Luigi Lo Cascio al suo debutto come regista: “La città ideale”

Locandina del film

Un film dalle tinte kafkiane e giallo – noir.. ma Lo Cascio riuscirà a convincere il pubblico?

La trama

Michele Grassadonia (Luigi Lo Cascio) è un architetto e convinto ecologista nato a Palermo ma trapiantato a Siena: “la città ideale”. Le sue convinzioni sono talmente radicate da rendere complicati il suo rapporto con i colleghi d’ufficio che si nascondono in bagno per fumare e tali da fargli attuare un esperimento: riuscire a vivere un anno intero senza corrente elettrica e senza acqua..utilizzando solo quella piovana.

Lotta per l’ecologia organizzando incontri, riunioni..vuole far capire alla gente quanto si possa vivere bene con il minimo impatto ambientale. E’ un uomo che sembra avere e vivere in un mondo tutto suo fondato sulla profonda utopia di un mondo perfetto e sano.

Luigi Lo Cascio in una scena del film

Ma tutto all’improvviso sembra precipitare quando, dopo otto anni, si rimette per la prima alla guida di un’auto (rigorosamente ecologica) per andare a prendere a casa una sua collega. Durante il tragitto, infatti, Michele è vittima di stradi incidenti e misteriose e oscure presenze..apparentemente inspiegabili. Soprattutto, trova sul ciglio della strada il corpo di un uomo..uno dei più in vista di Siena..e da angelo salvatore diviene assassino.

Inizia la sua lotta per la giustizia e per dimostrare la sua assoluta innocenza ed estraneità al fatto..ma riuscirà il nostro eroe nel suo intento? E, soprattutto, aver fatto del bene..ne è valsa davvero la pena viste le tremende accuse che le vengono rivolte? E, ancora… questa città ideale esiste veramente o è solo il sogno e l’ambizione di un uomo che ama il prossimo e che spera sempre il meglio?!

Il trailer

 Il film

La città ideale” , che uscirà nelle sale italiane il prossimo 11 aprile, segna il debutto alla regia del bravissimo attore Luigi Lo Cascio. Il film è stato l’unico a rappresentare l’Italia nella 69° edizione del Festival del Cinema di Venezia nella sezione “Settimana della critica”.

Una scena del film

 Indubbiamente si denota e si sente l’inesperienza registica – nel senso più positivo del termine – e lo spirito, la volontà e lo sforzo di Lo Cascio nel voler confezionare un film di alta qualità e che abbia un suo ben preciso segno di riconoscimento.

Questo lo si denota nella stessa trama e nella stessa sceneggiatura di cui Lo Cascio è autore e creatore. Si sente quanto lui abbia cercato di seguire e di curare la sua prima creatura in ogni suo aspetto..dall’idea alla regia vera e propria. Ma, forse, tutto questo non è stato sufficiente. Infatti, il film subisce ed ha alcuni vuoti, non chiarisce alcuni aspetti..mentre bellissimo e molto interessante è lo sguardo di Lo Cascio/ Michele Grassadonia: tra il kafkiano e l’onirico, il surrealista. Questo è il punto forte del film ma non basta a reggerlo completamente. Certo è che come inizio è senza dubbio ottimo: ci sono aspetti, immagini, idee da sistemare ma il materiale su cui lavorare è assolutamente di ottima fattura e qualità.

Roberto Herlitzka in una scena del film

 Altro aspetto che rende il film decisamente particolare è la breve partecipazione di Roberto Herlitzka e della massiccia presenza della famiglia Lo Cascio: sul set e in scena sono presenti moltissimi degli affetti del regista..e questo contribuisce senz’altro a rendere questo film non provinciale né famigliare ma profondamente intimista e con uno sguardo che va molto al di là del proprio naso.

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