La città proibita – La nuova opera di Gabriele Mainetti

La città proibita è un film del 2025 co-scritto e diretto da Gabriele Mainetti con protagonisti Enrico Borello e Yaxi Liu. La pellicola di produzione italiana distribuita da PiperFilm uscirà solo in sala a partire dal 13 marzo.

di Michele Scarperia

Nel ricco cast di comprimari troviamo nomi di spicco del cinema nostrano come Marco Giallini, Sabrina Ferilli e Luca Zingaretti.

La città proibita

La città proibita

Mei (Yaxi Liu) è una ragazza cinese addestrata alle arti marziali che si ritrova a Roma alla ricerca di sua sorella scomparsa. In questa sua ricerca incontra un ragazzo, Marcello (Enrico Borrello), che la aiuterà a ritrovarla.

Il trailer del film

Una buona idea che forse doveva essere realizzata meglio

Dopo il flop di Freaks Out (2021) il regista di Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) torna al cinema per realizzare un progetto ambizioso, un film di genere Wuxia (sulle arti marziali orientali) ambientato a Roma con protagonisti italiani.

L’idea di base di Mainetti è buona, da amante di quel genere l’intenzione del regista era di portarlo in Italia unendo la tipica comicità romana alla serietà orientale creando così un’interessante contrasto che fornisse spunti comici e narrativi inediti per il panorama nostrano. Peccato che dopo la prima mezz’ora di pellicola questo contrasto, sulla carta innovativo, risulta stucchevole cadendo in continui stereotipi sull’una e sull’altra cultura non riuscendo mai ad ironizzarci in modo funzionale.

Emblema di ciò sono proprio i due protagonisti, due personaggi piatti come fogli di carta, privi di approfondimenti psicologici originali e caratterizzati da un rapporto sviluppato troppo rapidamente che non permette l’empatia. Le interpretazioni non aiutano, Yaxi Liu riesce a salvarsi grazia alla presenza scenica dovuta all’ottima resa delle coreografie nelle scene di combattimento di arti marziali, purtroppo Enrico Borello no. Egli dimostra tutta la sua inesperienza portando un interpretazione priva di pathos ed emotività.

La città proibita – perché vederlo

I comprimari interpretati da Sabrina Ferilli e Marco Giallini funzionano decisamente di più, in particolare il secondo legato alla tematica portante del film toccata invece bene da Mainetti, l’anima multietnica di Roma. L’attore romano rappresenta il classico italiano medio contro l’immigrazione che decanta continuamente l’importanza di lasciare l’Italia agli italiani, il regista per contrastare l’idea folle del personaggio e comunicare la sua utilizza la narrazione e il linguaggio profilmico mostrandoci lo splendido centro multietnico della capitale con carrellate di immagini evocative.

I problemi tornano se ci si sofferma sulla sceneggiatura, poco credibile ed eccessivamente pretestuosa condita da un colpo di scena, che per quanto a livello tematico funzioni, è fin troppo prevedibile.

Se lato scrittura Mainetti si può discutere non si può dire lo stesso per la componente tecnica. Qui il regista dimostra tutta la sua maestria regalandoci delle sequenze action, che per quanto più simili a scene d’azione di stampo americano che a quello orientale (John Wick su tutti) eccetto per il combattimento finale, da brividi. Piani sequenza sempre chiari ben girati e coreografie memorabili, nulla da dire se non che molti cineasti nostrani dovrebbero imparare da pellicole come queste come tenere in mano la macchina da presa.

La città proibita è una pellicola che difetta in tante troppe componenti, ma che nonostante ciò ha bisogno di sostegno per l’audacia di portare un progetto simile in un paese solitamente riluttante per la diversità come metanarrativamente ci mostra il film stesso. E di conseguenza consiglio vivamente la visione in sala per godere a pieno delle spettacolari sequenze d’azione.

Leave a Reply