addestramento. Anche i suoi colleghi astronauti la guardano un po’ con l’occhio della compassione, come se per lei fosse un gioco, fosse solo una turista spaziale, e non un membro attivo ed efficiente della missione.

Da un lato il rapporto a volte complicato con i colleghi uomini, e il volersi affermare di Sara, dall’altro il rapporto con la figlia, che si trova suo malgrado a doversi separare dalla madre.

Il rapporto tra le due diventa sempre più difficile, come sempre più difficile sarà per Sara zittire i sensi di colpa nei confronti della figlia. Dura tanto, Proxima, forse troppo… Non aspettatevi il classico film alla

“Houston, abbiamo un problema”, perché qui più che altro c’è la fase prima del problema.

una scena del film

Proxima – Con una buona formazione, puoi scacciare questa paura. 

Il film è stato girato in vere strutture dell’Agenzia spaziale europea, quindi possiamo vedere alcuni posti di “allenamento” utilizzati dagli astronauti in partenza. Proxima è un film che mi ha lasciato un po’ (tanto) con l’amaro in bocca.

Forse sono io, ma non ho capito fino in fondo quale fosse lo scopo del film. Troppi stereotipi e luoghi comuni, sembra quasi una versione molto lunga di una pubblicità di prodotti intimi femminili, sei donna ma lo puoi fare lo stesso. Eva Green, per quanto brava e bella, non mi ha convinta fino in fondo, non so, a pelle manca proprio quel qualcosa che ti faccia appassionare al film.

Piccola nota con SPOILER.

In Proxima è chiaramente visibile come, il bisogno personale prenda il sopravvento sulle necessità collettive. Sara deve fare una quarantena prima della missione, per il bene suo e degli altri. Ma non esita ad evadere, per andare a farsi un giro nei prati con la figlia, per farle vedere il razzo con cui decollerà per Marte. Ecco in piena pandemia è lo stesso. Tutti vediamo le nostre esigenze fondamentali, e agiamo a discapito di tutti gli altri. 

Eh ma lo ha fatto per la figlia, direte voi. Eh ma ognuno di noi ha una scusa pronta, un bisogno personale che sente più forte del bisogno collettivo. Scusate, ma proprio questo mi è venuto in mente vedendo quella scena. L’incoscienza di una persona che mette a rischio la vita sua e degli altri, sicuramente per un ottimo motivo, ma sicuramente un’incosciente.

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