Arriva nelle sale italiane nel pieno dell’estate 2018, precisamente il prossimo Giovedì 25 Luglio, l’opera prima del regista statunitense Ari Aster che, dopo tre cortometraggi di successo, decide di raccontare di una famiglia e della maledizione che la riguarda in Hereditary – Le Radici del Male, con protagonista Toni Colette, presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2018.
Hereditary – Le radici del male
Dopo la morte di sua madre, Annie Graham (Toni Colette; Il Sesto Senso, Little Miss Sunshine) e la sua famiglia inizia a svelare segreti criptici e sempre più terrificanti sulla loro ascendenza. Più fatti scoprono, più dovranno tentare di superare il sinistro destino che sembra via via sempre più inarrestabile.
Hereditary – Le radici del male – Il Trailer
Promesse e ambizioni
Andiamo subito al sodo: come sempre le campagne promozionali dei film decretano la fetta più grossa del successo dell’opera stessa, almeno in termini di box office, e Hereditary è stato presentato come ‘capolavoro’ e uno dei miglior horror dopo L’esorcista di William Friedkin. Non poco ambizioso, dunque.
Il giovane regista parte inoltre con le spalle ben coperte: costato appena 10 milioni di dollari e ben accolto al Sundance ne ha attualmente guadagnati già oltre 60 nei soli Stati Uniti. Il film vanta inoltre nel cast una Toni Colette in stato di grazia e due ottimi giovani interpreti: Alex Wolff, già visto in Jumanji – Benvenuti nella Giungla (2018) e la giovanissima Milly Shapiro, piccola star di Broadway che ci regala un’ottima prova sotto un elaborato make-up.
Curando anche la sceneggiatura, Aster ci annuncia sin dal prologo il destino dei personaggi del suo film, non rinunciando lungo il suo lento e minuzioso corso a virtuosismi azzeccati e ad un lavoro sul sonoro che premia l’opera. Quello che più colpisce del film è il notare come i momenti di maggiore impatto emotivo sono quelli che riguardano prettamente le varie disgrazie familiari che ci vengono presentate, momenti in cui la mano di regia e la prova del cast dona il vero ‘orrore’ in cui il pubblico può rispecchiarsi, giocando a sottrarre con i reparti tecnici per una resa emozionale potentissima, cosciente anche di come si monta la tensione con un utilizzo minimale degli elementi a disposizione.
La parte carente all’interno dello script arriva, e non arriva neanche molto tardi, quando però inizia a svelarsi l’arcano più classico del genere (possessione, spiritismo e satanismo), ed è allora che il secondo e soprattutto il terzo atto ci risultano più lenti e prevedibili, con diverse cadute di stile che trovano contrasto tra una messa in scena sempre esageratamente seriosa e una regia e un montaggio che, pur volendo aggirare i cliché, finiscono per caderci sempre vertiginosamente dentro, lontanissimi dal lavoro fatto nel molto più riuscito The Witch di Robert Eggers (2015).
Hereditary – Le Radici del Male è dunque un esordio felice che premia l’opera nel suo insieme (positivo anche il commento musicale) seppur lontana dal capolavoro, e ci lascia con la curiosità di ritrovare il trentaduenne regista non solo nel medesimo genere ma anche in un dramma intimista dove certamente potrebbe dare il meglio di sé.