Miss Violence: Oltre le apparenze

Dopo essere stato presentato al Toronto Film Festival e all’ultimo Festival internazionale del Cinema di Venezia (dove ha vinto il Leone d’Argento come miglior regia e la Coppa Volpi al miglior attore Themis Panou) oltre che in molte altre manifestazioni internazionali, esce in Italia prima che in tutto il resto d’Europa e del mondo il film del giovane regista Alexandros Avranas dal titolo semplice quanto emblematico: Miss Violence. Dal 31 Ottobre al cinema.

Trama di Miss Violence

Durante la sua undicesima festa di compleanno Angeliki si getta dal balcone con il sorriso stampato sul volto. Mentre polizia e servizi sociali indagano sulla faccenda, storcendo il naso nei confronti di un suicidio, all’interno della famiglia il nonno (Themis Panou) cerca di far dimenticare l’accaduto e riprendere con la routine familiare. Ma niente è come appare.

Trailer del film:

Quadretto Familiare

Alla base di questo progetto nato nel 2010 e sceneggiato dallo stesso regista insieme a Kostas Peroulis c’è una costruzione formale che volutamente sottrae la regia, il montaggio e gli stessi dialoghi a favore di un’intensità motivazionale che spinge lo spettatore, a seguito di un fulminante prologo, a seguire con estrema attenzione tutte le inquadrature fisse e i mini piani sequenza di quest’opera che si svela pian piano nel suo percorso a volte sorprendendo, altre volte lasciando di stucco, altre volte ancora angosciando per il contrasto estremo tra una silenziosa macchina da presa che segue da neutrale la routine familiare e la brutale presenza di questo capo famiglia, padre-padrone, che infligge continuamente una violenza fisica e psicologica tra e su i membri stessi.

La società è presente nella costruzione e nella gerarchia della famiglia ed è facile trovare una seconda lettura sulla situazione odierna della Grecia, su queste esagerato numero di porte presenti in questo appartamento che si aprono, si chiudono, si scardinano.

La bravura e la preparazione di tutti gli interpreti, dai nonni (ancora Panou e Reni Pittaki) ai nipoti (Eleni Roussinou e Sissy Toumasi tra le altre), è eccezionale così come la direzione degli stessi da parte del giovane regista greco, qui alla sua seconda prova, che li ha sottoposti ad una convivenza prima delle riprese per abituarli alla naturalezza della quotidianità familiare prima ancora di passare alla complessità che ognuno di quei personaggi mostreranno poi all’interno della storia.

La scelta delle musiche (mai banali e sempre motivate, perfino l’insospettabile “L’italiano” di  Toto Cutugno) e dei lunghi silenzi, la scelta di non eccedere nei dialoghi e nelle spiegazioni ma lasciare allo sguardo dello spettatore, all’immagine filmica stessa la parola affinché lo sguardo possa captare segnali per intendere l’ampio discorso mostrato, il finale sublime e dalle molteplici interpretazioni fanno di questa pellicola una piccola perla che sta riscuotendo il successo che merita in Europa e non solo, prendendo una posizione definita sull’ambito politico, sociale, morale della nostra società (più ampiamente europea), oltre che una posizione cinematografica ben definita che l’allontana subito dai canoni europei, proprio da quell’intelligente prologo di pochi minuti che definisce una strada diversa, più complessa e più fascinosa rispetto alle facili attitudini cui siamo più facilmente abituati vedere sul grande schermo.

Leave a Reply