Lezioni di cinema: Ugo Gregoretti risponde alle domande del pubblico

E siamo giunti alla terza ed ultima parte della lezione di cinema del regista Ugo Gregoretti che ha raccontato tanti interessanti aneddoti del cinema e della TV della fine del ‘900. In questo articolo il regista si dedica al pubblico e alle sue domande.

Ugo Gregoretti, foto di Francesco Guida

Ugo Gregoretti, foto di Francesco Guida

Ugo Gregoretti: Le domande del pubblico

Format e Reality: quanto sono interessanti?

Ugo Gregoretti: il mio rapporto con i reality americani o italiani è un po’ contraddittorio. La nozione di reality è un pò inflazionata, ormai si dice reality come se si dicesse piove, una frase fatta. Io per lungo tempo ho fatto come facevano con me: ho spento il televisore quando appariva un reality. Poi mia moglie ed io, iniziando una fase un po’ di decadenza (ahimè, ride), abbiamo iniziato a vedere un po’ di televisione la sera a cena, sarà per il fatto che siamo rimasti noi due soli. Io per lungo tempo ho resistito poi invece piano piano sono diventato anch’io teledipendente a ottant’anni e addirittura estimatore di reality. A parte che ce ne sono alcuni che non mi vergognerei certo di aver girato io (per esempio certi reality americani) però non me la sento di infierire.

Quanto ai format poi, per esempio Chi l’ha visto viene dalla Germania, con grande sollievo di mia moglie e mio perché ci lavora nostro figlio. Siamo attentissimi agli indici di ascolto e gradimento, c’è sempre il pericolo che chiudano il programma dato che decidono queste cosa da un giorno all’altro, ma  per fortuna ancora resistono. Mi ricordo che Angelo Guglielmi chiamò me, che a quel tempo dirigevo il Teatro Stabile di Torino ed ero un po’ avulso dal pensiero televisivo, non avevo neanche la televisione e vivevo in un piccolo residence. Ancora il contagio della peste televisiva non l’avevo contratta e lui voleva importare un programma cattivo che poi si chiamò Il testimone. Lui mi disse: ‘pensa è bello possiamo fare a polpette Marta Marzotto, e io gli risposi ‘Ma perchè la dobbiamo fare a polpette’. Non è stato l’unico caso nel quale il mio vizio di prendere un po’ in giro il prossimo è stato considerato indole cattiva. Faticai un po’ nel convincere Guglielmi con sincerità riguardo alla mia improprietà di condurre un programma cattivistico. Andrebbe bene, dissi io, determinando una svolta storica di cui mi sono largamente pentito, Giuliano Ferrara, che aveva fatto le sue prime apparizioncine con quelle bretelle rosse. Lui fu colpito da questo suggerimento e praticamente il via alla carriera televisiva di Giuliano l’ho data io, non rendendomene conto… perchè se no avrei evitato di dargliela (ride)!

Il regista Ugo Gregoretti

Il regista Ugo Gregoretti

Il nuovo film: copione o no?

Per il suo primo film, I nuovi angeliUgo Gregoretti non aveva un vero e proprio copione e scrisse i dialoghi durante le riprese. Per il suo prossimo film invece non sarà così:

Ugo Gregoretti: In questo caso rispetterò in modo pignolo la sceneggiatura che è il libro proprio perché ho studiato le reazioni dei lettori in questo La storia sono io, ex Finale aperto e devo dire le reazioni a tutti i livelli di età e di cultura sono state positive.

Nel video che segue Gregoretti racconta le reazioni sul suo libro, che a breve diventerà un film:

Cinema e televisione

In questo video Gregoretti sottolinea il comportamento poco corretto dei cineasti italiano nei confronti della sua televisione, nonostante i molti complimenti ricevuti:

La cacciata dal quotidiano ‘La Patria’

Ugo Gregoretti: La storia della mia cacciata dal quotidiano la patria di Milano nel 1952 prima di entrare in RAI è legata al fatto che io non avevo voglia di fare niente. Vivevo a Napoli con la mia famiglia non essendo napoletano (la mia famiglia si trasferì a Napoli subito dopo la guerra quindi eravamo dei romani napoletanizzati). Mio padre era un notaio ed era amico del sindaco Achille Lauro, che, oltre ad essere il sindaco di Napoli era armatore ed editore e aveva due giornali, uno a Napoli che era il Roma e un altro a Milano, aperto da poco che si chiamava La Patria. Mio padre ebbe questa perversa idea di chiedere al comandante Lauro di assumermi in uno dei suoi giornali, non a Napoli perchè sarei rimasto lì a fare il bon viveur ma a Milano al freddo e alla nebbia. Fui spedito come un pacco a Milano, io per tagliare corto dissi si e partii.

La lezione di cinema di Ugo Gregoretti, foto di Francesco Guida

La lezione di cinema di Ugo Gregoretti, foto di Francesco Guida

Mi trovai in questa redazione di esuli, che rimpiangevano Napoli, il sole il mare, tutte cose che io non rimpiangevo (semmai altre cose). Feci amicizia con alcuni di loro che erano più o meno tutti nell’enturage minore e plebeo della corte di Lauro (uno per esempio era molto fiero perchè sua moglie cuciva i vestiti a Donna Angelina, moglie di Lauro). E io li snobbavo. Mi misero a fare un lavoro amministrativo (io che pensavo di andare lì e diventare un grande scrittore come Eugenio Montale, giornalista del Corriere della Sera) io stavo lì a fare la resa delle vendite. Finalmente mi promossero correttore di bozze, un passo di avvicinamento alla redazione:

La raccomandazione

Ugo Gregoretti: La mia raccomandazione per entrare in RAI è interessante perché in qualche modo raffigura la graduatoria dei poteri in quell’anno preciso. Era il 1953, l’anno in cui i politici hanno cercato e in qualche modo ottenuto una rivincita nei confronti degli industriali, dei padroni. La mia raccomandazione era effetto del potere padronale mentre invece il potere politico era ancora fragile, se ne intravedevano le prospettive di crescita e consolidamento. Però contava meno, chi contava ancora molto, più di tutti per lo meno, era l’industria, era chi aveva raccomandato me (l’allora direttore generale dell’IRI, l’istituto per la ricostruzione industriale, il potentato di gran lunga maggiore nell’ambito dell’industria e quindi della società italiana). Più tardi i politici cacciarono questo direttore perché lo ritennero responsabile del fallimento della legge truffa e capirono, aprirono gli occhi fino in fondo, quanto fosse importante la televisione sul piano della costruzione del consenso.

Ugo Gregoretti, foto di Francesco Guida

Ugo Gregoretti, foto di Francesco Guida

I miracoli

A proposito di Santa Chiara, lei crede ai miracoli oggi?

Ugo Gregoretti: No. Non è che sia un non credente. Sono un credente sezionale, alla sezione miracoli non ci credo.

I valori dei giovani

Il primo film di Ugo Gregoretti, I nuovi angeli, era uno specchio dei giovani degli anni ’50. Com’è la situazione dei giovani oggi?

Ugo Gregoretti: Oggi è peggio perchè sono caduti anche i vecchi valori. I valori non ci sono più, l’omologazione, anche della gioventù del sud, è un fatto nuovo, degli ultimi tempi, così come lo è la rinuncia, non volontaria probabilmente ma imposta dalla storia al potere ideologico degli adulti, quel matrimonio concordato e mostruoso quanto l’amore e l’onore interscambiabili del mio film. E’ tutto spazzato via e non c’è nulla che sostituisca quelli.

Il regista Ugo Gregoretti, foto di Francesco Guida

Il regista Ugo Gregoretti, foto di Francesco Guida

Il protagonista del suo prossimo film

Chi interpreterà Ugo Gregoretti nel suo prossimo film, ispirato alla sua autobiografia?

Ugo Gregoretti: Gli attori dovrebbero essere più d’uno, a partire da un bambino che dovrà replicare la scena di quando svenni vedendo il piede del morto che si muoveva. Per raccontare una vita di ottant’anni ci vogliono più attori i quali in qualche modo si somiglino tra loro e vagamente somiglino a me. Questa forse è l’operazione più delicata, la scelta o la miracolosa scoperta di trovare questi personaggi.

Gigi Proietti

Ugo Gregoretti ha anche il merito di aver scoperto Gigi Proietti, come afferma in questo video:

Termina qui la lezione di cinema del regista Ugo Gregoretti. Se ti è piaciuta continua a leggere le altre lezioni di cinema pubblicate da cinemio.

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