Lezioni di cinema: Liliana Cavani – Quarta Parte

Quarta ed ultima parte della lezione di cinema Liliana Cavani. In questo articolo anche la mia intervista alla regista in esclusiva per cinemio.

Liliana Cavani: l’intervista in esclusiva per cinemio.it

La situazione del cinema italiano

Dal punto di vista cinematografico e televisivo l’Italia, secondo la Cavani è oggi un paese marginale perchè non si investe, perchè non ci sono leggi compensative per chi investe nel cinema (come accade in Francia, America o nei paesi anglosassoni). Non si parla di industria cinematografica neanche tra gli autori:

Liliana Cavani:

Per riprendere in mano le redini della situazione bisogna partecipare ai partiti. L’iniziativa privata è scoraggiata. Affrontare dei rischi senza che ci sia una legislazione è sbagliato. In America molta cultura è finanziata dal privato che ha delle agevolazioni fiscali. Corre dei rischi ma non al 100%. Per farlo però devono essere i politici a fare le leggi, ci devono essere delle regole per salvare la cultura. Purtroppo la politica culturale è in mano ad uno Stato che sceglie funzionari senza criterio, che magari provengono da altri incarichi, e si ritrovano a dover scegliere gli artisti e gli autori.

Liliana Cavani con Enrico Magrelli durante la lezione di cinema

A conclusione della lezione, ecco una risposta indicativa di quella che è una vera e propria filosofia di questa straordinaria autrice, da sempre impegnata anche dal punto di vista politico. Alla mia domanda su un possibile collegamento tra Troppo amore e Portiere di notte, entrambi che trattano in un certo senso di stalking, ecco la sua risposta:

In realtà non ci ho pensato però il mio cervello è lo stesso computer per cui è probabile che indirettamente si è creato un legame. Ora che mi fai riflettere però un collegamento c’è: lo stalking è una forma di violenza individuale e forse questo tipo di regimi, anche inconsapevolmente, fanno questo. I nazisti hanno sempre affermato di aver obbedito a degli ordini.

Però potevano disobbedire, e non l’hanno fatto: evidentemente il confine tra il dovere e l’intervento umano qualcuno non lo supera…

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