Speciale Sudestival 2013: ‘Quell’estate’ di Guendalina Zampagni

Continuiamo la carrellata sui film in concorso al Sudestival 2013 con Quell’estate di Guendalina Zampagni, proiettato al festival lo scorso 1 marzo. Nell’articolo, la recensione del film e l’intervista alla regista.

Photo credits: Sudestival 2013

Quell’estate

di Giovanni Schena

Una vacanza estiva tra il divenire dell’amore, con gioie e dolori, studio e amicizie. Una commedia leggera, briosa e ben articolata proprio come lo spirito della regista Guendalina Zampagni, presente in sala nella sua prima visione in Puglia.

Le vacanze estive e gli amici con cui si condividono restano sempre un punto importante del percorso di ognuno di noi. Così è nato un film, ambientato nella campagna toscana, dove si sviluppano le avventure amorose di tutte le fasi dell’età: dalle esperienze adolescenziali di tre coppie di ragazzi, ognuno con le proprie particolarità emotive, agli intrecci giovanili più complessi e impetuosi, fino ai tradimenti matrimoniali e la possibilità di continuare ad amare in età più matura. Ad alternarsi vicende tristi e luttuose che hanno attratto proprio per la loro fluidità nell’economia delle vicende.

Una storia che, se pur ambientata all’inizio degli anni ’80, ha entusiasmato il pubblico giovanile del Sudestival, interessato dal tema molto vicino dal punto di vista emotivo.

Le domande alla regista

Ciao Guendalina, benvenuta su cinemio. Parliamo di ‘Quell’estate’. Dopo tanta ‘gavetta’ da aiuto regista finalmente la tua opera prima. Com’è stata quest’esperienza?

È stata un’esperienza veramente bella, perché desiderata e attesa da tanto tempo! Questo non vuol dire che sia stata facile, posso sintetizzare così: una lotta continua. Non solo riuscire a girare il film con pochi soldi, in poco tempo e con una produzione assolutamente non solida, per essere gentile, ma anche riuscire a montarlo e soprattutto a portarlo in sala: una sfida a tutt’oggi non esattamente compiuta!

La regista Guendalina Zampagni

C’è un momento che ricordi con piacere ed uno che magari vorresti dimenticare?

Ricordo con piacere il lavoro con gli attori, sia con i professionisti che con i ragazzi alla loro prima esperienza. Quando facevo le prove con loro per me erano momenti veramente speciali, di divertimento assoluto, di amore per il nostro lavoro. Invece non c’è nessun momento che voglio dimenticare, quelli difficili li voglio ricordare tutti per essere più preparata la prossima volta, ma preferisco tenerli per me!

Invece per “ridire” potrei raccontare un momento di ripresa molto “complesso” dove avrei voluto strozzare la produzione! Dovevamo girare una scena dove Diane Fleri e Alessandro Bertolucci erano immersi nelle terme di Petriolo e si baciavano molto appassionatamente. Naturalmente dovevano essere da soli, immersi nella natura. Le terme di Petriolo sono sempre piene di gente e io ogni giorni ripetevo alla produzione di fare la richiesta di permesso per essere autorizzati ad avere le terme libere. La produzione mi tranquillizzava: è tutto apposto, smetti di essere sempre agitata e ansiosa. Bene, il giorno delle riprese arriviamo alle terme e sono naturalmente piene di gente: ci sarà stata almeno una cinquantina di persone felicemente sdraiate a mollo che non intendevano uscire dall’acqua. A tutt’oggi non so come sono riuscita, da sola!, supplicando e sbraitando, a convincere tutte quelle persone (ragazzi, anziani e bambini piccoli) ad uscire dall’acqua per un’ora, il tempo necessario a girare la scena alla velocità della luce.

Tralascio i fischi e gli applausi che facevano ogni volta che Diane e Alessandro si baciavano: scena doppiata al montaggio! Talmente drammatico da essere ormai un ricordo bellissimo!

Guendalina Zampagni con il direttore artistico Michele Suma

Il film vede la partecipazione di Jacopo Troiani, Diane Fleri, Alessandro Haber e Pamela Villoresi. Come hai scelto i tuoi protagonisti e com’è stato lavorare con loro?

Diane l’avevo vista in Mio fratello è figlio unico ed è stata per me una felicità immensa averla nel cast. Haber era stato proposto da Tommaso Avati e anche qui, naturalmente, un onore che lui abbia accettato di partecipare al nostro film con pochissimi soldi. La stessa cosa posso dirla della grande signora Pamela; lei è veramente una signora che mi ha dato una grande sicurezza sul set con il suo appoggio silenzioso ma forte a tutto quello che facevo.

Jacopo l’ho scelto dopo tanti provini dove lui era stato decisamente il migliore! Voglio dire che gli altri ragazzi del film li ho trovati a Pari e sono stati troppo simpatici! Come ho detto prima, lavorare con gli attori è per me la cosa più bella e più importante per un film, specialmente un film come questo basato sui personaggi e volutamente girato con semplicità proprio per dar risalto al fattore umano.

Nelle note di regia dici che hai girato il film nella ‘Toscana delle tue origini’. Come mai questa scelta? Hai scelto un luogo più familiare per affrontare con più tranquillità il grande passo del lungometraggio?

Ho scelto la Toscana sia perché così potevo sentirmi a casa, protetta e più sicura, ho girato infatti nella casa di campagna della mia generosa sorella, ma anche perché la gente di Pari e Casal di Pari si è dimostrata subito molto accogliente aprendoci le porte con generosità e grande entusiasmo.

ll film ha partecipato al Sudestival e venerdì 1 marzo c’è stata la doppia proiezione. Quali sono state le tue impressioni sul pubblico e sul festival in generale?

Sono state due proiezioni ben organizzate con un pubblico molto vario e molto partecipe. È sempre bello poter partecipare alla proiezione del proprio film quando il pubblico è numeroso e curioso. Lo scambio con il pubblico mi gratifica molto e mi dà la forza e l’entusiasmo di proseguire questo mio cammino nella regia: grazie Sudestival!

Una domanda che forse avrai ricevuto tante volte: da donna e regista esordiente, come vedi il panorama attuale del cinema italiano?

Naturalmente le donne registe sono sempre molto meno dei registi uomini. Ma non credo che oggi il problema sia se sei donna o uomo. Il problema è che è tutto difficile e in crisi. In un momento come questo di grande difficoltà economica del paese, la cultura viene vista come un optional: il primo settore dove tagliare. Si dimentica invece che il cinema è una grande industria, con un’immensa quantità di lavoratori e avere uno Stato che sostiene quest’industria dovrebbe essere fondamentale, proprio perché c’è bisogno di lavoro, come è necessario sostenere, per esempio, l’industria automobilistica! In più le automobili inquinano invece il cinema apre la mente, il cuore, ed è assolutamente ecologico!

Guardiamo un pò al futuro. Quell’estate è del 2008 quindi immagino tu stia già pensando ad un nuovo progetto. Ti va di parlarcene?

Sì, sto pensando, sto sognando e sto lavorando da tempo ad un nuovo film! Naturalmente è “una lotta continua” ma finalmente comincio a vedere la luce. Speriamo bene! È una storia scritta da me e da Aurelio Grimaldi e dovrei girarla a Bari; colgo l’occasione di ringraziare l’Apulia Film Commission. È una storia che parla di disabilità in una maniera diversa, con amore, con dolore naturalmente, ma con ironia e tanta voglia di vivere.

La regista Guendalina Zampagni

In attesa di avere maggiori informazione su questo nuovo progetto, salutiamo Guendalina Zampagni augurandoci di averla presto nuovamente ospite della nostra rubrica.

Ritorna all’intervista a Marco ed Antonio Manetti.

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