Esce il 12 marzo 2015, nelle sale italiane, il nuovo lungometraggio di Maciej Pieprzyca: Io sono Mateusz. Film polacco del 2013, il cui titolo originale Chce sie zyc, si potrebbe tradurre con vuole solo vivere, è ispirato alla vita di Mateusz Rosinski, ragazzo affetto da paralisi cerebrale e ritenuto un vegetale per venticinque anni della sua vita.
Io sono Mateusz
di Francesca Maria Cutropia @Percorsi Up Arte
Pieprzyca lascia che sia proprio Mateusz, in voice over, a raccontare la sua storia. Interpretato magistralmente da Dawid Ogrodnik, Mateusz racconta allo spettatore la sua vita, introducendone le tappe più importanti attraverso l’unica forma di comunicazione che riesce a trovare dopo venticinque anni della sua vita: il BLISS, un sistema di simboli pittorici.
Sette sono le tappe fondamentali della sua vita, come sette sono i flashback in Io sono Mateusz con cui si ripercorre a ritroso la sua storia, o meglio la sua strenua lotta per comunicare con il mondo.
“Test” è la prima tappa, in cui il piccolo Mateusz, interpretato da Kamil Tkacz (per la prima volta sullo schermo), racconta allo spettatore il tragico momento in cui gli viene diagnosticata, in modo brutale, la sua paralisi cerebrale. Il momento seppur drammatico, non getta nello sconforto lo spettatore, poiché la reazione dei genitori, intenti a non arrendersi alla notizia, lascia speranza per la sua vicenda.
Ecco che infatti Mateusz pensa subito a rincuorare gli spettatori, portandoli all’interno della sua vita, mostrando quelle dinamiche comuni di un ragazzo che vive i problemi adolescenziali, amplificati certamente da un’esistenza difficile. Il regista non lascia spazio alla tristezza, mostrando una famiglia dignitosa e sensibile, che tenta in tutti i modi di reagire.
Un film sulla vita
Emblematica la frase che il padre, visto da Mateusz come un Mago, ripete costantemente: Andrà tutto bene. Un mantra che viene ripetuto più volte all’interno del film, da tutti i personaggi. Le fasi della vita di Mateusz, oltre a condurre lo spettatore nel suo mondo fatto di sentimenti ed emozioni, mostrano anche la sua incessante lotta silenziosa per la conquista della parola.
La sua voglia di battere i pugni per far sentire la sua voce, una lotta che Mateusz riesce a vincere dopo venticinque anni, grazie all’incontro con una terapeuta, che cambierà per sempre la sua vita, annullando finalmente l’opinione comune attribuitagli di “vegetale”.
Per quanto riguarda la regia di Io sono Mateusz, Pieprzyca compie delle scelte audaci, mostrando una cura nella costruzione delle inquadrature, che sembrano non lasciare nulla al caso. Con la sua macchina da presa, Pieprzyca riesce a restituire quella dignità e quel rispetto che la storia di Mateusz merita.
Il regista infatti decide di lasciare spazio al protagonista, tenendo lo spettatore a distanza dalla storia. Alterna soggettive di Mateusz, scegliendo spesso delle inquadrature dal basso. Questo consente al regista di porre lo spettatore sullo stesso piano di Mateusz, il quale non potendo camminare, striscia a terra per muoversi.
In opposizione a questo tipo di inquadrature, c’è un utilizzo frequente di totali o mezze figure, che hanno l’intenzione di mostrare in modo quanto più oggettivo la vicenda. Rarissimi infatti sono i primi piani. Si sente molto l’esigenza da parte del regista, di tenere lo spettatore non troppo vicino alla storia di Mateusz, cosicché possa osservare la sua vita senza invaderlo.
Solo un momento, molto intenso, sembra intenzionato a rompere questa distanza fra lo spettatore e il protagonista. Matteusz e la madre sono da soli in un parco, seduti l’uno di fronte all’altro, ripresi in totale. Si guardano intensamente negli occhi, e lei ha ancora in sé la speranza che lui possa comunicare. Dunque lo interroga, lui si agita, sembra sia sul punto di urlare, ma niente.
Nessuna risposta. In questo momento l’inquadratura si stringe su loro per tre volte, ma si ferma prima di diventare una presenza ingombrante, rispettando l’intimità di quella che poi si rivela una vera e propria dichiarazione d’amore fra un figlio privato della sua voce, e una madre che spera che tutta questa situazione possa un giorno terminare.
Pieprzyca inoltre, dedica Io sono Mateusz ad Ewa Pieta, giovane regista collega e amica, scomparsa prematuramente a causa di una malattia.
Nonostante il tema drammatico, Io sono Mateusz è un film delicato che lascia allo spettatore un senso di speranza ed ottimismo, anche laddove sembra non esserci via d’uscita.