Recensioni film: un pò di coraggio al femminile ne I fiori di Kirkuk

Cinemio si ingrandisce sempre di più…i collaboratori non mancano e facciamo difficoltà a seguirli tutti, questo non può che farci piacere ad andare avanti nel nostro progetto!
Questa settimana diamo il benvenuto a Davide, che ha deciso di presentarsi così:
Sono Davide Cinfrignini, ho 19 anni e frequento la facoltà di Lettere e Filosofia presso “La Sapienza” di Roma. L’amore per film, serie tv e per il mondo del giornalismo mi ha portato a scovare uno spazio dove esprimere il mio modo di pensare e di vedere il cinema. Cinemio mi è sembrato il posto ideale dove poter parlare di cinema di qualità e dove potermi confrontare con i lettori. La mia passione per Woody Allen e i suoi film, che mi hanno colpito talmente profondamente da inserirlo come soggetto principale della mia tesina nell’esame di Maturità, probabilmente condizionerà la stesura delle mie recensioni, quindi mi scuso in anticipo se ammorberò i lettori con riferimenti alle sue pellicole, in particolar modo nel momento di scrivere di un film che ho particolarmente apprezzato. Ringrazio inoltre il gentilissimo staff del sito per la cordialità e la gentilezza con cui mi ha accolto e spero di essere solo all’inizio di una collaborazione duratura e piacevole.
Il film con il quale ha deciso di iniziare, I fiori di Kirkuk, è una pellicola che è passata un pò in sordina nel panorama dei multisala italiani, vediamo un pò cosa ci dice Davide:

La storia:

locandina ufficiale del film

locandina ufficiale del film

Golakani Kirkuk è il titolo originale della prima pellicola girata in Iraq dall’inizio del conflitto iniziato nel lontano 2003 con l’invasione del suolo islamico da parte di una coalizione internazionale con a capo gli Stati Uniti. Protagonista del film è la coraggiosa eroina irachena Najla,una studentessa di Medicina a Roma, tornata in Iraq alla ricerca del suo compagno curdo Sherko, rientrato in patria per motivi che le saranno in un primo momento ignoti e che poi si riveleranno in tutta la loro tragicità.

Najla è un eroina tradizionale, pronta a correre incontro alla morte per amore, che affronta a testa alta i pregiudizi della misogina e razzista civiltà irachena.

Il film dell’iraniano Faribor Kamkari è un atto d’accusa duro e intransigente al regime del terrore perpetuato in Iraq da Saddam Hussein e dai suoi seguaci negli anni 80′ e 90′ del ventesimo secolo.

Al centro della vicenda c’è una storia d’amore impossibile tra un uomo e una donna in fuga dalle atrocità del loro paese natale, che pur avendo trovato il loro nido d’amore in Italia si ritrovano ad affrontare da protagonisti i terribili avvenimenti in patria, a causa di un destino che si configura come beffardo e ostile e che prende forma umana attraverso la sofferente figura di Mokhtar, giovane generale dell’esercito iracheno disposto a tutto pur di sposare Najla e far giustiziare Sherko.

La critica positiva:

il regista del film Fariborz Kamkari

il regista del film Fariborz Kamkari

Il difetto principale del film è l’incapacità di drammatizzare fino in fondo le vicende personali dei protagonisti, limitandosi a delineare una visione asettica della loro vita privata.

Il suo maggior pregio è invece quello di mettere in evidenza, attraverso la documentazione cinematografica, una vicenda che è ancora fin troppo sconosciuta al grande pubblico, come quella della brutale e ingiustificata repressione etnica nei confronti dei Curdi causata dall’esercito iracheno nel terribile biennio 1987-88. Kamkari da vita ad un romanzo popolare che può saper commuvere al momento ma fatica a rimanere impresso nel tempo.

L’Iraq a noi contemporaneo è ancora una nazione colpita dalla guerra e dalla miseria ma che comincia a dare dei connotati chiari al suo passato più recente e il film in questione ha il merito indubbio di mantere viva una memoria storica, che in paesi impegnati in conflitti di guerra dagli esiti ancora imprevedibili, fatica a rimanere viva.

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