Il cigno nero: una doppia recensione del film di Darren Aronofky

Dopo la recensione di Massimo, ecco altre due opinioni di Daniele Meloni e Davide Cinfrignini de Il cigno nero, l’attesissimo film di Darren Aronofky con Natalie Portman e Vincent Cassell.

Il cigno nero

Nina (Natalie Portman) é una ballerina del New York City Ballet che con l’abnegazione nell’allenamento sogna di conquistare il ruolo che può far decollare la sua carriera. Ma si trova tra le pressanti attenzioni della madre e lo sguardo severo del suo coreografo Thomas Leroy (Vincent Cassel), e quando quest’ ultimo le affida il ruolo della protagonista del “Lago dei Cigni” di Chajkovsky, tutto cambierà. Infatti Nina, magnifica nella sua eleganza e pura nella sua bellezza é perfetta nel ruolo del cigno bianco, ma quando la stessa ragazza si trova ad interpretare il cigno nero (che inganna il principe e costringe il cigno bianco al suicidio), sarà costretta a percorrere un viaggio nella sua parte oscura.

Daniele: Portman di una bravura imbarazzante

Il giovane regista americano Darren Aronofky ci aveva fatto vivere due anni fa con The Wrestller la decadenza fisica e morale di un atleta sul viale del tramonto, e con questo film riprende quel filo rivolgendosi all’altra parte del cielo con una storia speculare: in quel caso il ring in questo il palcoscenico, sono le perfette rappresentazioni delle sfide della vita.

Nel momento in cui Nina (Natalie Portman Oscar super annunciato) conquista il ruolo di protagonista, comincia a scendere in un inferno dantesco dove dapprima cercherà e poi affronterà il suo doppio malvagio. La perfezione sarà trovata solo in quel caso. Il lavoro di Nina è molto complesso: un carattere chiuso, inibito sessualmente e totalmente dedito alla danza troverà in una ballerina della compagnia, Lily (una sensuale e sfrontata Mila Kunis) la sua ideale guida in questo viaggio verso una nuova vita…ma sarà tutto vero?

Il film ci spinge in questo percorso con una grande forza visiva, e con immagini sempre contraddittorie che lasciano perplessi sul fatto se ciò che vediamo sia realtà o sogno, viviamo ogni sofferenza fisica della protagonista, aiutati anche da qualche goccia di sangue di troppo, e le emozioni che ci lascia il film sono molto complesse.

L’ argomento del doppio è un classico, ma sempre affascinante, in questo caso ancora di più perchè la Portman è di una bravura imbarazzante nel trasformarsi con il degenerare della storia in una figura sconosciuta che spiazza il pubblico, surrogando perfino la mancanza di dialoghi potenti.  Anche in questo caso Aronofky vince perché mischiando dramma-thriller e horror riesce  a rappresentare al meglio debolezze e difficoltà del’ animo umano.

Davide: adrenalinico e tragico

Il Cigno Nero è il thriller psicologico diretto da Darren Aronofsky, candidato a 5 premi Oscar ( Miglior Film, Regia, Attrice Protagonista per Natalie Portman, Montaggio e Fotografia ) e presentato come film d’apertura alla sessantasettesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Dopo il successo di The Wrestler, Aronofsky mette in scena un pellicola controversa, a tratti surreale ma sempre visceralmente intensa, anche e soprattutto grazie alla straordinaria interpretazione di Natalie Portman, alle prese con la prestazione della vita, nei panni di una tormentata e fragilissima ballerina di danza classica.

La protagonista della vicenda, Nina, subisce uno squilibrio psico-fisico quando viene scelta per interpretare sia il Cigno Bianco che il Cigno Nero nell’allestimento teatrale de “Il lago dei cigni”; prostrata dallo sforzo fisico, viene devastata mentalmente dalle enormi pressioni causatele dalla difficoltà nell’interpretare la doppia parte con la stessa efficacia. Nina comincierà a scavare nel profondo della sua interiorità per scovare la parte più oscura di se stessa e della sua sessualità, rinchiusa e tenuta a bada da tutta una vita a causa della protettività ossessiva della madre.

La Portman è perfetta a restituire la profonda destabilizzazione psicologica di Nina, un continuo fascio di nervi pronto a slegarsi e a scoppiare come una bomba ad orologeria. Arofonsky mette la telecamera a contatto diretto con i suoi protagonisti, un corpo a corpo estenuante che colpisce lo spettatore alla bocca dello stomaco e fin nelle viscere.

Il film non segue i ritmi razionali e lineari della vita quotidiana, ma vira verso le pieghe rischiose dell’irrazionalità e del sogno. Il risultato è una pellicola autenticamente viva che non perde nemmeno per un attimo la forza propulsiva della narrazione. Il tema del doppio è presente incessantemente e fin troppo dichiaratamente per l’intera pellicola.

Il Cigno Nero è un thriller inusuale, profondamente adrenalinico ma allo stesso tempo inesorabilmente tragico, che fonde in maniera intelligente, buon intrattenimento e introspezione psicologica.

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  1. Armida Perrini

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