adhd rush hour

Adhd Rush Hour: un documentario sull’iperattività dei bambini

Il prossimo 26 giugno uscirà nelle sale italiane il documentario scritto e diretto da Stella Savino: Adhd Rush Hour, realizzato anche grazie al sostegno e al contributo del Mibact.  Un attento sguardo all’iperattività infantile e ai metodi per affrontarla.

 

Di cosa parla questo documentario?

adhd rush hour

adhd rush hour – la locandina

Si tratta di un lavoro di grande interesse culturale, sociale, pedagogico, medico, disciplinare.. E’ un documentario che racchiude in sé molteplici significati e, soprattutto, offre anche a chi sa poco o non è affatto a conoscenza di cosa sia e di cosa significhi l’iperattività infantile, una panoramica assai dettagliata, curata e precisa dell’argomento trattato.

Ma vediamo più da vicino cosa vuole raccontarci e cosa vuole farci conoscere Stella Savino. Il suo punto di osservazione sono i bambini, o meglio, quei bambini che in apparenza risultano essere “diversi”, speciali.

Si tratta di bambini che hanno difficoltà a rimaner fermi per più di pochi istanti su una seggiola, che non riescono a tenere alto il livello di concentrazione che per pochi minuti (risultando, così svogliati, incapaci, poco ricettivi da parte degli insegnanti), che non riescono a rimanere fermi nelle file, nei banchi..

Questi risultano essere tutti sintomi di un “deficit dell’attenzione e iperattività” anche se, spesso, insegnanti e medici possono commettere un errore poiché nei bambini è difficile capire quale sia un comportamento da considerare patologico e quale proprio dell’infanzia.

Accade, così, che i soggetti in questione diventino dei veri e propri pazienti (spesso psichiatrici) ai quali, per guarire da ogni disturbo, viene prescritta una medica, una pasticca di ritalin, cioè di metilfenidato (ovvero un’anfetamina) o di atomoxetina (in grado di produrre allucinazioni e tendenze suicide) che risultano essere nell’elenco delle sostanze stupefacenti.

Molto, però, dipende dal medico che si ha la (s)fortuna di incontrare. Da questo nasce un vero e proprio allarme poiché, anche a causa dell’industria farmaceutica che ha messo in circolazione tali medicinali, queste sostanze vengono somministrate con troppa facilità e superficialità (in alcuni casi) tanto che l’ONU dichiara si tratti di un’emergenza sanitaria: basti pensare che negli Usa vengono somministrate pasticche di questo genere a bambini di appena un anno perché si pensa possano essere affetti da tale disturbo comportamentale.

Ed è per tutto questo che la ricerca di Stella Savino è importante. Viaggiando dall’Italia, dalla Svezia all’America incontra famiglie, bambini, medici, ricercatori i quali espongono il loro “incontro” con questo disturbo: chi da un punto di vista “pratico”, emotivo, affettivo e chi da un punto di vista strettamente medico e altrettanto pratico perché economico.

Così, incontriamo e conosciamo Armando un giovane romano di diciannove anni che dall’età di dieci anni assume farmaci (acquistati all’estero) per curarsi; Zache, di Miami cui è stata diagnosticata l’ADHD sin nella prima infanzia; Lindsay, di venticinque anni cui è stata diagnosticata l’ADD (ovvero il deficit dell’attenzione) già in età adulta: a ventuno anni.

Trailer del film

 

Qual è lo scopo di questo documentario?

L’obiettivo di tale studio e di tale documentario è quello di dimostrare che i disturbi dell’iperattività e del deficit dell’attenzione possono essere curati sia con un supporto psicologico che con quello farmaceutico, che fondamentali sono l’attenzione al comportamento dei bambini, alle loro reazioni agli stimoli esterni, e che le medicine vengono troppo spesso somministrate se non con noncuranza di certo con una terribile superficialità proprio come è accaduto in Svezia dove si pensava che tali disturbi fossero genetici e che, quindi, i soggetti affetti avrebbero dovuti curarsi solo attraverso dei pesanti medicinali.. che altro non sono che narcotici.

Ma la Savino aggiunge un ulteriore punto di vista al suo documentario: e se tutti questi sintomi non fossero altro elementi propri di bambini speciali? E ne fa degli esempi:

  • Pablo Picasso che non è mai riuscito a imparare la giusta sequenza delle lettere dell’alfabeto
  • Eleanor Roosevelt (moglie del trentaduesimo Presidente degli Stati Uniti Frank Delano Roosevelt) tremendamente timida
  • Albert Einstein affetto da dislessia solo per citarne alcuni.

Questo per dire che non è assolutamente detto che un disturbo come l’iperattività o il deficit di attenzione debba essere un limite o far sentire il soggetto che ne è affetto anormale o malato..ma al contrario può anche essere dovuta al fatto che si parlerà, si agirà solo quando si avrà veramente qualcosa da dire, da raccontare..

Nel frattempo si immagazzina quanto più materiale possibile. Il disturbo non deve essere castrante né per i bimbi né per le famiglie ma un punto di partenza, una nuova prospettiva, un nuovo punto di osservazione da cui può nascere veramente qualcosa di “speciale”.

Leave a Reply