Far East: diverso è speciale

La diversità come genere, come luogo e come distanza emotiva è il filo conduttore del pomeriggio resistente udinese al Far East: la giapponese Mami Hamada ci conduce nei segreti dei personaggi e delle vicende dei film di animazione di Miyazaki, il grande Maestro nipponico viene svelato ai più piccoli (ma la sala era gremita anche dai più grandicelli) tra poesia ed incanto narrativo.

L’incontro con i registi, nell’originale location del retropalco del teatro, ci fa conoscere Dante Lam da Hong Kong e il suo attore, il simpatico Nick Cheung (rimarrà nella storia del festival il suo maglioncino rosa stile Carla Fracci su camicia bianca + papillon). Alla loro presenza viene proiettato Beast Stalker, il poliziesco girato da Lam con mano solida e un buon  intreccio narrativo.

Dal Giappone arriva The handsome Suit, storia di un ragazzo alquanto bruttino che pensa di cambiare vita attraverso una finta pelle indossabile che gli dona fascino e sucesso con le ragazze; tra colori sgargianti e gag travolgenti il film conquista la sala, anche grazie agli attori formidabili nel rendere la diversità un valore aggiunto e dove la bellezza effimera lascia il posto alla sincerità dell’animo.

Chocolate chiude la seconda giornata del Far East di Udine. Il film del thailandese Prachya Pinkaew (produttore di svariati  successi e re mida del cinema asiatico) racconta di un’altra diversità, quella legata alla sofferenza dell’handicap autistico; la protagonista infatti, nata da una relazione tra uno Yakuza e la donna di un boss, soffre di uno stato di autismo, si nutre di cioccolato (Smarties per essere più precisi) e deve vedersela con una gang spietata ed assassina; il film ruota tutto intorno alla ragazzina (una pischella alta un metro e cinquanta, magra ma con una potenza combattiva fulminante), una vera e propria macchina da guerra  magnificamente interpretata da Yanin Wismitanant.

Coreografie ed acrobazie al limite dell’incredibile (il regista in sala ci racconta la sua difficoltà nel trovare un’attrice credibile e capace di lottare come gli uomini, finchè non si è proposta  Yanin). Il film tiene il pubblico  incollato alle sedie per i 90 minuti della sua durata e la domanda che serpeggia tra i cinefili è “come è possibile come una ragazzina possa fare tutto quello che si vede sullo schermo?“. La risposta viene mostrata nei titoli di coda del film dove si vedono i vari incidenti capitati sul set e dove si capisce che tra finzione e realtà qualche mascella ne paga le conseguenze. Bello carico dopo una dose massiccia di azione e combattimenti non ci resta altro che prendere la strada del ritorno e quasi quasi si spera che un furfantello ci si pari davanti per mostrare la nostra agilità europea.

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