Quarto film in concorso al Sudestival 2019, anche questa volta con una doppia recensione dalla Giuria dei Giovani: The End? L’inferno fuori di Daniele Misischia
The end? L’inferno fuori – L’opinione di Alessandro e Chiara
Nonostante la non eccellente performance dell’attore protagonista, il film risulta essere tutto sommato scorrevole e dal punto di vista registico ben fatto, considerato il ristrettissimo budget economico.
Questo lungometraggio è una novità nel panorama del cinema italiano in quanto l’horror non è un genere particolarmente rappresentato. Si è apprezzata la struttura narrativa dallo schema circolare caratterizzata dalla ricomparsa delle stesse azioni presentate all’inizio della pellicola, ma ciò non impedisce, nello scorrere delle scene, la crescita morale del protagonista. Sebbene il film si riveli decisamente buono, il racconto compare a tratti ripetitivo e mal costruito nei dettagli. Alcune riprese, come quella più volte ripetuta dell’ascensore dall’alto, e svariate inquadrature a monumenti della città, risultano risolutamente inutili.
Pur essendo un horror, o per meglio dire una zombie story, il film trasmette ideali assolutamente rimarchevoli, come il bisogno di prestare molta considerazione alle cose e alle persone che tutti i giorni abbiamo accanto perché, come nel caso del protagonista, potremmo avere rimorsi per il resto della vita.
Alessandro Palmisano & Chiara Acquaviva, terza B scientifico, liceo GALILEO GALILEI, Monopoli
The end? L’inferno fuori – L’opinione di Giuliana
The end? L’inferno fuori, opera prima del talentuoso regista romano Daniele Misischia, a metà tra il trap-movie e lo zombie movie, racconta la terribile giornata di Claudio Verona, un uomo d’affari sgarbato ed egoista che ha il solo obiettivo di trarre profitto dalla sua attività.
Diretto ad un importante incontro di lavoro rimane intrappolato nell’ascensore della sua azienda a causa di un guasto tecnico. Molto contrariato per l’imprevisto, riesce comunque a capire attraverso la realtà mediata dal suo cellulare e lo stretto pertugio ricavato tra le ante bloccate dell’ascensore che un grave contagio si sta abbattendo su Roma. Ecco che quella che per lui all’inizio sembrava una trappola, si rivela alla fine una risorsa, ma riuscirà a salvarsi?
Il film senza tradire il genere di appartenenza, presenta spunti ironici e dialoghi avvincenti che si reggono soprattutto sulla bravura di Alessandro Roja, noto al grande pubblico come il dandy di Romanzo criminale, protagonista assoluto per circa il 70% del film, nello spazio claustrofobico dell’ascensore.
In conclusione, un film assolutamente consigliato agli amanti del genere, per suspance, situazioni splatter e non ultimo un messaggio di fondo che invita a riflettere su un’apocalisse che forse è più vicina di quello che si possa immaginare.
Giuliana Andrisani, Liceo “Majorana-Laterza”, Putignano