Il cacciatore di anoressiche: primo amore

“Primo amore”. Il titolo trae in inganno. Spogliatevi di qualsiasi pregiudizio nei confronti del titolo perché non vedremo nulla di lontanamente paragonabile all’amore. Ossessione claustrofobica per una storia vera raccontata da Matteo Garrone, regista dell’imbalsamatore. Il protagonista è Vittorio (Vitaliano Trevisan), un orafo appassionato della magrezza femminile che diventa cacciatore di anoressiche. Incontra Sonia rispondendo all’annuncio per cuori solitari. Già dal primo incontro si mostra poco interessato per via della sua non eccessiva magrezza (appena 57 kg), ma si lascia convincere. Accetta la donna nella sua vita persuadendola alla necessità di perdere peso. Quaranta chili non sono un miraggio ma una necessità. Sonia (Michela Crescon) diventa prigioniera di quella realtà alternativa, segregata nella sottomissione totale e ignara della malattia di Vittorio. La loro convivenza è al limite dell’immaginabile.

La schiavitù diventa lucida follia e Vittorio inizia a nutrirsi della fragilità della ragazza. La degenerazione sfocia in un tentato omicidio da parte di lei. Rimarrà in carcere per circa un anno. Il film termina qui, ma la realtà è ben diversa: tornata a casa sarà uccisa da Vittorio. Il reale personaggio di questo incubo si chiama Mario Mariolini, attualmente in carcere a Brescia. Se avete voglia di ascoltare le parole di un folle divoratore di anime, potete vederlo su you tube.

Primo amore magrezza. Primo amore obbedienza. Assistiamo da protagonisti indiretti e sbalorditi alla nascita e alla morte di una passione che appassisce dietro l’agonia di una fissazione. Garrone riesce a portare sullo schermo il disagio psichico di Vittorio con immagini forti e mirate. Da notare le inquadrature sfocate dei due protagonisti, sintesi della distanza e dell’incomunicabilità.

Per non parlare dei primi piani effettuati sul corpo nudo di Sonia e delle tenere carezze di Vittorio sul suo corpo smunto e magro. Carezze che mettono in evidenza le vertebre della ragazza, quasi a dimostrare che nemmeno nell’intimità fosse sopita la sua ossessione. Non è soltanto un film che dipinge di nero il tema dell’anoressia, ma un concentrato di annientamento psicologico che conduce al disagio interiore, amalgamato all’ossessione del protagonista: come una passione può diventare ossessione.

Annegati nel buio circolo delle costrizioni, rimarremo scioccati dalla scena del ristorante. Durante la cena Sonia approfittando dell’assenza di Vittorio, nella stanza vicina a salutare amici, ingurgita velocemente il succulento piatto preparato per lui. Poi raggiunge la cucina e voracemente si abbuffa tra gli sguardi attoniti delle persone. La sua punizione è tutt’altro che leggera: Vittorio la denuda completamente e brucia tutti i suoi abiti. Garrone ci regala un finale a lieto fine, tutt’altro che realistico. Infatti le ultime sequenze richiamano l’immagine della ribellione di Sonia, che purtroppo nella realtà, non riuscirà a vendicarsi del tutto perché sarà assassinata dal suo stesso “primo amore”.

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