Hollywood e la commedia: perché i film made in USA non fanno più ridere

Hollywood è famosa per le sue commedie e alcuni di questi film hanno fatto la storia e sono entrati a pieno titolo a far parte della cultura popolare.

Se non stupisce che i nostrani cinepanettoni di Natale, dopo quasi quarant’anni nelle nostre sale, siano ormai dei flop, ciò che sorprende è invece la difficoltà che Hollywood sta avendo nel produrre commedie di successo, sopratutto negli ultimi cinque anni.

Le grandi case di produzione sembrano infatti riproporre in continuazione le stesse formule che, se avevano avuto successo decine di anni fa, ora hanno annoiato il pubblico.

Umorismo fuori moda

Il primo errore di Hollywood che salta agli occhi è una mancanza di tempismo.

Se il mondo sta diventando sempre più tecnologico e gli interessi del pubblico sono cambiati, le case di produzione sembrano radicate in ciò che piaceva agli spettatori in passato.

I rari casi di commedie di successo sembrano essere importati dall’estero. Fra questi spicca Taika Waititi, il registra neozelandese che ha ha anche diretto Thor: Ragnarok, film che ha diviso la critica e gli spettatori per il pesante uso dello humor.

Waititi aveva in precedenza prodotto e recitato nel mockumentary di successo What We Do in the Shadows, disponibile in Italia su La Feltrinelli, che racconta la vita di un gruppo di vampiri al giorno d’oggi. Prendendo la palla al balzo, la casa di produzione americana FX ha da poco prodotto una serie tratta dal film.

Quello di Waititi sembra però un caso eccezionale, perché la comicità usata da Hollywood sembra ricadere sempre sui vecchi stereotipi che attingono a piene mani da sessismo, razzismo e volgarità.

Il pubblico di oggi, che può trovare forme di humor alternative su YouTube e nei tanti spettacoli di stand up comedy su Netflix ha ormai cambiato gusti e alzato l’asticella di cosa fa ridere e cosa no.

Anche quando la volgarità è ridotta al minimo, Hollywood ci ricorda ancora la nonnina che non sa come funzioni un cellulare.

Il film del 2017 The House ne è un perfetto esempio. Con solo il 20% di successo su Rotten Tomatoes, la pellicola racconta di due genitori che, dovendo pagare la salata retta dell’università della figlia, decidono di aprire una casa da gioco illegale.

Al giorno d’oggi sono però poche le persone che visitano i casinò fisici, come quello di Sanremo, i quali richiedono un abbigliamento elegante, sono aperti solo in certi orari e sono spesso lontani da casa.

Dunque, la tecnologia permette invece agli appassionati del settore di giocare direttamente dal computer o dal cellulare grazie ai casinò online.

Betway Casinò ne è un perfetto esempio: questo sito offre svariati giochi di casinò online, compresa la celebre slot Avalon 2, che trae ispirazione dalla leggenda di Re Artù, ed è veramente alla portata di un click.

Hollywood sembra però non essersene accorta e ha quindi optato per la classica storia del casinò tradizionale.

Sempre la solita solfa

Presa forse dalla paura di provare qualcosa di nuovo, Hollywood sembra tenersi ben stretta le vecchie formule oggi non più vincenti.

Tra queste troviamo le parodie di film di successo, nate sull’onda di Scary Movie.

A dare il peggio di sé è stato Cinquanta sbavature di nero, uscito nel 2016, che, volendo prendere in giro la celebre serie Cinquanta sfumature di grigio, tratta dai libri omonimi distribuiti in Italia da Mondadori, ha ricevuto un bassissimo 33/100 da Metacritic.

Un altro cavallo di battaglia ormai debole è quello degli attori che finiscono per recitare sempre la stessa, fastidiosa parte. Andando a vedere un film con Adam Sandler o Will Ferrell sapremo già cosa aspettarci ancora prima di aver comprato il biglietto.

Altri attori famosi vengono invece usati per attirare il pubblico che di solito non è interessato alle commedie.

Il risultato è però spesso deludente, come si evince ad esempio da Nonno scatenato, film del 2016 che vede come protagonista un Robert De Niro considerato dai critici troppo volgare e selvaggio.

L’ultima tecnica fallimentare usata dalle commedie è quella dei sequel. Cavalcando l’onda dei successi del primo film, sono stati ad esempio fatti ben cinque episodi di Mamma, ho perso l’aereo, di cui nessuno si ricorda.

Altri flop però non sono passati inosservati e pellicole come Zoolander 2 sono state stroncate dalla critica, probabilmente nella speranza che non venissero prodotti altri sequel.

Dovrebbe forse prendere lezione da alcuni film europei o da mostri sacri della commedia come i britannici Monty Python, e puntare più alla qualità e non alla quantità.

Con le parole della star del cinema muto Buster Keaton: “un comico fa cose divertenti, un buon comico rende le cose divertenti”.

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