Della fuga estiva dai cinema, già s’è detto e ripetuto. Della possibilità di trovare ancora qualche bel film, pure. Ma alla fine, l’estate è soprattutto il momento in cui il cinema è quello che esce dalle sale per venire tra noi: a Bologna, per esempio, da parecchi anni anni Piazza Maggiore si riempie ogni sera con i più grandi capolavori della storia del cinema. E spesso si tratta di occasioni speciali, pellicole restaurate, magari introdotte da personaggi che a quei capolavori presero parte.
E perfino in questo sventurato 2010, tra tanta crisi e decadimento culturale (anche a Bologna), il cinema sotto le stelle offre un programma di tutto rispetto. Dico solo che l’altra sera, davanti a San Petronio ci sono state diecimila persone (!) a vedersi la copia restaurata del Gattopardo di Luchino Visconti.
Ma insomma, voi ce le vedete diecimila persone in un cinema? Io no. Ad un concerto pop, forse. Qui invece c’era il prode Gian Luca Farinelli, storico direttore della cineteca, che di una popstar non ha proprio l’aria: in compenso mi piace perché riesce a sfangare i discorsi di circostanza senza cadere troppo nella retorica e nelle frasi fatte. In questo caso infatti l’appuntamento era doppio, perché il film sotto le stelle coincideva con l’inaugurazione della rassegna “Il cinema ritrovato” di quest’anno (che durerà fino al 3 luglio, dividendosi appunto tra Piazza Maggiore e le sale della cineteca). Farinelli ha poi presentato il vecchio ed amabile Piero Tosi, collaboratore decennale di Luchino Visconti, e più in generale uno dei più grandi costumisti nella storia del cinema.
Il film è iniziato tardi, credo fossero ormai le dieci e mezza passate, finendo ad un’ora invereconda. Ma nonostante la stanchezza, ne è valsa la pena: un Burt Lancaster gigantesco incarnava con ogni tratto del suo corpo il vecchio aristocratico che scende a patti con la nuova generazione per garantire che “tutto cambi perché niente cambi”. L’eterno vizio italiano non è mai stato rappresentato in modo così perfetto come in questo film.
Quanto al pubblico, non so se fossero diecimila. Ma la piazza era piena, senza una sedia libera, e dove non c’erano più sedie era pieno di persone di ogni età accovacciate per terra, come me. Che spettacolo.