Questo è già uscito da un po’, ma volendo si riesce ancora a vederlo in sala. “Il Concerto” è il nuovo film di Radu Mihaileanu, e se non vi ricordate di chi sia Radu Mihaileanu siete perfettamente scusati (del resto ha un nome impronunciabile). Forse però qualcuno ricorderà un suo bel film del 1998, Train de vie – Un treno per vivere: che all’epoca qualcuno definì come una sorta “La vita è bella” rumeno perché anch’esso utilizzava uno stile di commedia per raccontare l’Olocausto.
Dopo il successo inaspettato di Train de vie, però, Mihaileanu ha girato solo un altro film prima di questo: Vai e vivrai, del 2005, rimasto quasi sconosciuto in Italia (non so nemmeno se uscì al cinema) ma bellissimo. Nel complesso, insomma, una produzione limitatissima ma di notevole livello. E veniamo allora a questo nuovo Il Concerto: che non è ambientato (come Train de vie) su un treno diretto ad un campo di concentramento, ma in un mondo altrettanto insidioso: i concerti di musica classica.
Il protagonista è infatti un ex celebre direttore d’orchestra del Bolshoi di Mosca, caduto in disgrazia durante il regime comunista e tuttora ridotto a uomo delle pulizie. Dopo avere intercettato per sbaglio un fax proveniente da un teatro di Parigi, decide di spacciarsi per l’attuale direttore del Bolshoi, e organizzare in proprio – con un’orchestra “alternativa”, reclutata tra ex colleghi come in una sorta di Blues Brothers della musica classica – la tournee francese. Tutto questo, naturalmente, all’insaputa del vero Bolshoi: e causa scatenante di una infinita serie di equivoci esilaranti, se non proprio credibili (come del resto avveniva in Train de vie).
Un piano assurdo dunque, impossibile sulla carta, ma che per il protagonista e i suoi amici diventa l’unica possibilità di riscatto dal grigiore della propria vita (il film è anche una spietata satira della Russia attuale, oltre che del passato sovietico). Ma c’è dell’altro: a poco a poco si scopre infatti che il folle progetto del nostro eroe è mosso da un vecchio dramma familiare, e il Concerto finale acquisirà un significato molto più importante della sua stessa affermazione professionale.
Di più temo che non potrei proprio dire, a meno di rovinarvi completamente la visione. A quello provvederà l’orrido doppiaggio italiano del film, funestato da un grottesco accento russo che non si sentiva dai tempi di Rocky: un doppiaggio che comunque conferma ed aggrava l’aspetto più debole della pellicola, ovvero l’indulgenza di grana molto grossa sulle macchiette razziali e nazionali – “il russo”, “il francese”, “l’ebreo”, “il rom” eccetera (e da questo punto di vista, la stroncatura da parte di Alberto Di Felice è comprensibile). A mio parere il film è comunque riuscito, anche se non come i precedenti di Mihaileanu.
Per altre informazioni, il trailer e tutto il resto, rimando al sito italiano di “Il Concerto”. Aggiungo solo una curiosità: protagonista femminile è Mélanie Laurent, la proiezionista di Bastardi Senza Gloria.