Ti ho cercata in tutti i necrologi: Il girone dell’Inferno secondo Giannini

Esce oggi in cinquanta copie in tutta Italia il nuovo film (il secondo) diretto dal grande attore Giancarlo Giannini che decide per argomenti filosofeggianti, intuitivi e anti-narrativi di tornare al cinema nel triplo ruolo di regista, interprete principale e co-produttore: arriva in sala Ti ho cercata su tutti i necrologi.

Trama

Nikita (Giancarlo Giannini; Casino Royale, Bastardi) è un uomo fuggito dall’Italia per via di un incidente d’auto che ha provocato la morte di un giovane calciatore e rifugiatosi in Canada, dove ha iniziato a lavorare presso un’agenzia di onoranze funebri.

Il suo incontro con un cliente e con la giovane e misteriosa Helena (Silvia De Santis; Imago Mortis, Milano-Palermo: il ritorno) lo condurranno in un girone dell’inferno dal quale sarà difficile riuscire a fuggire.

Trailer del film:

Il coniglio e la rosa

Questo poteva essere uno dei tanti titoli possibili per questa seconda regia di uno degli attori italiani contemporanei più conosciuto e apprezzato al mondo. Decide invece, insieme alla produzione, di intitolare il suo film nel modo più improbabile. Un titolo invitante, misterioso, dove è già presente un’essenza macabra che si ritrova poi nel protagonista ma che non farebbe per nulla pensare al tipo di prodotto che poi lo spettatore si ritroverà a guardare in sala.

Già, perché il Giannini regista decide di non raccontare una storia di per sé ma di utilizzare un mero e futile incipit da dark movie di quart’ordine per “raccontare” la psicologia di un personaggio, l’emblematico Nikita, il suo rapporto con le vicende che si susseguiranno e che lo porteranno sempre più in situazioni più grandi di lui ed a un destino forse prevedibile ma tutto da gustare in corso d’opera. Accanto a lui la giovane, bella e talentuosa Silvia De Santis che, più conosciuta nella fiction Mediaset che al cinema, qui espande i suoi confini con un personaggio minore rispetto al protagonista ma che fa da contrappunto al Nikita per completarlo e per fargli porre tutte quelle domande e quei dubbi che altrimenti non lo avrebbero portato ad una risoluzione di sé stesso.

È un film ricco di richiami cinematografici più o meno espliciti che vanno dall’apparizione del Peter Lorre eccezionale in M – Il mostro di Dusseldorf, ad una certa fotografia di Bertolucci che lega il colore dell’immagine all’io del personaggio sino ad un’anti-narrativa tipica dei film di David Lynch.

Preda e predatore

Il problema, però, è che se i nominati registi riuscivano, forse per la maggiore esperienza nel campo, a creare un prodotto profondo nello spirito e nella convinzione, con una struttura di sceneggiatura omologata ed equilibrata dalla prima all’ultima inquadratura, del lavoro (seppur convincente) che fa Giannini non si può dire lo stesso perché il personaggio di Nikita ha delle motivazioni abbastanza futili e poco convincenti che lo spingono ad entrare nel girone infernale, dove si scatena il maggior estro anarchico/creativo di Giannini ma che nel suo insieme perde di credibilità.

Il doppiaggio non è certo dei migliori, per quanto Giannini anche in questo campo eccelle e per quanto non si spiega come mai il film sia stato girato interamente in inglese quando ad oggi esiste solo una distribuzione (e pure minima) italiana.

Insomma, gli intenti anarchici e sovvertivi della narrativa e del commercio di Giancarlo Giannini sono stati di certo notati e apprezzati appieno. Insieme ai lati positivi, però, sono stati notate anche le tante piccole pecche, dal doppiaggio a certi dialoghi, che di certo non lo rendono un film completo nel complesso. Di certo non sarà un film facilmente piazzabile per un pubblico medio, ancor più per i gusti degli Italiani che, si spera, proveranno quantomeno ad immergersi in questo mondo creato da un attore cui vanno dati solo meriti e, in questo caso, anche un po’ di fiducia.

La seconda opera registica di Giannini… sarà un successo?

di Chiara Ricci

La trama

Nikita (Giancarlo Giannini) dopo aver causato un grave incidente a un calciatore con il suo taxi si trasferisce in Canada dove riorganizza la sua vita e viene assunto come autista presso un’agenzia di pompe funebri.

Ma il suo ritrovato equilibrio, però, viene a mancare dopo l’incontro con la bella e seducente Helena (Silvia De Santis) e Braque (F. Murray Abraham).

Quest’ultimo infatti lo coinvolge in uno strano e perverso gioco: una letterale caccia al topo, dove il topo da cacciare è proprio Nikita e nelle più strane location (un cantiere, un lago, un bosco notturno e nebbioso..). Tutto ha inizio a causa di un debito da estinguere causato da una partita a poker. Per salvarsi a Nikita viene offerta una caccia all’uomo: a lui verranno concessi cinque minuti per nascondersi cui seguirà una caccia senza esclusione di colpi della durata di venti minuti. Se al termine di questa battuta di caccia Nikita resterà vivo il suo debito verrà considerato estinto. Così, Nikita entra in una sorta di circolo vizioso dove a farla da padrone è la volontà di essere cacciato e di mettere in perenne pericolo la propria vita.

Ma sarà l’incontro con Helena a mettere ancor più disordine nella vita di Nikita che si ritrova in lotta con due sentimenti contrastanti dove non mancano importanti decisioni da prendere e colpi di scena.

Il film

Ti ho cercata in tutti i necrologi, che uscirà nelle nostre sale il prossimo 30 maggio, è la seconda opera di cui Giancarlo Giannini  firma sia la regia che la sceneggiatura.. la sua prima opera risale al 1987 e si tratta di Ternosecco.

Ma c’è da chiedersi se questo sia davvero una buona opera. Ci dispiace per il grande talento di Giannini – soprattutto come doppiatore – ma questo suo secondo film proprio non riesce a convincere. Tanti sono i vuoti del film e talmente assurde le situazioni che, sebbene il cinema ammetta la Finzione, proprio non hanno senso rimanendo assolutamente incredibili, non solo inverosimili. E a tutto questo non viene in aiuto la sceneggiatura: non coinvolge e non ci aiuta a comprendere al meglio la psicologia e l’indole dei protagonisti. Sullo schermo vediamo: un uomo di mezza età che si innamora di una ragazza più giovane – bella e dannata – che l’ama a tal punto da voler essere ucciso solo da lei e un giocatore di poker alto – borghese che dall’alto del suo scranno, pur sembrando indifferente e accomodate – dirige l’intero gioco.

Insomma: una storia senza non troppi colpi di scena..e quelli che ci sono..risultano niente affatto convincenti.

La morale della storia? Il pesce grande mangia sempre il pesce piccolo. .proprio come dimostra la scena finale con due piccole e saltellanti lepri guardate a vista e inseguite da un lupacchiotto niente affatto disinteressato.

Le recitazioni di Giannini e della De Santis non rivelano nulla di nuovo: sono stereotipate ai loro personaggi e, sebbene potessero dare molto di più, i due protagonisti sembrano essersi quasi “accontentati”. Però, è un piacere ritrovare, in alcune scene e in alcune inquadrature, il volto – solo più maturo – del bellissimo e bravissimo “Mimì metallurgico ferito nell’onore” e di “Pasqualino Settebellezze” di Wertmülleriana memoria. Al contrario, perfettamente dosata e calibrata è la prova di attore che ci dà F. Murray Abraham: impeccabile come sempre nei suoi ruoli (come dimenticare il suo Salieri in “Amadeus”di Milos Forman?). È sempre un piacere osservarlo recitare.

Ci dispiace davvero per Giannini ma rimane la certezza – per il talento che l’Artista ha – che il suo prossimo lavoro sarà certamente migliore!

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