Il cortometraggio di oggi, Totore, presentato in concorso all’ultimo BIF&ST, viene definito dal suo regista, Stefano Russo, un film politico. Leggi la nostra chiacchierata per scoprire tutti i dettagli.
Stefano Russo, nato a Napoli nel 1970, è regista e sceneggiatore. Ha collaborato con il regista Paolo Sorrentino che ha anche firmato la fotografia di un suo cortometraggio, Sventramento. Sceneggiatore dal 1998 per Rai e Mediaset, vince il concorso Pescaracortoscript con la sceneggiatura Sei quello che mangi che, trasformata in cortometraggio, ha vinto numerosi premi in Italia e all’estero. Nel 2007 ha vinto l’Endas International Screenwriter Competition con la sceneggiatura per lungometraggio Il viaggio di Rosa. Ha girato numerosi cortometraggi di cui Totore è l’ultimo.
Totore
I pescatori di un paese dei Campi Flegrei sono in crisi per il poco pescato ma l’amministrazione comunale è intenta soltanto a promuovere la propria immagine. In questo contesto si svolge la vicenda di Gaetano e suo fratello Totore, ritardato mentale, che si scontrano per una rappresentazione, organizzata dal comune, che vorrebbe coinvolgere i pescatori stessi.
Grazie ad una fotografia intensa e ricca di immagini oniriche, Stefano Russo fa di Totore un’accusa a quella classe politica che invece di difendere i più sfortunati li sfrutta per i propri interessi. Il ritardo mentale del protagonista diventa infatti uno strumento per suscitare nello spettatore rabbia e impotenza e non, come spesso accade, compassione.
Bravissimi tutti gli attori, in particolare Fabio De Caro che interpreta in modo esemplare Totore, e Pio Stellaccio, suo fratello, che cerca di difenderlo dal cinico mondo esterno per poi scontrarsi con il tragico epilogo finale.
Le domande al regista
Ciao Stefano e benvenuto su cinemio. Di ‘Totore’ sei regista e sceneggiatore. Come sei arrivato all’idea del corto?
L’idea originale di Totore è opera di Antonio Moreno. Una prima versione della sceneggiatura fu inviata da Moreno nel 2008 al concorso PescaraCortoscript, per il quale io seleziono gli script da ammettere alla valutazione dei giurati. Fui immediatamente colpito dall’originalità del racconto e soprattutto dal tema trattato, per cui contattai l’autore e con lui riscrivemmo diverse versioni fino a quella che poi ho trasposto in immagini.
Il corto tratta, tra gli altri, il delicato tema del ritardo mentale. Come hai collaborato con i protagonisti per costruire i loro personaggi, in particolare con Fabio De Caro, interprete di Totore?
Il lavoro sul personaggio di Totore è stato lungo e non senza difficoltà perché volevamo evitare a tutti i costi il patetismo, o all’opposto il ridicolo. È stato fondamentale il lavoro di sottrazione effettuato con Fabio De Caro. A partire da un limitatissimo uso del dialogo abbiamo scavato in profondità alla ricerca dell’essenza del personaggio, evitando segni forti che caratterizzassero il suo ritardo mentale, ma aspirando a restituire una visione del mondo simile a quella di un bambino, curiosa e pronta ad emozionarsi.
Nelle note hai scritto che Totore è un film politico, argomento che in Italia è tabù. Pensi che il cortometraggio sia un utile strumento di denuncia sociale nonostante le difficoltà di distribuzione?
È proprio così, la politica in Italia è stata raccontata raramente, a differenza degli Stati Uniti dove non si contano i film che narrano le vicende di uomini politici reali o di finzione. Personalmente non so dove individuare le cause di tale scelta, se non nell’autocensura da parte della maggioranza degli sceneggiatori e dei registi italiani. A mio parere la politica – vista come arte del governare, disputa per il potere, rapporto con i media – contiene un alto grado di spettacolarità dal punto di vista narrativo, come ultimamente ha dimostrato il film “Il Divo” di Paolo Sorrentino.
Tra l’altro tu sei napoletano e Totore è uno spaccato di vita della tua terra. Quanto di te e delle tue origini c’è in questo corto?
La storia è stata immaginata, sin dagli inizi, a Pozzuoli in provincia di Napoli, e precisamente all’interno del piccolo porto dei pescatori. E la scelta non è stata casuale, in quanto la location possiede una forza suggestiva di alto impatto, sia per la vicinanza con la maestosità dell’antica rocca del Rione Terra, sia per l’effetto straniante provocato dall’inusuale altezza alla quale il bradisismo ha innalzato il molo rispetto alla superficie del mare.
Il corto è stato presentato in anteprima al BIF&ST. Come ti è sembrata la reazione del pubblico? ed in generale quali sono stati i riscontri che hai ottenuto alle proiezioni del corto?
Le reazioni del pubblico sono state contrastanti. Mentre ho ricevuto molti complimenti per l’interpretazione degli attori e per gli aspetti tecnici del corto, alcuni spettatori sono rimasti spiazzati dal cinismo della storia e dal distacco con cui è stato trattato il problema del ritardo mentale. Del resto comprendo tali dubbi perché il mio tentativo quando racconto una storia è evitare in ogni modo le scelte banali e in qualsiasi modo consolatorie.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Dopo numerosi cortometraggi c’è un lungometraggio nel cassetto?
Il mio progetto più imminente e a cui tengo molto è il primo corso di sceneggiatura che mi vede come docente presso la 19.11 Produzioni di Caserta.
E allora noi facciamo un in bocca al lupo a Stefano Russo per questa nuova avventura e lo salutiamo augurandoci di averlo presto ancora nostro ospite.
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