Recensioni Film: “20 sigarette”, un film drammaticamente onesto

Dopo avervi dato appuntamento nella mia anteprima del film, eccoci arrivati alla recensione di “20 sigarette” di Aureliano Amadei, vincitore del Gran Premio 2010 nella sezione Controcampo del Festival del Cinema di Venezia che si è appena concluso. Festival che ha premiato con una menzione speciale anche il protagonista della pellicola, Vinicio Marchioni; la sua interpretazione è impeccabile, almeno dal punto di vista dello spettatore.

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“20 sigarette”, come dico anche nel titolo di questo post, è un film onesto nella sua drammaticità. Non è mai retorico, non è mai buonista, non fa leva sulla pietà, sul senso sentimentale del dramma a cui siamo stati abituati da decenni di fiction sulla guerra. “20 sigarette” è vero, non ricostruisce la realtà, la fotografa, con spietata semplicità.

Il film, tratto dal libro autobiografico “20 sigarette a Nassiriya”, racconta le 22 ore passate da Aureliano Amadei in Iraq, Paese da cui è uscito vivo per miracolo. Amadei era tra le vittime dell’attentato terroristico che è stato sferrato il 12 novembre 2003 sulla Caserma dei Carabinieri italiani “Maestrale”; si trovava in Iraq insieme al suo amico Stefano Rolla per girare un film. I due erano partiti rassicurati dalle notizie che i media italiani davano sulla guerra, una guerra per tutti finita, in un territorio che tv, radio, stampa e web definivano ormai tranquillo, dove le nostre truppe erano rimaste in missione “di pace”.

20 sigarette a Nassirya

19 morti: ecco i risultati della missione di pace di quel giorno; il ventesimo avrebbe dovuto essere proprio Aureliano Amadei, se solo la sua forza di volontà non lo avesse spinto lontano dalle esplosioni più violente. E’ rimasto a Nassiriya giusto il tempo di 20 sigarette, l’ultima delle quali fumata mentre lo stavano portando all’ospedale da campo più vicino.

Il realismo delle vicende è reso nel film dalle riprese fatte con la camera a mano e dai primi piani strettissimi, quasi a voler entrare dentro alle persone.

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Amadei da quell’attacco è uscito vivo ma zoppo e un po’ sordo; è tornato in Italia, ha scritto un libro. Perché? Per sbattere in faccia a tutti la verità, per dirci che le cose non stanno così come ci sono state raccontate, per raccontarci come si sono svolti i fatti; poi, lascia a ognuno le proprie riflessioni. Quello che emerge, e che è inconfutabile, è il senso di umanità; non ci sono eroi, non ci sono buoni o cattivi: ci sono esseri umani. E non si possono ignorare le responsabilità di un governo “civile” che tiene i propri cittadini all’oscuro di tutto; non si può ignorare lo strapotere dei media, che deviano le coscienze.

“20 sigarette” è un film che deve essere visto. E’ ben fatto, ben interpretato. E’ vero.

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