Una giusta causa

Una giusta causa – la causa è giusta, il film un pò meno

Esce nelle sale italiane il 28 marzo 2019 Una giusta causa, il film distribuito da Videa. La regia è di Mimi Leder, con Felicity Jones e Armie Hammer. Dura 120 minuti ed è classificato come biografico-drammatico.

Una giusta causa
Una giusta causa

Una giusta causa

Un film basato su una storia vera, la storia di Ruth Ginsburg (Felicity Jones), che è stata scritta dal nipote della vera Ruth, con la partecipazione di Ruth stessa. La giusta causa, che è il punto di partenza di tutto il film non è altro che la discriminazione tra uomo e donna. Un tema vecchio come il mondo se mi è permesso. La trama di Una giusta causa, e il suo svolgimento si può riassumere tutto in questa frase.

Il film si apre con circa 20 minuti di storia breve ma intensa di Ruth e suo marito, entrambi studenti della facoltà di legge. Sono tipo 5 storie brevi da 4 minuti ognuna, dove ognuna ci racconta (durante il passare degli anni) come si evolve la vita dei protagonisti. Si intuisce il cambio di anni grazie ai costumi fantastici, che con solo un’inquadratura del particolare della riga delle calze, ci porta negli anni 50; o un pantalone a zampa e siamo subito nei mitici 70.

La ricercatezza dei costumi si nota, e si nota anche come i vestiti stessi ci indicano come cambiano i tempi: anni 50 biancheria intima a corsetto rigida, anni 70 addio alla biancheria intima (in più di una scena si nota la totale assenza del reggiseno nelle donne inquadrate). Piccola note di colore: lei studia giurisprudenza. Lui studia giurisprudenza. Loro sono sposati. Loro hanno una figlia. Ma loro, dove trovano i soldi per vivere, visto che studiano tutti e 2? Questa domanda mi ha attanagliato per tutto il film.

Una giusta causa – il trailer

Come ormai è prassi, le premesse sono delle migliori, il tema pure, ma la resa del film a mio avviso è molto discutibile. Una giusta causa è un film molto slegato, e di sicuro non aiuta vederlo in lingua, coi sottotitoli che metà del tempo sono tradotti male, e l’altra metà non si faceva nemmeno in tempo a leggere il legalese (ovvero era tutto un susseguirsi di “secondo l’articolo”, “il caso tal dei tali”, “la costituzione”).

A mio avviso anche vederlo doppiato, non sarà semplice: è un film molto tecnico, con continui riferimenti a leggi e termini legali, che se perdi la concentrazione due minuti, per altri 5 non capisci più niente. C’è un filone di questo genere di film, ed è il filone “I film delle grandi speranze”. A questa categoria appartengono tutti quei film (di solito basati su storie vere) che vogliono trattare grandi temi, o far conoscere grandi personalità.

Ma volere non sempre è potere. Come in questo caso, grande film, giusta causa… esce un filmetto. Un filmetto che da cinema proprio non è. Anzi, forse è per una nicchia ristretta di persone appassionate, che hanno almeno una base di legalese. A mio avviso è un film da tv, dove puoi cambiare canale (e al 90% lo cambierai il canale). Io non so come facciano a produrre film come questo, che sulla carta e nella vita vera sono wow. Ma sul grande schermo sono di una noia che mezza basta.

Una giusta causa almeno non è lento. Succedono cose. Cose slegate tra loro, ma almeno succedono. Una nota di colore davvero caratteristica, che forse ho notato solo io è l’inutilità totale e completa del figlio maschio di Ruth. Cioè, davvero. In un film sulla discriminazione bla bla bla, al figlio maschio della protagonista, almeno una battuta per par condicio facciamogliela dire.

E’ fatto di nebbia quel personaggio, si parla solo ed esclusivamente della sorella femmina per tutto il film. E complimenti anche alla parità di genere tra i figli, una super seguita, l’altro manco ricordiamo il nome.

In conclusione per me è un altro film che, complimenti alle intenzioni, ma vi prego, non fatemelo vedere mai più. 

2 Comments

  1. Rosa
  2. Paola Oregioni

Leave a Reply