‘Tango Libre’: l’amore oltre ogni limite

Sarebbe dovuto uscire il 23 gennaio al cinema ma è stato rimandato al 13 febbraio, Tango Libre, film francese diretto da Frederic Fonteyne. Ecco in anteprima una doppia recensione.

Tango Libre

di Laura Tanziani

Tango libre di Frederic Fonteyne è una deliziosa, ironica e delicata tragicommedia che ha il ritmo e la luce della Milonga e la tristezza malinconica del Tango. La storia ruota attorno alla figura di JC ( ben interpretato da Francois Damiens), un uomo normale che vive una vita anche troppo tranquilla fuori dal suo lavoro di guardia carceraria. L’unica evasione è andare a lezioni di Tango una volta a settimana. Lì, nella sala della scuola di Tango, gli capita di ballare con una nuova arrivata di nome Alice ( interpretata da Anne Paulicevich con seduttiva e risoluta bravura). Alice è giovane, bella e madre di un ragazzo quindicenne. Il giorno successivo alla lezione JC rivede Alice nella sala colloqui della prigione dove è andata a trovare due detenuti, Fernand ( interpretato da Sergi Lopez) e Dominic ( uno splendido Jan Hamenecker), amici di lunga data e complici di crimine. Uno è il marito di Alice e l’altro è il suo amante.

JC, uomo dalla vita ordinata e ordinaria, si ritrova a fare da spettatore alla donna che, al contrario di lui, ha una vita ricca di eventi e soprattutto vissuta secondo i suoi desideri e le sue regole, divisa tra i due uomini e suo figlio. Le regole della prigione impediscono ai secondini di socializzare con le famiglie dei detenuti ma JC infrangerà tutte le regole che sino ad ora hanno governato la sua vita…

Il film è l’ultimo capitolo di una trilogia che il regista ha intrapreso sulle donne e sull’amore e, dopo Una relazione privata e La donna di Gilles, con questa sua ultima fatica ci regala un divertito e disincantato spaccato sull’amore attraverso gli occhi di una guardia carceraria innamorata e il ritratto di una donna libera che accetta le costrizioni della vita allo scopo di meglio superarle. Tutto è ben condito nel ritmo del Tango e del ballo. Magistrali le sequenze di Tango in carcere, dove tutti i detenuti attraverso le figurazioni del Tango Argentino recuperano libertà, dignità e gioia di vivere. Un film che ravviva il tono caratteristico della tragicommedia con l’ironia, l’assurdità, la goffaggine e la bellezza che l’accompagnano.

Una tragicommedia basata su delle sbandate controllate e che scivola continuamente sul paradosso affrontando anche l’eterno conflitto padri-figli, la difficoltà dell’unione familiare e le giravolte dell’amore. Tango libre è un film sugli occhi di un uomo che sta cambiando e sui tanti modi in cui si possono vedere gli accadimenti della vita quando il “vedere” è stimolato dal desiderio. E il Tango aiuta a lenire la lotta tra uomo e donna perché è il momento in cui la donna può lasciarsi andare pur seguendo i passi dell’uomo in un gioco di resistenza e abbandono. Tutti i personaggi del film sono, in un modo o nell’altro, legati al Tango che agisce da contrappunto e da giardino segreto di ognuno. Tango libre si sviluppa come un brano musicale, come una danza continua, coinvolgendo sin dall’inizio lo spettatore. Da vedere.

‘Tango Libre’: l’amore oltre ogni limite

di Vera Santillo

Giochi di sguardi indagatori, curiosi, appassionati, mani nervose, impacciate che vorrebbero toccarsi o schiaffeggiare la guancia dell’altro. Il cinema di Frédéric Fonteyne è fatto di questi dettagli epidermici, di vibrazioni tattili, di anime che si sfiorano, si scontrano e soprattutto si incontrano. Come in Una relazione privata, anche in Tango Libre l’amore viene restituito allo spettatore in termini di approcci fra corpi che si respingono, si avvicinano come nel tango in un gioco di attrazione e repulsione. “Il tango è dolore, furia, tranquillità, delicatezza, ma è soprattutto libertà” e così è l’amore che nel film di Fonteyne non ha limiti, a partire da quelli stabiliti dalla società che impone l’ideale di un amore monogamo o di una famiglia tradizionale.

Tant’è vero che qui Alice è divisa e al contempo trova la propria ragione di compattezza e di esistenza nell’amore per i tre uomini della sua vita: suo marito Fernand finito in galera per una rapina andata male, Dominic migliore amico e compagno di cella di Fernand coinvolto anche lui nella rapina e assassino di un agente di sicurezza e Antonio, il figlio di Fernand e Alice. Quando Alice va a trovarli in carcere passa da una sedia all’altra del parlatorio con disinvoltura consapevole che il suo posto è lì, accanto agli uomini che ama. A rimanere esterrefatto è Jc, una guardia carceraria che ha conosciuto Alice a una lezione di tango di cui sono entrambi appassionati. Gli ingredienti affinché il triangolo Alice, Fernand, Dominic diventi un quadrato comprendendo Jc ci sono tutti e con una regia sofisticata e una sceneggiatura che mischia con sapienza comico e tragico, siamo condotti nel graduale avvicinamento e innamoramento di Jc per Alice e nelle complicazioni che una tale vicinanza comporta.

I confini fra ciò che è dentro e ciò che fuori, fra chi sta da una parte del vetro e chi sta dall’altra – per Fonteyne il limen, la soglia è nella stanza delle visite, non nel carcere – fra chi rispetta le regole e chi le trasgredisce ci aiutano a comprendere Jc e quanto sia distante dalla famiglia allargata e senza regole o semplicemente senza etichettature possibili di Alice. Fonteyne ce lo suggerisce da subito con la scena della guardia mentre è fermo al semaforo nella sua auto: nella campagna estiva, rigogliosa e deserta del Belgio, sulla strada asfaltata, Jc si sporge dall’auto per accertarsi di essere dietro la linea di stop. Lui è uno per cui i limiti sono invalicabili, è una persona che non oltrepassa mai la soglia del lecito, la sua è una vita tranquilla e piatta e la buona interpretazione di François Damiens lo rendono comico e drammatico per la sua staticità. A scuoterla ci penserà prima Alice, un’attraente, disperata Anne Paulicevich, di cui Jc si innamora, poi la gelosia di Fernand un sempre fascinoso e ruvido Sergi Lopez, e la debolezza di Dominic, un tormentato Jan Hammenecker, che tenta il suicidio in carcere.

Ma il tango non irrompe solo nella vita di Jc per sconvolgerla, entra addirittura nel penitenziario dove vengono organizzati dei corsi di tango fra detenuti su proposta di Fernand che vuole riconquistare Alice imparando a ballare. Il tango, nato come ballo fra uomini, ritorna alle sue origini più vere. I movimenti leggiadri e potenti, decisi e soavi di Mariano Chicho Frumboli, fondatore e maggiore esponente del Tango Nuevo che interpreta il maestro detenuto di tango, ci restituiscono il senso di una vita vissuta appieno ignorando le costrizioni del mondo, di una passione che sovverte anche l’immaginario del carcere come luogo di degradazione. È il potere di tutte le passioni autentiche, del tango come dell’amore che fra rocambolesche fughe, imbranati tentativi di approccio, visite che esplodono in rissa, varca la soglia del carcere, oltrepassa le sue barriere di filo spinato e regala a Alice, Fernand, Dominic, Antonio e Jc una nuova possibilità.

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