Locarno 2010 apre i battenti. Nella suggestiva cittadina svizzera ha preso il via la 63ma edizione del Festival del Cinema Internazionale. “Un festival per tutti” annuncia il Presidente del Festival Marco Solari;
dopo la sontuosa inaugurazione (di cui potete ammirare alcuni stralci nel video di apertura) la kermesse apre con “Au fond des bous” film del francese Benoit Jacquot; la pellicola, ambientata nei boschi del sud della Francia del 1865, si fa notare subito per il clima teso e fascinoso che avvolge la storia (quella di una passionaria relazione tra Timothee, ragazzo selvaggio e la bella Josephine legati da circoli ipnotici, miti arcaici e corpi offesi/indifesi). Alla presenza del regista e dell’attore protagonista (nella foto sopra) i circa ottomila presenti nella magnifica Piazza Grande (con uno schermo degno del cinema su “grande schermo”) hanno potuto aprezzare un film non certo semplice ma di grande presa emotiva.
“Song of love and hate” da il via alla competizione ufficiale insieme all’attesissimo porno horror di Bruce Labruce “L.A. Zombie”. Il film della svizzera Katalin Godros ci trasporta ai piedi delle Alpi per raccontare la storia di una famiglia che vive in un casolare intenta a produrre vino, della nascente sessualità della figlia all’interno del rapporto con i genitori, delle modalità di comunicazione deviate; “è’ stato un viaggio di ispirazione questo film, ho dovuto esplorare nuovi sentieri” dichiara la regista durante la conferenza stampa, affermando che “attraverso la bellezza si può perdere tutto”; la pellicola convince per le sue ambientazioni esterne (ritorna anche qui il tema del bosco come isolamento interiore) ricche di fascino e di crudezza e per la bravura degli attori tutti.
Attesissimo a Locarno arriva L.A. Zombie del canadese Bruce Labruce; insieme al regista ed ai produttori fa la sua comparsa anche Francois Sagat (attore di porno gay, presente nei motori di ricerca del web in versione nature), visto aggirarsi da giorni per il festival abbastanza spaesato. Delude il film, una sorta di resurrezione della carne e dell’anima a colpi di membro (alieno) in una Los Angeles inesistente fotograficamente; senza dialoghi e supportato da una musica non sempre adatta al climax, il film non riesce ad essere nè un porno, nè un horror splatter, nè ha in se elementi di critica sociale ma diviene una sorta di minestrone in cui vanno a confluire diversi generi che sembrano non garantire la “spaventosa leggerezza” dei b-movies porno-horror degli anni 70. Scarsa l’interpretazione di Francois Sagat, intento a ripetere le stesse espressioni del viso che utilizza probabilmente nei suoi film hard; forse ingenuo definirlo, come fa il direttore del festival “un film importante nel suo genere”.
“Jo pour Jonathan” del canadese Maxime Giroux presenta la sezione del concorso Cineasti del presente, dedicata alla scoperta di registi emergenti di tutto il mondo; il film, storia di due fratelli, piccoli delinquenti, attratti dalle corse d’auto clandestine, rimane in bilico tra un sentimentalismo austero ed un tentativo di rivalsa sociale. La storia procede affannosamete verso un finale senza colpi di scena ma con veri e propri colpi di sonno, vista anche l’ora mattutina della proiezione.
In una Locarno che alterna sole e pioggia, il festival dunque può cominciare…