Il comandante e la cicogna: un volo radente dentro la nostra Italia

Leo (Valerio Mastandrea) è un idraulico con due figli adolescenti impossibili da gestire: Maddalena (Serena Pinto) è una diciassettenne piuttosto disinibita e con un profondo amore per l’universo maschile, Elia un introverso tredicenne amico di una simpatica cicogna, con cui regolarmente si dà appuntamento. A completare cast e storia Amanzio (Giuseppe Battiston), un “moralizzatore urbano” burbero ed eccentrico che farà amicizia con il ragazzino; Diana (Alba Rohrwacher), artista squattrinata e sognatrice che fatica a pagare l’affitto; Teresa (Claudia Gerini), moglie – deceduta – del protagonista; e infine un avvocato, tutt’altro che rispettoso della legge, di nome Malaffano (Luca Zingaretti). A osservare il dipanarsi degli eventi lo sguardo ironico e severo delle statue di Garibaldi, Verdi, Leopardi che, dai loro piedistalli, commentano le sorti di un’Italia alla deriva.


di Igor Riccelli

Dopo due film completamente dentro la realtà, Silvio Soldini cambia tono e intenzioni. Dal progetto iniziale, che era di girare una sorta di musical, il regista di Giorni e nuvole (2007) riesce a dar vita a una commedia divertente, ironica, visionaria e profonda. L’elemento fantastico sfiora spesso il surreale, con statue di importanti personaggi storici che parlano fra di loro, commentando la triste attualità italiana, un bambino che ha come amica una cicogna con cui si incontra e parla regolarmente, e una moglie deceduta che torna tutte le notti alle quattro per annusare del caffè e parlare col marito. Il surreale – soprattutto la cicogna con la sua meravigliosa visione aerea e la capacità di volare – risponde, inoltre, alla necessità di guardare la realtà attraverso il «filtro della leggerezza», come l’ha definito lo stesso Soldini in conferenza stampa, e di dare corpo a quel sentimento di impotenza – e di voglia di elevarsi al di sopra – che in tanti e troppo spesso sentiamo crescere dentro di noi.

I personaggi sono tutti assolutamente eccentrici, ma realistici e mai grotteschi e le interpretazioni degli attori contribuiscono a dare loro ombre e sfumature, che impediscono ad avvocatuncoli della peggior risma – come il Malaffano interpretato da Zingaretti – di ridursi a sterili macchiette. Molto interessanti le scelte di far parlare a ciascuno di loro un dialetto diverso e di non rendere (almeno nelle intenzioni) riconoscibili le città delle riprese, cercando di costruire da zero una metropoli per il film. Entrambe le istanze sono riconducibili a un desiderio universalizzante di Soldini, che non vuole circoscrivere la sua denuncia di «un paese melmoso e corrotto, dove è sempre più dura abitare e vivere a causa della volgarità imperante» a un singolarità definita, creando al contempo una città che sia emblema della situazione dell’Italia intera.

Gli attori all’anteprima del film.

Fondamentale è il ruolo delle statue che, anche se eccessivamente slegate dal contesto – ed è questo forse l’unico difetto della pellicola – pongono l’accento su uno dei primigeni motori del cinema, il desiderio di osservare, e contemporaneamente rappresentano la nostra memoria storica, i nostri ‘monumenta’. Il comandante e la cicogna è infatti un film che, servendosi di diversi piani narrativi, ci ‘ri-guarda’ da vicino oltre che farci sorridere di noi stessi, abbracciando nello stesso cronotopo passato, presente e (un possibile) futuro. Fiaba e realtà collidono e si incastrano al punto che tutto sembra semplice, leggero appunto, ma il tocco autoriale è evidente: splendidi i piani-sequenza che danno vita alle statue, ispirati al Jonas che avrà vent’anni nel 2000 di Alain Tanner (1976).

In conclusione, questa è una commedia diversa dalle precedenti del regista milanese, Pane e tulipani (2000) e Agata e la tempesta (2004) per mille motivi, ma soprattutto perché saldamente ancorata alle contingenze storiche italiane di oggi. Soldini è stato in grado di conciliare l’hic et nunc sociale con un’inaspettata leggerezza – di visione, non di giudizi – riuscendo contemporaneamente a divertire lo spettatore, a farlo riflettere e a dargli speranza, attraverso la creazione di una realtà altra (quella delle statue, della cicogna e delle lotte in paradiso della Gerini defunta). E l’equilibrio fra tutti questi elementi è un altro dei punti di forza che, insieme alle efficaci interpretazioni degli attori – davvero di ottimo livello – e alla freschezza della sceneggiatura, rendono la pellicola vincente, forse la migliore di Soldini in assoluto. Non perdetevela…

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