Duse – the greatest è il titolo del documentario scritto e diretto da Sonia Bergamasco, in uscita nelle sale italiane il 3 febbraio e presentato in anteprima il 25 gennaio al Sudestival, il festival lungo un inverno della Città di Monopoli.
A cent’anni dalla scomparsa di Eleonora Duse, Sonia Bergamasco ci accompagna in un’investigazione sull’attrice che ha cambiato il mestiere dell’attore per sempre ispirando Lee Strasberg, fondatore dell’Actors Studio, e generazioni di attori. Come può una donna di cui rimangono unicamente un film muto e qualche foto e ritratto, essere ancora così influente? La Divina oltre il mito.
Sonia Bergamasco ha definito così il suo film: “Con questo film, come una detective, mi sono messa sulle tracce di Eleonora Duse, un’attrice leggendaria che ha illuminato la strada alle generazioni successive con l’energia dirompente del suo corpo di scena. Al centro di quest’indagine è il corpo dell’attrice, il suo labirinto. E seguendo il percorso di Eleonora Duse, artista simbolo, e grande “assente” (in video, di lei ci resta solo un film muto) Duse, The Greatest vuole fare luce sul mestiere dell’attrice oggi: che cos’è diventato, qual è il suo spazio nell’immaginario collettivo contemporaneo”.
Duse – the greatest: la trama
Un viaggio dentro la vita e le opere di Eleonora Duse, un’attrice capace anche di conquistare anche Charlie Chaplin. Una donna che sul palco sapeva parlare alle donne al presente, scegliendo di interpretare ruoli e personaggi che rispecchiavano le donne del tempo. Anche donne eversive, o crudeli, o assassine, o donne che soffrivano molto di tradimenti, ingiustizie; in sintesi, sceglieva di parlare una lingua quotidiana.
Eleonora Duse aveva compreso molto bene le potenzialità del cinema e ne diffidava: le uniche immagini in movimento che rimangono di lei sono quelle del film Cenere di Febo Mari, tratto da Grazia Deledda. Ma la memoria della sua arte teatrale è stata tramandata per diverse generazioni, e Bergamasco ne cattura gli ultimi bagliori.
Il trailer del film
Duse – the greatest: la recensione del film
Duse – the greatest è un omaggio appassionato e personale a Eleonora Duse, una delle più grandi attrici teatrali italiane, e rivela l’abilità della Bergamasco non solo come interprete, ma anche come regista attenta e raffinata.
Attraverso un viaggio nei luoghi simbolici della vita della Duse, il documentario intreccia dialoghi con esperti, immagini d’archivio e riprese contemporanee, costruendo un ritratto intimo e complesso di questa pioniera del teatro moderno.
In Duse – the greatest, Bergamasco si mantiene fuori campo con pudore e discrezione, preferendo dare spazio alle immagini della protagonista, le sue foto, i ritagli di giornale, le riprese del funerale, gli spezzoni di Cenere, l’unico film da lei interpretato in età avanzata e alle interviste fatte a chi l’ha potuta vedere in teatro e a chi ne mantiene viva l’eredità, come le attrici Ellen Burstyn e Helen Mirren.
Sul palco “non faceva nulla, e questa era la sua grandiosità” ricorda Strasberg. La sua “non era una recitazione ovvia, non si capiva che stesse recitando”. “Pensavi che non avesse tecnica, e invece aveva la tecnica più perfetta che abbia mai visto”, affermava l’attrice Eva La Galienne, citata dalla Burstyn.
Una delle caratteristiche distintive del documentario è il suo ricorso a dialoghi con personaggi autorevoli che offrono una pluralità di prospettive sulla figura della Duse. Tra gli incontri più significativi, spicca quello con Annamaria Andreoli, professoressa universitaria e curatrice delle opere di Gabriele D’annunzio, che analizza il radicale contributo della Duse al rinnovamento nella recitazione.
In conclusione
Eleonora Duse sfidava le convenzioni dell’epoca non solo attraverso la sua arte, ma anche con le sue scelte personali: si rifiutava di rilasciare interviste o di posare per servizi fotografici, alimentando così il mito e il mistero intorno alla sua figura.
La Bergamasco riesce a restituire questa dimensione sfuggente, di una quasi completa sconosciuta di cui è impossibile sapere tutto, invitando lo spettatore non tanto a trovare risposte quanto a immergersi nelle molteplici sfaccettature di un’attrice che ha fatto della ricerca della verità il suo scopo ultimo.
In definitiva, il documentario non si limita a celebrare un’icona, ma ne indaga il mistero. Con una narrazione coinvolgente, Sonia Bergamasco guida lo spettatore in un viaggio non solo nella vita di Eleonora Duse, ma anche nella complessità dell’essere umano, svelandone al tempo stesso i lati luminosi e le ombre, senza mai togliere l’enigmaticità che l’ha resa indimenticabile.