Era il 1968 quando George Romero, con solo 10.000 dollari di produzione, regalò al cinema uno dei suoi capolavori di genere chiamato “La notte dei morti viventi”. Negli anni successivi molti cineasti si sono cimentati nel rappresentare la socièta e i suoi punti deboli attraverso la resurrezione della carne e lo scontro per la sopravvivenza civile. Tocca a “La horde”, diretto da Yannick Dahan e Benjamin Rocher, il compito di recuperare un cinema di genere per tentare di riconnettere impegno politico e puro divertissement al cinema.
Il plot è molto semplice: un gruppo di poliziotti fa irruzione, all’interno di una banlieue parigina, in un palazzo disastrato per cercare di vendicare l’assassinio di un loro collega; durante la sparatoria malviventi e poliziotti si rendono conto che un’orda di morti viventi sta devastando Parigi e sta entrando nel palazzo; unire le forze sarà motivo di sopravvivenza ma anche di scontro psicologico tra forze dell’ordine e crimine.
All’interno di una storia di classico stampo horror (intrappolati in un luogo cercando la fuga) e di ambientazioni cupe e desolanti i personaggi sono la vera matrice della pellicola.
Dai malviventi, cui fanno parte due fratelli africani, scampati alla guerra civile nigeriana, uno psicopatico killer che ricorda i personaggi splatter di Tarantino, ai poliziotti, legati dalla vendetta personale e dalla relazione ambigua con la loro collega, unica figura femminile del film, di cui conosciamo pian piano l’ordito.
Il palazzo da cui scappare diventa il dipanarsi della trama, ad ogni piano una rivelazione, ad ogni piano tutte le nefandezze umane riemergono dal passato (memorabile il personaggio del vecchio fascistone ammazzatutti), ad ogni piano, nella discesa agli inferi, i personaggi perdono qualcosa di se, oltre alle membra squarciate. Si discende, fino agli scantinati dove il sacrificio, in una delle scene più belle del film, è forse, l’ultimo gesto estremo.
Ancora una volta è l’umanità ad essere sporca, mentitrice e disillusa, ancora una volta il limite della morte è un gioco a chi è più crudele tra i vivi ed i morti, ed il finale lascia il suo inesorabile dubbio.
“La Horde” pur non portando niente di nuovo al genere zombie risulta però un film dignitoso, con la giusta dose di sottotesto sociale, di azione e spavento, di sangue, di macabra ironia e di deceduta speranza, temi e rappresentazioni che, agli amanti del genere, non possono che portare un pò di aria fresca nel contemporaneo mondo filmico dell’horror.