Difret in Amarico (la lingua ufficiale Etiope) significa “osare” ma può anche essere riferito all’uso della violenza nello stupro. Esce questa settimana Difret-Il coraggio per cambiare, il film di Zeresenay Berhane Mehari che ha commosso Angelina Jolie.
Difret – Il coraggio per cambiare
di Matteo Martinelli @Percorsi Up Arte
In un villaggio a tre ore dalla capitale Addis Abeba, Hirut Assefa, una ragazzina di soli quattordici anni, è vittima di uno stupro, ma “osa” ribellarsi al suo aggressore e nel tentativo di fuggire lo ammazza. Il rapimento organizzato ai danni della ragazzina è una Telefa: un rapimento a scopo di matrimonio, una delle più antiche e radicate tradizioni Etiopi.
Per le regole del suo villaggio Hirut è punibile con la morte. Intanto ad Addis Abeba, una giovane donna avvocato, Maeza Ashenafi, si batte con tenacia per difendere i diritti delle donne tramite l’attività di Andenet, una associazione di donne avvocato che offre assistenza gratuita legale a chi non può permetterselo. Obiettivo di Maeza è far rispettare la legge ufficiale del Paese, rendendo inefficaci le decisionni prese dai consigli tradizionali popolari.
Venendo a conoscenza del caso di Hirut, Maeza cerca in tutti i modi di farsi affidare il caso e dimostrare che la ragazzina ha agito per legittima difesa. Per riuscirci è disposta anche a sacrificare tutti i risultati ottenuti fino a quel momento dalla sua Associazione. Ciò che succederà cambierà la società civile Etiope per sempre.
Difret-Il coraggio per cambiare racconta una storia vera, un episodio doloroso che, come tante altre storie del genere, porta ad un progresso nell’acquisizione dei diritti civili. Uno scontro tra vecchio e nuovo che come al solito non è mai semplice.
Difret – Il trailer
Una storia vera di una realtà poco conosciuta
Il regista non è alla sua opera prima, ma di certo è la sua prima opera che balza all’attenzione mediatica vincendo il premio del pubblico in alcuni tra i Festival di cinema più importanti al mondo come il Sundance e la 64° Berlinale. Di certo le vicissitudini produttive hanno avuto un peso nel successo di questo film, il quale dopo una lunga gestazione di quasi 8 anni dalla stesura del primo script trova i fondi necessari.
La volontà del regista di girare il film in lingua etiope è stato un grande scoglio per gli investitori, ma poi attraverso varie campagne di crowdfunding e sopratutto l’interessamento della star hollywoodiana Angelina Jolie, che subentrata nel film in fase di post-produzione, il film viene realizzato e facilitato nella distribuzione.
La forza del lungometraggio è nel soggetto che ha tutte le caratteristiche per essere apprezzato dal grande pubblico: una storia vera di un Davide che sconfigge Golia, l’idea rassicurante di un progresso della società che passa attraverso l’acquisizione di diritti civili secondo un tipico modo di ragionare di stampo occidentale.
Anche la realizzazione del film però è totalmente permeata da stilemi narrativi occidentali, edulcorando di molto la materia trattata: la sceneggiatura sorvola sui nodi cruciali etici dei temi trattati, dialoghi piuttosto banali che non permettono di entrare nella psiche dei personaggi che restano tutti piuttosto bidimensionali.
La scelta di utilizzare il formato 35 mm, probabilmente per valorizzare la fotografia sopratutto degli spettacolari paesaggi, finisce per dare una dimensione irreale alla narrazione, dato che oramai il pubblico, abituato al digitale, percepisce quel tipo di grana delle immagini come finzione cinematografica.
Tale scelta finisce anche per neutralizzare la forza espressiva delle inquadrature realizzate con steadycam e camera a spalla per dare l’effetto “mosso” del documentario, contrapposto agli interni “borghesi” girate invece seguendo le più classiche regole di simmetria del cinema tradizionale. Lo spettatore italiano è ulteriormente penalizzato da un doppiaggio piatto, che assolutamente non valorizza l’espressività degli attori.
Una menzione particolare va fatta per la giovanissima protagonista, appena tredicenne, Tizita Hagere, nel ruolo di Hirut Assefa. L’attrice viene scoperta durante un workshop di recitazione di un corso di doposcuola, e nella sua prima esperienza cinematrografica riesce a rendere credibile, il suo difficile personaggio, anche quando il contesto pare essere inverosimile.
In linea generale Difret-Il coraggio per cambiare è un film godibile, che ha il pregio di far conoscere al grande pubblico una realtà come quella della società Etiope che altrimenti non avrebbe modo di scoprire, ma rimane la sensazione di una occasione sprecata, quella di raccontare in maniera vitale, cruda e realistica una vicenda e un popolo estremamente affascinanti.