Giù le mani dalle nostre figlie, un teen-movie dove si ride degli adulti

Nei cinema italiani il 17 maggio, Giù le mani dalle nostre figlie, diretto da Kay Cannon è una divertente commedia genere “teen movie” – col classico momento del ballo di fine anno delle superiori – ma in cui a far ridere sono gli adulti più che i ragazzi (nella fattispecie, le figlie).

I reali protagonisti, infatti, sono tre genitori – interpretati da John Cena, Leslie Mann e Ike Barinholtz – che pedinano di nascosto durante tutta la notte le loro tre figlie (interpretate da Geraldine Viswanathan, Kathryn Newton e Gideon Adlon).

Giù le mani dalle nostre figlie

Giù le mani dalle nostre figlie – locandina

Giù le mani dalle nostre figlie

Mitchell (John Cena), Lisa (Leslie Mann) e Hunter (Ike Barinholtz) si conoscono dal primo giorno di scuola delle rispettive figlie, Kayla (Geraldine Viswanathan), Julie (Kathryn Newton) e Sam (Gideon Adlon), che crescono come tre migliori amiche inseparabili.

Giunte – con una veloce carrellata di momenti clou – al momento dell’atteso ballo di fine scuola superiore, decidono di fare un patto e di perdere tutte e tre la verginità la notte del fatidico ballo, giusto per non evidenziarne l’aspetto “rito di passaggio”.

Ma “sbadatamente” lasciano collegato il computer alla loro chat Whatsapp, rendendo ai loro genitori il compito di ficcare il naso nei loro affari ancora più semplice di quando, pre-2.0, erano costretti a forzare serrature di diari segreti o quantomeno a trovarli nascosti nei meandri della cameretta. In questo caso, i tre genitori in questione, col tempo diventati amici – anche se meno affiatati da quando uno di loro, Hunter, si era separato dalla moglie e allontanato dalla vita della figlia – si ritrovano ad assistere quasi in diretta ad uno scambio di emoticon tra le tre ragazze. Dopo aver con qualche difficoltà decifrato il codice (in un momento esilarante del film), decidono di dover intervenire ed evitare che il “peggio” avvenga, cioè che le tre vadano “a fondo” nel mettere in pratica l’accordo pattuito-

Ognuno dei tre genitori ha le sue motivazioni per voler “bloccare” (Blockers, nel titolo originale) gli istinti naturali delle loro ex-bimbe: Lisa, per paura che Julie commetta i suoi stessi errori, e si ritrovi ad essere una mamma single; Hunter, per paura che sua figlia Sam, che lui sospetta sia omosessuale, si forzi ad avere un rapporto con un ragazzo solo per conformarsi a ciò che gli altri si aspettano da lei (o lei crede si aspettino); Mitchell, perché non in grado di accettare che ormai la sua bambina è cresciuta.

L‘inseguimento durante la notte è più che rocambolesco e spesso – se non sempre – piuttosto divertente. A fine serata coloro che davvero saranno cresciuti non sono le figlie teenager, come di norma avviene in questo genere di film, ma i loro più o meno rinsaviti genitori.

Un film leggero e brioso, con tocchi di originalità

Proprio l’inversione di focus rende Giù le mani dalle nostre figlie un teen-movie originale, che in qualche modo ribalta l’assunto consueto per cui si tratti di un rito di passaggio all’età adulta dei ragazzi. Forse come esponenti di una generazione di genitori che non crescono mai, Lisa, Hunter e Mitchell appaiono molto più “bisognosi” di maturare delle loro sagge e determinate figlie, e durante la maggior parte del film si mettono in situazioni decisamente più spericolate ed irresponsabili di quelle da cui teoricamente stanno cercando di proteggere le loro bambine.

Giù le mani dalle nostre figlie - figlie

Giù le mani dalle nostre figlie – le figlie e i loro partner

Sono loro, infatti, e non le ragazze, ad avere un incidente d’auto: la macchina si pianta inverosimilmente in verticale nel terreno e loro cercano di riportarla in posizione orizzontale piegandosi tutti e tre all’unisono all’indietro, come hanno visto fare in Fast & Furious. Arrivando alla sola conclusione possibile, che Fast & Furious non sia quel film realistico che pensavano.

Sono sempre loro a doversi “piegare” (letteralmente) a pratiche francamente aberranti e non descrivibili, come di norma avviene ai teenager in questo genere di film, in particolare quando si ha a che fare con riti di iniziazione, confraternite o similari (per avere maggiori dettagli sulla pratica in questione, sappiate che la subisce John Cena – a cui in Giù le mani dalle nostre figlie non è risparmiato quasi niente – e che è incredibilmente davvero attuata da alcuni folli, digitare Tennessee Chugger per conferma).

Giù le mani - Tennessee Chugger

Giù le mani dalle nostre figlie – pratiche “malsane”

Continuano ad essere loro quelli che, alla fine della fiera (ma non della pellicola), si ritrovano coinvolti nelle situazioni più scabrose, dal voyerismo all’inserirsi in un incontro al buio di un’altra coppia di genitori, in cerca di piccanti variazioni sul tema nel mentre che il pargolo è a godersi il suo ballo di fine anno.

Alcune delle numerose gag sono un po’ scontate, altre sono decisamente divertenti (una su tutte, il modo in cui Lisa riesce ad uscire fuori dalla camera d’albergo dove la figlia Julie si accinge a passare al concreto col fidanzato). Anche vedere quell’omaccione di John Cena (ex-wrestler, per chi non lo sapesse e non l’avesse sospettato vedendolo) sciogliersi in lacrime ogni volta che la sua piccola si allontana merita.

Giù l emani dalle nostre figlie - parents

Giù le mani dalle nostre figlie – i tre genitori

Riuscito anche il momento in cui la moglie – moderna e femminista – di John Cena (sempre lui!) fa un’arringa ai tre, ed in particolare a Lisa, rimproverandoli del fatto che se invece di tre figlie femmine si fosse trattato di tre maschi al posto di tentare di bloccarli starebbero probabilmente festeggiando il “gran momento” in cui finalmente i loro bambini erano diventati “veri uomini”.

Bilancio finale di Giù le mani dalle nostre figlie

Film abbastanza fresco, pur se con tematiche spesso scontate. Non si è sicuramente di fronte ad un capolavoro, ma riesce a dare un twist al genere teen fornendo numerosi momenti di sano divertimento. Che non è mai un male. Quel leggero con brio che non guasta.

One Response

  1. monica corti

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