Exil _ Storia di un razzismo radicato – 32 Trieste Film Festival

Exil è un film del 2020 diretto da Visar Morina con protagonisti Misel Maticevic, Sandra Huller, Rainer Bock e Thomas Mraz. È stato selezionato come miglior film internazionale alla 93° edizione degli Academy Awards e inoltre è stato presentato al 32° Trieste Film Festival.

Exil
Locandina del film Exil

Exil

Xhafer è un immigrato del Kosovo che vive e lavora in Germania in una grossa azienda. Un giorno trova un ratto appeso fuori dalla porta di casa e inizia a credere di essere vittima di razzismo…

Dramma sociale di un immigrato

Exil ha tutte le carte in regola (almeno in teoria) per essere un film che parla di un dramma sociale attuale e trasformarlo in un thriller psicologico. La storia di Xhafer ruota intorno a quella di un immigrato che si trasferisce per lavoro ma vive costantemente con lo sguardo del “razzismo velato” di chi gli sta intorno.

È un razzismo velato perché è quel tipo di “odio” che non si manifesta mai alla luce del giorno. Fatto di parole a bassa voce, di piccoli gesti nascosti, che mirano a ledere una persona insinuandosi nella sua testa. È più potente perché si nasconde dietro a un dito, tira la pietra e nasconde la mano.

Questo è un problema che la maggior parte degli immigrati conosce, quando vive all’estero. Lo “straniero” da sempre è visto come l’intruso, come colui che cerca di imporre la propria cultura in un altro paese. Un pensiero diffuso di odio tra molte nazioni che fanno dell’ipocrisia la propria bandiera e che colpisce milioni e milioni di persone.

Tutto questo “dramma” che Xhafer sta affrontando noi riusciamo a percepirlo attraverso il suo sguardo e i suoi gesti. L’essere al centro dell’attenzione razzista lo sta facendo impazzire e la sua vita lavorativa e
familiare ne stanno pagando il prezzo.

La sua paranoia infatti, pian piano si sposta verso casa rovinando la sua vita matrimoniale. Per la moglie il suo unico problema è che crede di
essere perseguitato senza esserlo davvero. E questa parte funziona benissimo perché il regista insinua nello spettatore il dubbio se ciò in cui crede Xhafer sia vero.

È talmente ossessionato dagli atteggiamenti sul posto di lavoro che riversa la sua frustrazione sulla moglie attraverso atteggiamenti non propriamente idilliaci. Inizia ad accusare anche i suoceri di razzismo e nei suoi occhi si inizia a intravedere lo stesso odio di cui aveva paura.

Sia a lavoro che a casa inizia a sentirsi in trappola, soffocato, un uomo “inutile”. Poi però il regista fa il passo più lungo della gamba volendo forzatamente trasformare un dramma in un thriller, che di thriller non ha nemmeno i colori.

Cerca di gettare le basi per una sceneggiatura Hitchcockiana senza però
tenere conto della credibilità del cambio di registro. Il film si reggeva in piedi solo grazie al dubbio che si insinuava nella testa a di Xhafer, se poi lo vai a togliere con una “spiegazione” banale, rovini tutto ciò che di buono avevi costruito… Peccato!

Exil
Una scena del film

Giudizio personale

Poteva essere il miglior film di questo festival, poteva però. La storia funzionava, un modo diretto di denunciare il razzismo nascosto nelle menti di molti che odiano gli immigrati, rovinata però da un cambio di registro forzato. Non ne aveva bisogno, almeno non così. È come girare un film horror e voler aggiungere a tutti i costi una storia d’amore che cozza da
tutte le parti. Forse se studiato e girato solo come un dramma avrebbe convinto tutti, ma solo forse però… Exil è comunque un’ottima prova di un cinema dedicato all’Altro, che spesso viene considerato “straniero” e mai una persona come noi…

32 Trieste Film Festival
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