Arriva sugli schermi la trasposizione filmica del romanzo di Markus Zusak, La bambina che salvava i libri con il titolo Storia di una ladra di libri.
Storia di una ladra di libri: la bambina che amava i libri
La storia si svolge in Germania tra la fine degli anni Trenta coincidenti con l’Anschluss e la marcia della Germania nazista verso la seconda guerra mondiale e ha come protagonista la piccola Lisel, abbandonata dalla madre e adottata da una coppia di coniugi di mezz’età, un marito (Geoffrey Rush, La migliore offerta) apparentemente fragile che si mostra immediatamente solidale con la nuova arrivata e una moglie (Emily Watson, Le onde del destino) fredda e intristita dalla vita.
All’inizio Lisel è spaesata dalla nuova situazione e trova sollievo solo in Rudi, un compagno dai capelli color limone ma poi rapidamente riesce ad ambientarsi e soprattutto, lei che non sapeva né leggere né scrivere trova una ragione di vita nella lettura, amore tanto forte da spingerla a salvare un libro “proibito” dal rogo appiccato dai nazisti ai testi di autori sovversivi. La connessione tra libro e vita è fortissima nel film: quando Max, il ragazzo ebreo nascosto dalla famiglia adottiva di Lisel si ammala, la ragazza legge costantemente fino a quando lui riesca a svegliarsi dallo stato semicomatoso in cui era piombato per la febbre e ancora è la biblioteca ricchissima del figlio scomparso del borgomastro a creare un vincolo che da’ una ragion d’essere alla moglie di questi.
La guerra vista dai tedeschi
I film dedicati alla seconda guerra mondiale hanno visto i tedeschi generalmente come i nemici, i cattivi di turno e come antagonisti , la cinematografia li ha resi invisi allo spettatore. La pellicola vuole vedere la guerra dal punto di vista degli abitanti della Germania concentrandosi su un piccolo borgo. Pur imbevuti da quell’ideologia che porta i bambini scolarizzati a indossare delle divise e a cantare inni che incitano all’odio razziale e alla guerra, i tedeschi sono sopraffatti dal conflitto e maturano (persino le generazioni più giovani educate al culto del Fuhrer) al contrario un sincero afflato pacifista stigmatizzando e confutando l’idea comune di un popolo germanico psicologicamente asservito alla causa hitleriana.
Un’ottima ricostruzione storica
Buona la ricostruzione storica del periodo e splendide le riprese in esterno valorizzate dall’ottima fotografia. Rush e Watson danno ancora una volta una buona prova recitativa ed è sicuramente un talento destinato ad alte vette quello della giovanissima Sophie Nélisse, canadese, tredici anni all’epoca delle riprese del film, girato quasi interamente in Germania tra l’inverno e la primavera del 2013. Unico neo: incomprensibile vedere sui muri della cantina dove la bambina Lisel si esercita a scrivere parole in inglese anziché in tedesco, un blooper imperdonabile per chi vuole seguire la maggiore verosimiglianza nelle opere filmiche.
il film è bellissimo ma anche io mi sono chiesta, perché legge libri in inglese?
c’è un motivo o è solo un errore?
è un errore…..il film è una coproduzione anglo-americana e quindi si è preferito usare l’inglese per far comprendere meglio gli spettatori anglosassoni ma così si falsa la verosimiglianza della vicenda!
Molto bello ma secondo me un po’ diverso dalla vera vicenda