World Press Photo 2022 a Bari – Intervista al fotografo Fulvio Bugani

Si tiene dal 30 settembre al 13 novembre 2022 a Bari al Teatro Margherita la 65° edizione del World Press Photo, la mostra di fotogiornalismo più prestigiosa al mondo. Per l’occasione ho intervistato il fotografo Fulvio Bugani, vincitore nel 2015 grazie ad un lavoro sui transgender indonesiani.

Fulvio Bugani
Il fotografo Fulvio Bugani

Fulvio Bugani

Nato a Bologna nel 1974, Fulvio Bugani ha iniziato a lavorare come fotografo nel 1995 e nel 1999 ha fondato il proprio studio Foto Image. Ha collaborato con numerose associazioni e ONG, tra le quali Medici Senza Frontiere e Amnesty International e i suoi lavori sono su riviste e siti web internazionali come TIME LightBox, LFI – Leica Fotografie International, The Guardian, Marie Claire, Playboy e Cubadebate. 

Intervista a Fulvio Bugani

Com’è nata la tua passione per la fotografia?

La mia passione per la fotografia nasce da quando ero ragazzino, in particolare guardando gli album di fotografia dei miei nonni. Era un album che sfogliavo sempre quando andavo a casa dei nonni paterni e queste foto in cui li vedevo giovani con i miei genitori piccoli avevano un fascino particolare che un po’ alla volta mi hanno portato ad avvicinarmi alla fotografia.

Questo tipo di lavori fa della fotografia vernacolare che è studiata da fotografi e curatori che scelgono le foto di qualità di persone comuni che non hanno un autore ben definito. Ci sono grandi lavori su questo tema.

Un’altra ragione importante che mi ha avvicinato alla fotografia è la visione che ho fatto da ragazzo del film I tre giorni del Condor del grande Sidney Pollack in cui si vede una scena in cui il regista dedica diverso tempo alla visione delle fotografie di Faye Dunaway quando è presa in ostaggio da Robert Redford.

Nella visione di quelle foto fatte di sensazioni e di emozioni prima che di eventi mi sono ritrovato molto coinvolto e il giorno dopo ero in giro con una macchinetta a cercare di fare foto di nulla che passassero un po’ le mie sensazioni.

Ci racconti i tuoi primi passi nel mondo del fotogiornalismo?

I primi passi nel fotogiornalismo sono legati alla mia curiosità, al piacere per i viaggi, per la conoscenza di altre culture. Da ragazzino leggevo tantissimo, soprattutto il grande scrittore polacco Ryszard Kapuściński che diceva spesso nei suoi libri ‘conoscere le altre culture per conoscere meglio la propria’. Questa frase mi ha sempre appassionato tantissimo e spinto a esaltare la mia curiosità innata da cui è nata la voglia di raccontare non solo il bello secondo la mia visione ma anche storie giornalistiche.

Nell’aspetto concreto è nata grazie al contatto con Amnesty International che mi ha richiesto lavori dall’Africa dove io ero spesso, in particolare in Kenya, dove mi fermavo nelle baraccopoli di Nairobi (Kibera, Mathare e Korogocho) a raccontare gli insediamenti abitativi precari. Ne venne fuori una bellissima mostra, una delle mie prime mostre internazionali curate da Amnesty International Italia che mi spinse ad avvicinarmi in maniera più attenta e consistente al fotogiornalismo.

World Press Photo
World Press Photo 2022 a Bari

Come scegli i progetti a cui dedicarti?

I progetti li scelgo in base alla curiosità e la passione personale per certi eventi. Se non c’è connessione forte tra quello che voglio raccontare nei miei progetti personali e il reportage non riesco e non posso rimanere coinvolto per tanto tempo in maniera intima e forte come adoro fare. Penso che faccia parte del mio lavoro essere all’interno della comunità che racconto o della famiglia o della persona e quindi non c’è solo bisogno della curiosità umana ma anche della connessione forte con la storia e questo viene da mille ragioni sia personali che di studi che, a volte, di casi.

Adoro le piccole comunità, le minoranze, cerco di dar forza a chi esce dal gregge che non segue l’uniformità della massa. In quei casi mi esalto in maniera personale ed umana e questo si riscontra nei temi principali dei miei racconti fotografici

Mi fa piacere dire della fotografia che è un linguaggio che necessita davvero più studio di quanto non si faccia in Italia ed in giro per il mondo. E’ un linguaggio, un’arte comunicativa poco utilizzata, studiata, considerata, in realtà è la più internazionale e globale di tutte e si porta dietro quella magia del suggerire invece che dichiarare che è veramente l’aspetto cruciale della comunicazione visiva. Se si continua a fare in maniera didascalica per semplicemente non scrivere o non raccontare a voce ma usare un’immagine si perde il suo fascino e la sua potenza superiore

Fulvio Bugani
Il workshop tenuto a Bari da Fulvio Bugani

Che impressione hai avuto durante il tuo viaggio a Bari?

Mi ha veramente sorpreso la passione che ruota attorno al WPP che si sviluppa a Bari. La professionalità di Vito (Cramarossa, Direttore di CIME n.d.r.) e di tutti gli altri la si percepiva già a distanza ma osservandola nel concreto, il movimento che creano non è banale. Alla nostra presentazione c’erano 150/200 persone, non è banale per un fotografo che viene da fuori vedere così tante persone vicine al mondo fotografico interessate, appassionate. Questo è merito delle persone che organizzano il WPP a Bari. Il WPP è un’istituzione fantastica, il fatto che sia nelle nostre città principali tra cui Bari è fondamentale. Per cui bravi e grazie.

A me non resta che ringraziare Fulvio Bugani per la sua disponibilità e invitare a non perdere assolutamente la 65° edizione del World Press Photo a Bari.

Inoltre per chi volesse c’è la possibilità di partecipare ad un workshop tenuto da Fulvio Bugani a Bari il 29 e 30 ottobre 2022. Tutti i dettagli sul sito.

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