1945

1945: Quando il presente incontra gli spettri del passato

In sala dal 3 maggio, il film magiaro 1945, diretto da Ferenc Torok, reduce dall’ultimo festival del cinema di Berlino e vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali, affronta in maniera indiretta la tematica dell’Olocausto, non descrivendo direttamente la tragedia vissuta durante gli anni della guerra, ma parlandone a posteriori con tutte le riflessioni e i conflitti interiori che una storia a posteriori può generare.

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Tratta dal romanzo di Gabor T. Szanto che tra l’altro ha collaborato alla stesura della sceneggiatura, “Homecoming” la storia ruota intorno ai preparativi di matrimonio tra una giovane contadina ed il figlio del notaio del paese, uomo arrogante e prepotente, simbolo della borghesia rurale di un paese ancora decisamente legato a tradizioni quasi feudali. E’ il 12 agosto 1945 e dalla radio si diffonde la notizia della bomba atomica scagliata sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki anche se la portata della notizia non è affatto colta da uno dei protagonisti della vicenda intento a radersi con puntigliosa attenzione.

Nel piccolo villaggio la vita sembra essere tornata uguale al tempo antecedente la guerra, solo la presenza di camionette guidate dai russi, liberatori e futuri nuovi occupanti dell’Ungheria marca la sottile differenza tra passato e presente. I conflitti interiori di ciascun personaggio esploderanno in maniera sempre più forte dopo l’arrivo di due ebrei ortodossi che recano con loro due pesanti valigie.

Lo spettro del passato si impossessa di molti abitanti del paese: sensi di colpa che agitano gli animi di molti diretti o indiretti carnefici, paura che quell’esile equilibrio raggiunto possa essere spezzato muove il villaggio verso un’istintivo rigetto dei fantasmi rappresentati dai due uomini tristi e taciturni.

Nessuno rimane indenne dall’arrivo dei due uomini, giunti solo per seppellire gli oggetti dei loro cari nel locale cimitero ( prevalentemente scarpette di bimbi, tra le prime vittime della follia omicida nazista): un uomo che invano cercava pace presso il parroco del villaggio, uomo pingue e imbelle, si uccide, novello Giuda,vittima dei suoi tarli: le nozze vanno a monte perché la sposa tradisce il fidanzato, il figlio del notaio, forse l’unico puro, decide di andarsene in cerca di pace e di cambiamento.

Girato in bianco e nero, il film riproduce minuziosamente la vita e le situazioni dell’epoca con una ricostruzione abile e preziosa.

Abile nella rappresentazione dei conflitti interiori di ciascun personaggio il regista pecca forse nello sviluppo della futura tragedia ungherese: la presenza sovietica nel paese che sfocerà undici anni dopo nei famigerati fatti della rivolta del 1956, ma quella è un’altra storia…

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