Lezioni di cinema: Marco Bellocchio, ‘Gli occhi, la bocca’ ed i temi dei suoi film

Continuiamo la lezione di cinema del regista Marco Bellocchio, al BIF&ST 2013 per ricevere un premio per il suo ultimo film Bella addormentata. In questa parte il regista continua a parlare del suo esordio I pugni in tasca e del suo protagonista, Lou Castel.

Marco Bellocchio, Lou Castel, ‘Gli occhi, la bocca’ ed i temi ricorrenti

Marco Bellocchio ha scoperto Lou Castel per caso, quando lo ha scelto come protagonista de I pugni in tasca.  L’ha poi richiamato per altri due film: Nel nome del padreGli occhi, la bocca. Quest’ultimo, insieme a L’ora di religione e I pugni in tasca, a detta di alcuni, fa parte di una trilogia. Cosa ne pensa il regista?

Marco Bellocchio: Si può anche riconoscere questa trilogia perchè si possono ritrovare tutta una serie di temi comuni ma a questo punto si dovrebbe includere anche Salto nel vuoto perchè anche lì ci sono dei temi, dei riferimenti e dei personaggi addirittura che sono ritrovabili ne I pugni in tasca e negli altri film. Perfino Nel nome del padre, dove è presente Lou Castel, in quell’unica scena di famiglia in cui i protagonisti si trovano a casa di Laura Betti e uno di loro fa finta di ammazzarla. Ma se vogliamo parlare di delitti indiretti, persino in Bella addormentata c’è un personaggio, interpretato da Brenno Placido che sta per ammazzare la sorella in coma profondo. Riguardo Gli occhi, la bocca e sicuramente ne L’ora di religione c’è una ricreazione de I pugni in tasca ed una rielaborazione come se il discorso, per quanto mi riguarda, in qualche modo riconoscesse il passato ma se ne separasse.

In realtà Gli occhi, la bocca è un film di crisi: a me dispiace fare delle critiche ad un film quando mi dicono che gli è piaciuto. Per me è un film doloroso perchè prende spunto da una tragedia mia personale, della mia famiglia, in cui però ho chiesto a Lou Castell di ritornare ad interpretare un ruolo simile a quello che aveva fatto ne I pugni in tasca. C’è troppo intellettualismo, questa è la critica che faccio al film, ma la cosa strana è che questo film potrebbe essere più autobiografico de I pugni in tasca perchè c’è una tragedia che io ho realmente vissuto, naturalmente anche lì ricreata. Eppure forse proprio per questo, perchè non sono riuscito ad essere sufficientemente libero, manca qualcosa. Inoltre con Lou Castell ormai il grande rapporto era esaurito con I pugni in tasca; tra l’altro eravamo passati per esperienze molto diverse in cui io mi ero poi separato anche da un certo tipo di incantesimo politico mentre lui era sempre convinto che un certo tipo di politica rivoluzionaria marxista fosse quella giusta e che bisognava andare in quella direzione mentre io invece me ne ero staccato già da molto tempo e quindi anche il suo approccio a questo personaggio pur essendo professionalmente molto generoso, non mi apparteneve, perchè non c’era quella condivisione che ci fu per I pugni in tasca che per questo motivo risulta un’opera unica. Sarei uno sciocco, sarei pazzo se pensassi di fare un remake. Sarebbe un assurdo!

Il regista Marco Bellocchio

Il periodo felice del cinema europeo

Ai tempi dell’esordio di Marco Bellocchio con I pugni in tasca vi erano grandi giovani registi italiani come Bertolucci o Pasolini e contemporaneamente c’era il cinema della Nouvelle Vague con Godard e Truffaut per citarne solo alcuni. Come mai c’era questa stagione così felice per il cinema internazionale ed italiano? Era probabilmente la scuola? Il lascito del neorealismo? Questa la risposta di Marco Bellocchio:

Termina qui la seconda parte della lezione di cinema di Marco Bellocchio. Continua a leggere la terza ed ultima parte.

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