La stanza accanto – La prima opera in lingua inglese di Almodovar

La stanza accanto è un film del 2024 diretto da Pedro Almodovar, che torna al cinema dopo Madres Paralelas (2021), con protagoniste Tilda Swinton e Julianne Moore. Quest’opera rappresenta il primo lungometraggio in lingua inglese del regista e l’adattamento cinematografico del romanzo Attraverso la vita (2022) di Sigrid Nunez. La pellicola uscirà a partire dal 5 dicembre distribuita da Warner Bros.

Il film è stato presentato in concorso all’81esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

La stanza accanto

La stanza accanto

Martha (Tilda Swinton) e Ingrid (Julianne Moore) un tempo grandi amiche si ritrovano dopo tanti anni quando l’ultima scopre che la prima è malata di cancro terminale. Dopo questa scoperta Martha farà ad Ingrid una richiesta particolare.

Il trailer del film

La morte filtrata dall’ironico occhio di Almodovar

Almodovar, dopo l’incredibile Madres Paralelas in concorso nella 78esima edizione del 2021, torna alla Mostra del cinema di Venezia e per farlo decide di presentare in gara il suo primo lungometraggio in lingua inglese ambientato a New York con Tilda Swinton e Julianne Moore.

Con questo cambio di lingua e soprattutto ambientazione, vista la centralità della Spagna nei suoi racconti, il rischio più grande era quello di snaturarsi. Invece qui il maestro Pedro Almodovar dimostra per l’ennesima volta il grande regista che è regalandoci una pellicola straordinaria che tocca alcune delle tematiche ricorrenti nella sua filmografia aggiungendovi la sua visione della morte. Il tutto in questa New York prima molto urbana, poi più rurale valorizzata al massimo. Quindi la risposta è no, il cineasta spagnolo orfano della sua madrepatria non è caduto in alcun errore mantenendo perfettamente la sua natura ed identità.

Le tematiche tanto care al regista qui non diventano mai quelle cardine della pellicola ma sono inserite ognuna in una parte di film a fare da contorno a questo concetto di vita e morte espresso del regista spagnolo. All’inizio tratta tramite dei flashback la guerra e le sue terribili conseguenze, da sottolineare come per la prima volta non si tratti di quella civile spagnola. Poi prosegue raccontando l’amicizia in questo caso, e non l’amore, tra due donne forti e indipendenti scrivendo il loro rapporto alla perfezione, talmente bene da non far richiedere allo spettatore un approfondimento sul passato delle due. Ed infine chiude con l’immancabile stoccata all’istituzioni ecclesiastiche, sottolineando tramite il personaggio del poliziotto la loro posizione ancora estremamente retrograda nei confronti dell’eutanasia.

La stanza accanto: i punti di forza

Tutte tematiche legate da un filo conduttore, la già citata prima idea di morte e di conseguenza vita che vuole analizzare il regista spagnolo. Attraverso le due protagoniste ci mostra due filosofie opposte, quella di Ingrid che scrive addirittura un libro sulla sua paura di morire e quella di Martha che al contrario terminate le cure per il cancro e vedendo l’effetto nulla si rassegna e abbraccia il sonno eterno con serenità e un pizzico di ironia. Ironia di cui il La stanza accanto è pieno, Almodovar smorza in modo geniale quella che apparentemente poteva sembrare una tematica pesante inserendo battute brillanti sempre nei momenti giusti. Così facendo riesce a suscitare nello spettatore emozioni vere e genuine, al contrario di molti altri cineasti che trattando questa stessa tematica inseriscono di continuo scene costruite appositamente per strappare le lacrime al pubblico ottenendo di conseguenza l’effetto opposto.

La regia e la messa in scena sono pulite ed eleganti, Almodovar lavora di sottrazione per lasciare spazio alle due interpreti e i loro sentimenti. In particolare a Tilda Swinton che sale in cattedra regalandoci un interpretazione che gioca costantemente tra il drammatico e il comico prediligendo però alla fine la componente ironica, confermandosi una delle attrici più sottovalutate del panorama Hollywoodiano. Stessa cosa non posso dire per Julianne Moore una delle due note dolenti del film, non regge mai il confronto con la Swinton e risulta sempre troppo impostata come se leggesse il copione durante le scene.

La stanza accanto

Un film da non perdere

Oltre alle due vere e proprie protagoniste poco prima della metà de La stanza accanto ne subbentra una terza non interpretata da nessuna, ossia la casa. Situata in questa splendida campagna vicino Woodstock si fa teatro di quello che accade tra le due diventando fondamentale per lo svolgimento, e specchio di chi vi abita. Abitazione nella quale troviamo “La gente al sole” di Hopper, opera di cui il regista ci da la sua interpretazione legata al tema della pellicola in modo geniale.

L’altra nota dolente è la colonna sonora di Alberto Iglesias che fa largo uso di tromboni e violini, che in se per se sono anche piacevoli da ascoltare ma risultano spesso scollati da ciò che stiamo vedendo a schermo. Nota di merito invece per la fotografia di José Luis Alcaine, come la regia pulita ed elegante, si basa molto su l’uso dei colori esaltando in modo eccelso prima la New York innevata e poi la casa e gli ambienti circostanti irradiati da questo sole prorompente proprio come nel quadro citato prima.

La stanza accanto è un film straordinario che racchiude molto della poetica di Almodovar con in aggiunta la scoperta della sua filosofia sulla vita e al morte, una pellicola che non può lasciare indifferenti e si candida prepotentemente alla vittoria del Leone D’oro all’81 Mostra internazionale del cinema di Venezia.

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