Cinemio incontra i registi emergenti: intervista a Marco Luca Cattaneo – Prima parte

Come inviata di cinemio, ho avuto la possibilità di intervistare Marco Luca Cattaneo, regista di Amore Liquido, film sul delicato tema della porno-dipendenza che uscirà il 25 agosto al Nuovo Cinema Aquila (Roma) e poi a settembre al Multisala Moderno, Sarzana (SP). Con la speranza di vederlo presto in altre sale leggiamo le impressioni del regista sul film.

Ha avuto un grande coraggio Marco Luca Cattaneo nel girare un film su un tema di cui si parla davvero poco, completamente autoprodotto e autofinanziato. Io che l’ho visto in anteprima e che consiglio vivamente, ho chiesto al regista di raccontarmi la genesi e lo sviluppo del film, fino alle difficoltà avute per promuoverlo e distribuirlo.

Marco, come è nata l’idea del film?

L’idea di girare un film sulla porno-dipendenza è nata quasi per caso; un giorno, entrando in libreria, ho visto un volume dal titolo curioso Porno Potere. E’ un saggio di una giornalista americana, Pamela Paul, che ha condotto una ricerca sulla dipendenza dalla pornografia on-line negli Stati Uniti. Leggendo il libro, corredato da decine di interviste e dati analitici, sono rimasto esterrefatto scoprendo un mondo di cui non sospettavo neppure l’esistenza.

Una scena del film Amore Liquido

Una scena del film Amore Liquido

A quel tempo stavo lavorando su una storia che raccontasse delle difficoltà dei legami affettivi nella nostra contemporaneità, difficoltà non solo dovute a situazioni economiche precarie, ma anche, e soprattutto, ad un vero e proprio cambiamento antropologico in atto. Avevo incontrato e intervistato Zigmunt Bauman, uno dei più importanti sociologi contemporanei, ed ero rimasto affascinato dalla sua teoria sulla liquidità, dall’idea che in una società che consuma tutto velocemente anche le relazioni tra gli essere umani, e quindi anche quelle affettive, tendono a rientrare in logiche consumistiche di mercato, dove la ricerca continua della novità e dell’altro diventa il valore fondante della relazione a discapito della stabilità.

La virtualizzazione delle relazioni attuata grazie alla rete rientra dunque perfettamente in questa logica, poiché de-realizzando l’altro che incontriamo su internet possiamo permetterci di eliminarlo dal nostro network di amicizie, e dunque dalla nostra vita, istantaneamente, con un semplice click del mouse, e passare poi velocemente al contatto successivo. Dinamiche queste che tendono poi ad uscire dalla logica stretta della rete e ad instaurarsi come modus vivendi nella vita di tutti i giorni.

Una scena del film Amore Liquido

Una scena del film Amore Liquido

Leggendo il libro sulla porno-dipendenza mi sono reso conto che anche questa problematica aveva a che fare con le difficoltà relazionali descritte da Bauman, e la dipendenza dalla pornografia on-line mi offriva un pretesto per raccontare la situazione paradossale dell’essere umano contemporaneo, sempre più globalmente connesso ma sempre più intimamente solo e richiuso nelle sue paure.

Quali sono state le difficoltà che hai avuto durante la lavorazione?

Una volta completata la sceneggiatura mi sono messo alla ricerca di un produttore come fanno tutti i registi. Devo dire che allora non vivevo ancora a Roma ma a Bologna, dove il film è ambientato, e miei contatti con il mondo del cinema non erano molti. Molto ingenuamente ho provato a mandare il progetto via mail a tutte le case di produzione senza ricevere mai alcuna risposta, anche fosse solo un “grazie non ci interessa“. Del resto pure i pochi contatti diretti che sono riuscito ad avere non hanno portato a nulla, non perché il progetto non interessasse, ma semplicemente non veniva mai letto, creando estenuanti attese.

Una scena del film Amore Liquido

Una scena del film Amore Liquido

Dopo sei mesi passati inutilmente a cercare udienza ho capito che in questo modo non avrei mai fatto il mio film, almeno non in tempi ragionevoli, che sono quelli dettati dall’urgenza narrativa di un autore, è ho deciso così, con molto incoscienza, di realizzare da solo la mia opera. Ho cercato un piccolo finanziatore privato e convinto una ventina di persone tra troupe e cast a lavorare in quota partecipativa al progetto. Ovviamente erano tutti giovani e spesso alla prima esperienza in un lungometraggio come il sottoscritto, ma alla fine siamo riusciti a portare a casa l’impresa.

Se mi guardo indietro adesso, mi sembra una follia: probabilmente con questa consapevolezza non lo rifarai, perché è stato, e continua ad essere, veramente un impresa faticosissima, un lavoro a cui sto dedicando ogni giorno della mia vita da circa tre anni, facendo e inventandomi mille mestieri, di cui quello del regista è stato solo una minima parte. Devo però dire, visto lo stato attuale della nostra cinematografia, che a volte questo è l’unico modo per un giovane regista per poter esordire.

Il regista Marco Luca Cattaneo

Il regista Marco Luca Cattaneo

Ringraziando in anticipo Marco Luca Cattaneo per le sue risposte invito il lettore a leggere la seconda parte dell’intervista, e la recensione del film.

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