Arriva in sala L’uomo che vide l’infinito, opera seconda dello sceneggiatore e regista Matthew Brown, presentato in anteprima all’ultima edizione del festival del cinema di Toronto, con due attori di eccezione, un romanzo e il racconto dell’ennesimo uomo dalla mente straordinaria. Nelle sale italiane da oggi 9 Giugno.
L’uomo che vide l’infinito
L’uomo che vide l’infinito
Ramanujan (Dev Patel; Humandroid, The Millionaire) è un genio della matematica completamente autodidatta che, malgrado le ristrettezze economiche, nel 1913 riuscì a partire, lasciando la sua amata, per il Trinity College di Cambridge. La spinta alla sua partenza giunge quando l’eccentrico professor Hardy (Jeremy Irons; La corrispondenza, Batman V Superman: Dawn of Justice) gli invia una lettera. L’uomo lotterà insieme a lui contro i pregiudizi che i suoi colleghi avranno per un indiano che aveva la colpa imperdonabile di essere un genio.
Trailer del film “L’uomo che vide l’infinito”:
Oltre i limiti del visibile
Guardando alla sua vita e al romanzo d’origine da cui questo film è stato adattato era abbastanza intuibile che anche le vicende di Srinivasa Ramanujan sarebbe un giorno state portate sul grande schermo. E in questo Dev Patel è sublime nel riuscire a trasmettere tutta la sofferenza interiore e il conflitto con il suo vero essere che risulta contrastante rispetto ad una struttura sociale legata ad un perbenismo e ad un bigottismo ancora forti, dove l’irrazionale e ogni cosa fuori dall’ordinario e dalle regole non è contemplata.
Affascinante e congeniale la scelta di mettere accanto la raffinatezza interpretativa di Jeremy Irons che crea col giovane attore indiano un perfetto sodalizio che nell’insieme funziona. Ciò che funziona meno è la fotografia patinata, una musica spesso che appesantisce e scava in un copione e delle interpretazioni che già hanno una loro funzione e forte tangibilità nei confronti del legame empatico con lo spettatore.
Dev Patel nel film L’uomo che vide l’infinito
Se regia e sceneggiatura lavorano bene nel raccontare lo snobismo degli accademici e la xenofobia dei colleghi del giovane genio, non funziona altrettanto la patina che frena il film dall’approfondire la psicologia e le “sporcature” a cui queste tematiche volevano indurre, mostrano un fascino visivo molto english, tanto quanto la leggerezza grammaticale con cui tutto scorre dal punto A al punto B. La messa in scena ha una sua funzionalità ed arricchisce nell’insieme, aiutando a mettere in mostra i caratteri (e i caratteristi) che circondano la vita dei due protagonisti sopracitati.
Dev Patel e Jeremy Irons nel film L’uomo che vide l’infinito
In L’uomo che vide l’infinito, Brown riesce a confezionare il film riducendosi a seguire regole e stilemi di precedenti colleghi che hanno raccontato tematiche simili (La teoria del tutto il più recente), forse meno capace nella composizione della grammatica cinematografica rispetto a quella del dialogo (ha anche adattato il libro a sceneggiatura).