Il Regno: tra denuncia e azione il thriller di fine estate

Il 5 settembre esce sugli schermi italiani Il Regno, una pellicola di produzione spagnola uscita nel paese di orgine lo scorso anno 2018 e segnalatasi per l’incetta di riconoscimenti al premio Goya, equivalente spagnolo dei Nastri italiani e dei César francesi.

La nuova stagione cinematografica 2019/2020 si preannuncia interessante perché fin da agosto dopo la pausa ferragostana i titoli di pellicole originale e anche attese non sono mancati.

Il regno
Il regno

Il Regno

Il film si presenta come un thriller teso e inquietante che mette addosso adrenalina sin dalle prime sequenze anche se, come tutte le pellicole di stampo europeo, predilige il dialogo all’azione tout court e quindi si basa maggiormente su un effetto suspense più cerebrale che fondato su cosa accade al protagonista.

Personaggio principale, in scena praticamente dall’inizio alla fine della storia, è Manuél Lopez-Vidal, (Antonio de la Torre) un politico amato e rispettato, all’apice della carriera ma anche incastrato in un sistema di corruzione ad alto livello. La scena di apertura lo mostra infatti accanto a un gruppo di altri colleghi di partito nel corso di una cena raffinata mentre ognuno fa cenno a un misterioso libretto che conterrebbe dati preziosi a testimonianza della scarsa rettitudine di ogni partecipante all’incontro.

Manuél cade vittima di un rovesciamento di fato e poco alla volta le sue quotazioni, un tempo alte tanto da darlo in odor di prestigiosi incarichi, scivolano in un lento ed inesorabile precipizio.

Il trailer del film

Il Regno: oggi come ieri

La bravura del regista, il castigliano Rodrigo Sorogoyen, è stata quella di presentare tuttavia la situazione dal punto di vista del protagonista che, pur nell’errore, appare comunque fragile e perseguitato, braccato e angosciato pur avendo comunque cercato di essere rispettoso alle sia pur poco adamantine regole di partito.

Il successo de Il Regno è determinato dall’idea di film di denuncia politica che in Spagna, paese di democrazia ancor giovane ( la monarchia costituzionale risale al 1978, anno in cui fu ufficializzata la nuova costituzione) non è così comune come in altre cinematografie europee e internazionali.

Ambientato circa dieci anni prima dell’effettiva uscita nelle sale, Il Regno affronta il grave problema della corruzione politica e inserisce i primi smartphone Apple come strumento di controllo e di riproduzione di fatti di vita che potrebbero essere anche oggetto di riprovazione.

Fondamentalmente la denuncia verte sulla politica vista come res privata e non publica, connivente con speculazioni di ogni genere da quella economica a quella edilizia e sul clientelismo che supera i confini partitici e di schieramento per far il bene solo dei membri di partito più che del Paese.

Di qui il titolo che se potrebbe far pensare all’identità della Spagna quale monarchia si riferisce invece al sistema che è proprio di ogni partito o quasi della nazione iberica.

Duro e speculare, per certe istanze riporta alla cinematografia di genere italiana che vide Francesco Rosi come uno dei suoi massimi capisaldi, il film è una punta di diamante della nuova stagione destinato a generare dibattiti post visione.

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