Se mi chiedessero di dare un giudizio in merito a “L’uomo nell’ombra“, l’ultimo film di Roman Polanski, risponderei – senza pensarci troppo – che si tratta di un rompicapo. La cosa intrigante è, soprattutto, che mentre al cinema il film mi ha lasciato un po’ perplessa, una volta rientrata a casa mi sono accorta che “il caso” mi aveva completamente appassionato e che, inconsciamente, stavo ancora cercando di mettere in ordine la “subdola” sequenza di eventi.
“L’uomo nell’ombra” è un bel thriller, intricato quanto basta; allo stesso tempo è “essenziale”, pulito, forse troppo. E’ un film dove a risaltare è solo la trama; mi spiego: non ci sono attori egocentrici pronti a mettere in mostra la loro bravura, non si viene attratti da vezzi di regia o di fotografia, né da un uso “accademico” della macchina da presa; sono solo gli eventi che ti tengono incollato allo schermo.
Polanski, addirittura, ambienta la sua pellicola in un luogo isolato, assolutamente inquietante, e questo rende il film davvero gotico. Ripeto: è la storia ad essere protagonista; la sequenza degli eventi – è questa, secondo me, l’unica pecca – va avanti lentamente, il film non ha un ritmo veloce, i toni sono bassi e anche la musica di sottofondo tiene lo spettatore in tensione in modo misurato.
La trama
Un ghost-writer (Ewan McGregor) viene incaricato di scrivere le memorie del primo ministro inglese Adam Lang (interpretato da Pierce Brosnan). Per farlo deve trasferirsi su una sperduta isola; a questo punto si trova immerso in una realtà fatta di intrighi, si trova intrappolato in una trama intessuta da terroristi e agenti della CIA, tra omicidi e segreti inconfessabili. In un’atmosfera fredda e inquietante, lo scrittore comincerà a capire il reale svolgersi degli eventi e il finale confermerà le sue teorie.
Il trailer
Un giallo psicologico
“L’uomo nell’ombra” – premiato con l’Orso d’Argento allo scorso Festival di Berlino e tratto dal romanzo di Robert Harris “The Ghost Writer”, pubblicato in Italia da Mondadori – mette lo spettatore al centro di un complicato labirinto e, per questo, tiene alta la concentrazione. Polanski, con questo thriller politico, ricorda a tratti il giallo hitchcockiano; di sicuro riesce ad insinuarsi nella mente di chi guarda in modo molto… misterioso.
Guarda Flavia, la penso esattamente allo stesso modo! Se avessi dovuto scrivere un articolo e dare un giudizio di questo film avrei scritto esattamente le stesse cose.
Alla fine però se devo essere sincera a me il film non è piaciuto moltissimo, sarà stato per la lentezza, per la musica che non mi prendeva fino in fondo, per la storia che stentavo a capire nonostante mi sforzassi, ma un pò di delusione c’è!
D’altronde ho sentito che questo film è stato rimaneggiato più volte e il finale non è stato diretto da Polansky per i motivi di cronaca che tutti conosciamo.
A me rimane il dubbio che se il regista avesse avuto la possibilità di completarlo fino in fondo sarebbe stato un pochino meglio, forse…