Henry -vincitore del Premio del Pubblico al Festival di Torino 2010 – è uno di quei film in bilico tra il poliziesco, il noir, la spy story che vale la pena di vedere, se non altro per la sottile vena comica che accompagna e alleggerisce il film.
E’ un film dove non ci sono vincitori né vinti.. c’è la vittoria di una piccola lotta da parte della giustizia.. ma la battaglia è ancora lunga e chissà se un giorno ne “resterà soltanto uno”?
La storia è ambientata a Roma, ai giorni nostri. Racconta di Nina (Carolina Crescentini) un’insegnante di aerobica che ha il vizio della droga e una relazione con Gianni (Michele Riondino), un ragazzo più giovane che per poche ore di sballo non tarda a procurargliela. Tra gli amici della ragazza c’è un signore di mezza età, Rocco, (Pietro De Silva) anche lui tossicodipendente che per procurarsi “la roba” innesca il motore dell’azione uccidendo il pusher Spillo (Max Mazzotta) – con cui aveva un debito irrisolto – e sua madre involontaria testimone della morte del figlio. E l’uomo non tarderà a scagionarsi accusando il ragazzo, trovato dai poliziotti in casa dello spacciatore, del reato complicando la vita a lui e a quello della bella Nina.
Qui ha inizio la vera vicenda del film: quando le “famiglie”, ovvero una meridionale e una composta da ragazzi di colore, iniziano a farsi una guerra senza esclusioni di colpi per la conquista del mercato dell’eroina.
A fare da contraltare alla “mala” e a riportare l’ordine ci sono due poliziotti: Silvestri (Claudio Gioé) e Bellucci (Paolo Sassanelli). Il primo è un uomo tutto d’un pezzo, sta per diventare padre, è premuroso, razionale e profondamente riflessivo; più impulsivo, simpaticamente bizzarro e stravagante il secondo. Eppure le loro differenze ne creano una “strana” coppia, ma perfetta..seppur uno dei due nasconde un piccolo, ma non secondario, segreto.
Trailer del film
Un “Jackie Brown” all’italiana
Henry è un film che nasce da ottimi presupposti e ottimi propositi. È assolutamente scorrevole, ha una buona sceneggiatura perfettamente equilibrata e arricchita nei punti giusti di battute di sicuro effetto comico, soprattutto tra il duo Silvestri – Bellucci. Vedendo il film non possono non venire alla mente alcune scene del bellissimo cult Jackie Brown che, però, non ha rivali. La storia scorre precisa, curata ma essenziale, non ci sono stonature. Eppure la storia non convince poi troppo. Forse perché gli interpreti non sembrano troppo convincenti nei loro ruoli. Ma di certo dopo aver visto il film si rimane come affezionati al Bellucci e a al criminale Martino (Dino Abbrescia) che, nonostante il ruolo “infame” assegnatogli, con la sua parrucca corvina e il suo dialetto stretto meridionale, invece di suscitare avversione (come dovrebbe essere per il “cattivo”) suscita tutta la simpatia del pubblico. Ed è forse questo il punto debole del film.. aver creato su certi personaggi delle caricature di personaggi inverosimili.
Nonostante questo lode alla regia di Alessandro Piva e alla sua precisione e capacità di sintesi del’intera azione.. l’essenzialità è stata di certo un’ottima chiave di lettura per trattare un film di questo genere. Ogni altra minima aggiunta lo avrebbe appesantito e reso irriconoscibile al pubblico.