Lo chiamavano Jeeg Robot è il primo lungometraggio di Gabriele Mainetti ed è stato presentato in anteprima durante la Festa del Cinema di Roma, uno dei film più attesi dal pubblico romano, che lo aveva già scoperto con i cortometraggi Basette (2008) ispirato al personaggio di Lupin III (interpretato da Valerio Mastandrera) e Tiger Boy (2012) che riprende il fumetto dell’Uomo Tigre, e per i quali Mainetti si è aggiudicato parecchi menzioni speciali e premi in vari festival sia in Italia che all’estero.
Il percorso del regista è molto lungo. Si laurea in Storia e Critica del Cinema presso l’Università Roma 3 di Tor Vergata, si trasferisce a New York presso la Tisch School of the Arts dove frequenta i corsi di regia, fotografia, produzione e sceneggiatura. Inizia la sua carriera come attore debuttando nel film Il cielo in una stanza (1999) di Carlo Vanzina, per approdare poi al suo primo amore: la regia nel 2003 con il cortometraggio Itinerario tra suono e immagine. Questo debutto è arrivato con una maturità di saper raccontare una storia complessa da mettere in scena, sia per la caratterizzazione dei personaggi ispirate dal suo amore per i fumetti ed i cartoni animati, ed anche per riuscire a trovare soluzioni per gli effetti speciali che sono stati utilizzati nel film in maniera molto credibile, non scimmiottando il cinema americano, facendo un lavoro molto rigoroso e non lasciando niente al caso.
Anche la scelta degli attori è stata molto lunga ed ha avuto una preparazione molto lunga prima di andare a girare.
Lo chiamavano Jeeg Robot
Claudio Santamaria interpreta Enzo, un uomo che vive solo in un appartamento della periferia di Roma, che non ha molti contatti umani, e cerca di arrangiarsi come può. La prima scena si apre con una corsa disperata di lui che cerca di sfuggire a due poliziotti, e si ritroverà a tuffarsi nel Tevere e finire inghiottito dentro un fusto radioattivo, da cui riceverà dei poteri, cambiando completamente le sorti della sua vita. Lui ha raccontato che per questo ruolo ha dovuto trasformarsi sia fisicamente, ingrassando 20 chili, ed anche psicologicamente, perché doveva assomigliare ad un orso. Il regista gli ha consigliato di vedere il documentario di Jean-Jacques Annaud “L’Orso” (1988) per capire come muoversi. E poi anche nel modo di comunicare, con frasi brevi.
Ilenia Pastorelli è Alessia, una ragazza un po’ border line che vive al pianerottolo di sopra insieme al padre, fissata con il supereoe Jeeg Robot. Viene salvata da Enzo, durante un pestaggio e lo identifica nella sua fantasia, con il personaggio di Hiroshi Shiba. Durante la scrittura della sceneggiatura, Menotti, un fumettista, guardava il Grande Fratello 12 e si è ispirato a lei per il personaggio e durante i casting ha suggerito di contattarla.
Il cattivo si chiama Zingaro, interpretato da Luca Marinelli, già molto apprezzato nel’ultimo film di Claudio Caligari “Non essere cattivo”, che si cimenta in un ruolo molto compless, che ha il vezzo di cantare e che da giovane aveva partecipato al programma Buona Domenica rimanendo schiavo di uno star system, in cui sogna di poterci rientrare facendo qualcosa che rimanesse nella storia della televisione.
Da questo film è stato realizzato il fumetto uscito con la Gazzetta dello Sport, che ha quattro copertine da collezione, disegnati da Zero Calcare, Leo Ortolani, Roberto Recchioni e Giacomo Bevilacqua.
Uscirà nelle sale il 24 febbraio 2016 con la Luck Red.