Sul grande schermo a partire dal 10 maggio, Le grida del silenzio, diretto da Alessandra Carlesi è un film originale e coraggioso.
Le grida del silenzio
Divisa idealmente in tre parti, la storia incomincia in un circolo sportivo e per buona parte della pellicola inquadra i protagonisti della vicenda, dieci ragazzi che hanno deciso con motivazioni varie di partire per una breve vacanza piuttosto desueta, accampandosi cioè in tende in un boschetto fuori mano.
Tra i personaggi spiccano la coppia lesbo costituita da due ragazze diverse per carattere e personalità, i fidanzatini, il ragazzo che cerca di dimenticare una storia d’amore da poco conclusa.
La prima parte si conclude con l’arrivo dei ragazzi nel luogo prescelto e con il crescendo della tensione determinato anche dalla colonna sonora però l’angoscia che può essere determinata da un dramma incombente non si riesce a percepire a pieno in quanto, a parte alcune avvisaglie, i dialoghi tra i vari personaggi, gli approcci amorosi occupano un notevole spazio quasi a sottolineare la superficialità di certi ambienti borghesi che basano le loro relazioni più sulla sequenzialità delle azioni che non attraverso una reale ponderazione.
Le grida del silenzio – il trailer
https://www.youtube.com/watch?v=zW7cV9JSLhQ
Alla stregua di altre pellicole similari , pensiamo allo spagnolo Turistas, al celeberrimo Quella casa nel bosco o al decisamente cerebrale e inquietante The others il turning point arriva improvviso e misterioso non riuscendo a dare allo spettatore il tempo di metabolizzare il cambiamento di stato dei personaggi.
La regista sottolinea il cambiamento con il passaggio dal sole costante (onnipresente o quasi nella parte della storia) al buio (momento di passaggio) per giungere a una luce abbacinante ma che vira verso il bianco facendo assumere ai protagonisti un colore terreo.
Le ricerche dei ragazzi avviate dai parenti ( tra i quali si evidenzia la presenza di Gegia, attrice salentina attiva negli anni Ottanta in alcune commediole di serie B e della soubrette e conduttrice partenopea Patrizia Pellegrino) sono la parte più debole della pellicola perché, forse volutamente, non ricevono il giusto pathos .
La ricomposizione a tasselli, prima determinata da alcuni flashback e poi rivelata ex abrupto portano finalmente lo spettatore a comprendere la natura dell’intera storia che così, a posteriori, assume una valenza diversa rispetto alle aspettative determinate da gran parte della trama.
Malgrado quindi alcune sbavature, forse però non casuali, la vicenda si rivela sicuramente originale e coinvolgente con non pochi spunti di riflessione. Poco adatto alla visione di bambini e adolescenti il film non è però mai né violento né volgare. Consigliato.