Elvis, un film di Baz Luhrmann, con Austin Butler e Tom Hanks. Al cinema dal 22 giugno.
Dura 2 ore e 40 minuti, che sarebbero 160 minuti, che sarebbero 9.600 secondi.
E li sentirete tutti.
Elvis, Danny Zuko è tornato, con un tocco emo
Elvis, il re del rock and roll.
Ma prima di diventare il re, prima di mandare in delirio migliaia di fan, prima di poter aprire una boutique di biancheria intima femminile grazie al lancio durante i suoi concerti da parte della fan, Elvis era un ragazzo con un sogno.
Un ragazzo costretto a vivere in un quartiere nero, un ragazzo che amava la musica, lo stile e le movenze della cultura nera. Un ragazzo che ha raggiunto il successo, proprio perchè “cantava come i neri ma era bianco”.
Una sarà la svolta, quel momento in cui tutto cambiò, L’incontro con il suo manager, il colonello Tom Parker.
Un manager, un punto di riferimento, ma secondo tanti, anche colui che decreterà la fine tragica del re.
La vita del re, dagli esordi al matrimonio con Priscilla Presley, l’unica donna che Elvis abbia mai sposato.
Il tutto con l’immancabile ombra del manager, sempre pronto a vigilare sui suoi affari e investimenti.
Il trailer del film
Elvis – Ci sono persone, che vorrebbero farmi passare come il cattivo
Elvis voleva raggiungere l’eternità.
E con un film da 2 ore e 40 ci è riuscito. Eternità è la parola migliore per descrivere il film. Preceduta da ” dura un’ ”
Dura tanto, dura troppo.
Non preparatevi a cantare, perché in tutto il film su Elvis, le canzoni vengono accennate qui e li. Ma questo chiaramente, non è un film pensato per farvi emozionare e ricantare le canzoni celebri o meno del re.
Si nasce con un destino
Un brutto film? No.
Bellissimi costumi, attori tutto sommato bravi ma il film no. A tanti questo Elvis piacerà, ma a me no. E non è che non mi piaccia Elvis. È proprio il film che non mi è piaciuto.
Tom Hanks in un ruolo insolito, trasformato completamente, appesantito… A essere sinceri non mi ha convinto fino in fondo in questo ruolo. Austin Butler invece mi perplime del tutto. Appena l’ho visto, ho pensato “o cavolo, ma è Danny Zuko di Grease!”, una somiglianza incredibile. Poi più passa il film, più mi diventa strano, come dire, mi stona nel film. Sembra come se l’hanno truccato un tono troppo scuro in faccia, e mi risulta fintissimo per tutto il film.
Ecco, forse è questo (insieme alla lunghezza) che proprio non mi ha fatto piacere il film. Come hanno truccato Austin, per farlo sembrare Elvis.
Mi aspettavo troppo io? Di sicuro, ma di sicuro, da un film che parla di un cantante che riusciva a far “strappare” le mutande mi sarei aspettata che coinvolgesse di più.
Perplessa. Dopo aver visto questo film la perplessità regna in me. Iniziato così bene, per poi passare in punti in cui ci si perde completamente.
La parte più bella del film? La fine ovviamente, con le classiche scene e foto tratte dalla storia vera. A parte la canzone dei titoli di coda, che col film c’entra una paletta e mi ha indisposto ulteriormente. E la sigla iniziale che per tutta la sua breve durata mi ha illuso che avrei visto un capolavoro.
Non mi ha coinvolto, anzi. Mi ha coinvolto all’inizio e poi, inesorabilmente mi ha perso. Fan e non fan di Elvis, ditemi voi cosa non ho capito di questo film!