Registi emergenti: ‘Pizzangrillo’ di Marco Gianfreda – seconda parte

Continuiamo l’intervista al regista Marco Gianfreda a proposito del suo ultimo cortomentraggio Pizzangrillo.

L’intervista al regista

Ciao Marco e bentornato su cinemio. Com’è andata la fase di preparazione del corto? Ci sono degli aneddoti che ti va di raccontare?

La preparazione è stata molto lunga  un po’ perché si trattava di un corto con davvero molti ambienti, un po’ perché abbiamo trovato un mese di piogge ininterrotte, e avendo nel piano di lavorazione quasi tutti esterni, siamo rimasti a lungo bloccati. E’ stata una fortuna, perché in questo modo la preparazione è stata più accurata (ne sa qualcosa il mio funambolico organizzatore generale Christian Scacco). Di aneddoti, come per tutti i film, lunghi o brevi, ce ne sono sempre tanti. Ne scelgo due che hanno a che vedere con l’imprevisto, croce, ma a volte anche delizia delle riprese cinematografiche.

Una delle location/scenografie naturali più importanti era un canneto + annesso fosso. Ce ne servivano tre diversi che poi nella finzione scenica sarebbero diventati un unico canneto/fosso. Ebbene, dopo ricerche estenuanti, assieme al location manager (Vincenzo Ianni), all’aiuto regista (Federico Ridolfi) e allo scenografo (Paki Meduri) stabiliamo di aver trovato il meglio. Prendiamo accordi con contadini, cani, coccodrilli e ramarri e, come si dice, chiudiamo le location.

Bene! Il grosso è fatto! Ma a una settimana dall’inizio delle riprese, il primo giorno in cui il location manager si concede finalmente e meritatamente di smettere di vivere come un Viet Cong a presidio delle paludi, due caterpillar fanno la loro comparsa dal letto del fosso, e in nome dell’Ente di bonifica del Tevere e dell’Agro Romano, radono al suolo il primo dei tre canneti. Bonifica che avviene ogni dodici anni! Riusciamo a fermare la devastazione e dopo il dramma ci facciamo tutti una risata.

Toni Bertorelli in Pizzangrillo

Il secondo aneddoto è sempre legato a un ambiente: la casa in cui dovevano vivere Nonno e ragazzino. Una casa semplice, di periferia, con stradina privata. Anche qui chiudiamo la location. Era perfetta, aveva quel sapore di isolamento e di mestizia giusta per il clima della storia e per il mondo dei personaggi. Ma proprio il giorno in cui ci presentiamo per girare, sulla stradina troviamo scritto a caratteri cubitali in doppio colore: “ORSACCHIOTTA MIA SEI SPLENDIDA!!”. Il giorno prima non c’era! Nottetempo, il fidanzatino della figlia dei proprietari di casa, non sapendo come contenere un suo impeto romantico, ha deciso di lasciare sulla terra il “segno” della sua passione. Il reparto scenografia ha risolto con carriola e pala, scaricando sulla strada della terra.

Ma la curiosità più speciale, e per questo fuori “classifica”, è senza dubbio legata alla persona che ha reso possibile la realizzazione di Pizzangrillo, il suo produttore. Ebbene, non si tratta della classica figura di produttore. Il prof. Antonio Longo è infatti un ricercatore/chirurgo famoso in tutto il mondo per aver ideato delle nuove e importanti tecniche chirurgiche. Quando ho sottoposto ad Antonio il soggetto chiedendo la sua collaborazione e appoggio, lui mi ha risposto “Perché no?”.

Trovava bello e interessante l’idea di fare qualcosa di così distante dalla sua professione, ma nello stesso tempo vicino alla sua sensibilità. Il suo entusiasmo e la sua generosità sono stati decisivi e hanno permesso a me e a tutta la troupe di affrontare i sei giorni di riprese con il massimo dei mezzi e della professionalità dei vari reparti. Grazie ad Antonio Longo, Pizzangrillo ha avuta la fortuna di partire fin dal primo giorno di preparazione come un progetto ambizioso, di cinema vero. I molti riconoscimenti ottenuti sono stati una vera soddisfazione, soprattutto perchè attraverso di essi ho potuto ringraziare Antonio nel modo che più mi piaceva.    

Il piccolo Simone Pellegrino in Pizzangrillo

Pizzangrillo ha ricevuto molti riconoscimenti ai festival ai quali ha partecipato. Qual è stato il riscontro di pubblico che hai ottenuto? E i complimenti più belli che hai ricevuto?

Quando finisci un film, anche se piccolo, non sai mai veramente cosa hai fatto fino a che non lo dai in pasto a un pubblico. Riesci a vedere veramente per la prima volta il tuo film solo in sala in mezzo alla gente. Tra mille paure morivo dalla curiosità di sapere che effetto avrebbe avuto sul pubblico questa storia così caratterizzata da quella periferia che amo. Il primo riscontro in assoluto è arrivato da un festival internazionale in Arizona, dove Pizzangrillo ha ottenuto il Premio del Pubblico. E’ stato bellissimo avere la notizia.

Il fatto che una storia di fossi e di apette scassate ambientata in una periferia italiana potesse essere arrivata a un pubblico tanto distante e diverso mi ha incoraggiato enormemente. I complimenti che giudico più belli sono quelli ricevuti a proposito dell’emotività della storia e del rapporto che si viene a creare fra i due personaggi, due solitudini che si incontrano, e che insieme, su una giostra che vola, riescono a guardare la vita in un modo più leggero. 

Pizzangrillo è arrivato a quota 67 riconoscimenti, ed ha incontrato poi l’interesse di Studio Universal che acquisendone i diritti, lo trasmetterà per un anno sul suo canale. Questo mi rende felice perché permetterà al corto di arrivare a un pubblico più ampio. 

Il regista Marco Gianfreda

Quali sono i tuoi progetti futuri? Pronto per un nuovo cortometraggio o per un progetto più importante?

Quella del cortometraggio è una esperienza importante, soprattutto se il corto fa il tentativo di misurarsi con una narrazione. Esistono dei bellissimi corti che si legano però a una suggestione solo visiva, o a un sapore, o una svolta finale… bellissimi anche questi appunto, ma quello che a me interessava di più invece era raccontare delle piccole storie con un loro sviluppo narrativo compiuto, a costo di forzare un po’ la natura breve del cortometraggio.

Per me questo era importante in vista della possibilità di una narrazione di più ampio respiro, quella del lungometraggio. Dopo tre corti molto fortunati in termini di riconoscimenti, ora sto lavorando al progetto di un lungo. Ho appena concluso le fasi del soggetto e del trattamento, e sto per iniziare la stesura del copione. Si tratta di una commedia romantica nella quale seguiremo le avventure di tre personaggi estremi, un po’ pazzi e disperati, e a loro modo eroici. Ed è quello che mi interessa di più, la relazione fra i personaggi, le loro contraddizioni e il fatto di sbagliare senza però avere una colpa. Il finale sarà un po’ malinconico, quel tono che grazie ai corti ho scoperto piacermi tanto.

A me allora non resta che fare un in bocca al lupo a Marco Gianfreda per questa nuova avventura con la speranza che vorrà presto parlarcene sul nostro blog.

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