The Visit è un fanta-documentario del regista danese Michael Madsen che affronta il tema dello sbarco alieno sulla terra attraverso punti di vista inediti.
The Visit
di Claudia Romito @Percorsi Up Arte
Li abbiamo attesi per secoli: verdi, grigi, con le antenne, buoni, buffi o cattivi. Ora sono arrivati. The visit, il mockumentario di Michael Madsen, racconta la “finta storia vera” dell’avvento degli alieni sulla terra, alternando riflessioni filosofiche a considerazioni scientifiche e geo(cosmo)politiche. Lo sbarco è avvenuto, l’attesa è finita e l’umanità si trova a fare i conti con un nuovo dato di fatto: gli extraterrestri esistono e ci hanno raggiunto prima che noi raggiungessimo loro.
Il film si snoda come un documentario, tra interviste e immagini riprese in “diretta” nella navicella. L’enfant prodige del cinema danese mette in scena la situazione dell’incontro tra umani e alieni lasciando analizzare a politici, scienziati e agenzie spaziali i possibili scenari.
Tra immagini kubrickiane e interviste a autorità terrestri, The Visit pone lo spettatore di fronte a una situazione inverosimile eppure realistica. È proprio provando a raccontarsi a una razza aliena che l’essere umano tenta di fare chiarezza su se stesso. Un esercizio straniante che porta a un continuo rovesciamento di punti di vista.
Gli alieni sono tra noi, ma non sono ancora note le loro intenzioni. Non è chiara la loro forma, la loro provenienza, né il loro modo di percepire. Di loro si sa davvero pochissimo, e di noi? I rappresentanti delle grandi organizzazioni mondiali come Nasa, Seti e Onu si rivolgono direttamente ai nostri ospiti. Sguardo in camera, rivolgono ai loro immaginari interlocutori i loro discorsi, in bilico tra metafisica e strategia politica.
Ma ad essere interpellato in maniera diretta è anche lo spettatore. Così The Visit diventa anche una riflessione metacinematografica. Cosa si aspetta, che intenzioni ha, cosa capisce di quello che vede sullo schermo il pubblico seduto in sala?
L’operazione di Madsen è molto stimolante. “Forse una delle qualità di un artista è non presumere di sapere troppo della realtà, ma impegnarsi invece a interpretarla” – dichiara il regista. Interpretare la realtà, mettendo in dubbio ogni supposta certezza, immaginandosi di fronte all’incontro degli incontri è proprio ciò che Madsen fa con The Visit. Ed è anche ciò che fanno gli intervistati, sforzandosi di immaginare le conseguenze di un evento di fatto mai avvenuto. Tutte interpretazioni, ipotesi, tentativi di spiegare e di spiegarsi di fronte ad una telecamera.
Tra documentario, fantascienza e film saggio, The Visit riesce anche a intrattenere, stimolando la riflessione senza risultare pedante. Madsen riesce a catturare il pubblico mescolando realtà e finzione. Se la verità sull’essenza della condizione umana resta imperscrutabile, le rivoluzioni che il tempo, la scienza e il pensiero producono nella costruzione della realtà sono pienamente approfondite. Dopo quella copernicana, la rivoluzione conseguente all’arrivo di una razza aliena sarebbe un sommovimento ancora più disorientante per l’uomo. Un cambio di prospettiva con il quale, per tutta la durata del film, si inizia a familiarizzare e che, con i titoli di coda dispiace quasi un po’ dover abbandonare.
Il film di Madsen, acclamato al Sundance Film Festival, è stato mostrato in anteprima italiana al Biografilm Festival di Bologna che, all’interno della sua undicesima edizione (Bologna 5 – 15 giugno 2015) ha dedicato un omaggio al regista danese, inserendo The Visit nella sezione “Vite connesse – dalla fine della privacy al saper collettivo”.