Alla scoperta del cinema olandese

In questi giorni sono in vacanza nei Paesi Bassi, sperando di non venire travolto da qualche inondazione (il periodo scelto non è stato tra i migliori, ammettiamolo). Con il clima mi era andata decisamente meglio in Puglia, e forse anche con il cinema: mentre infatti il “Trullishire” è da anni una terra assai produttiva, scopro che il paese dei tulipani non ha dato finora granché all’arte della celluloide. Però…

… ci si potrebbe tornare a febbraio, quando ha luogo il Festival Internazionale di Rotterdam (a febbraio? Sì, a febbraio).

Per quanto riguarda invece i registi olandesi, ammetto che non me l’ero mai chiesto, ma: ce ne sono? Mica tanti, a giudicare da ciò che ho trovato finora. Gli unici che mi vengono in mente sono due disgraziati come Paul Verhoeven e Jan de Bont. Il primo ce lo ricordiamo, purtroppo, per averci regalato film come “Basic Instinct” e “Showgirls”; il secondo invece, per chi non lo sapesse (cioè più o meno tutti) è il regista di  “Speed” e “Twister”.

Ecco, non per essere snob, ma l’idea che il maggior contributo dato dall’Olanda alla storia del cinema sia un accavallamento di cosce smutandate mi lascia un tantino perplesso. A meno che non ci siano degli altri cineasti che al momento mi sfuggono: nel caso, sentitevi liberi di colmare la mia ignoranza nei commenti.

Gli unici nomi interessanti, alla fine, credo siano Theo Van Gogh e Anton Corbijn. Il primo è diventato famoso (purtroppo) con la sua morte: fu infatti ammazzato il 2 novembre 2004 da un fanatico islamista, offeso dalle sue opere provocatorie ed in particolare per il documentario “Submission”.

Corbijn invece non è uno di quei “registi che fanno film”, bensì un videoclipparo. Però è uno dei più celebri: ha diretto in particolare gli U2, i REM, i Depeche Mode, Nick Cave, i Rolling Stones, insomma quelli che riempiono gli stadi.

Ma guardiamo un po’ agli attori. In questo campo c’è Rutger Hauer. Insomma, quel bel faccione che compare in qualche migliaio di film fra cui Blade Runner: ancora me lo sogno la notte, io, il suo faccione in Blade Runner. Certo, non è che sia uno di quelli da cui ti puoi aspettare una grande versatilità espressiva; ma l’unica espressione di cui è capace, beh, è ineguagliabile.

rutger-hauer

Nel complesso, non ho molto da aggiungere sul cinema dei vicecampioni del mondo. Se non fosse per Theo Van Gogh e Corbijn, direi che siamo esattamente agli antipodi dei miei gusti…

One Response

  1. antonella molinaro

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