Eccoci arrivati alla seconda parte dell’intervista a Gregorio Mascolo, regista del film Felicia. La mafia uccide, il silenzio pure. Oggi ci racconta alcuni aneddoti delle riprese, le difficoltà e le sue speranze sul film.
Alcuni aneddoti dalle riprese
La dottoressa Franca Imbergamo mi aveva promesso una sua visita sul set ma, ritengo per motivi di sicurezza, più volte rimandata fino al punto che non ci speravo più. Invece un giorno proprio mentre giravamo la scena della lettura della sentenza di condanna a Badalamenti, lei comparve sul set e dopo aver assistito ai vari ciak, rivolgendosi a tutti, con le lacrime agli occhi, disse:
Mi sono commossa, perché ho rivissuto come per magia quei momenti che mi hanno vista protagonista.
Una immagine delle riprese
Un giorno vagando sulle montagne di Grisì insieme al direttore di produzione, eravamo alla ricerca di una location per girare, durante la notte, la scena di un omicidio. Dopo alcune ore trovammo un casolare malamente recintato che versava in uno stato di abbandono, o almeno quella fu l’impressione che ne ricevemmo, per cui decidemmo che avremmo girato li la scena. Impiegammo circa 4 ore per preparare il set. Intorno alle 23 eravamo pronti. Tutti in posizione, motore partito…
Quando da lontano e dal buio della montagna qualcuno gridava, Gregorio, Gregorio: si trattava di Antonio, un nostro aiutante che aveva saputo che quel casolare era di proprietà di un noto mafioso della zona e sottoposto a sequestro. Mi accorsi allora che il timore ci aveva fatto visita, eravamo sul punto di smontare tutto e andare via, ma dissi a me stesso; perché non continuare? Non è questo un’affermazione attiva della legalità se pur nell’illegalità?
Gregorio Mascolo con il magistrato Antonio Ingroia
In realtà non avevamo nessun permesso, avevamo sconfinato un bene non nostro, ma comunicai questa mia decisione agli altri…una timida esitazione generale, poi tutti fummo d’accordo. Finimmo di girare la scena verso le 2 di notte. Qualche giorno dopo ho pensato che forse il mio non fu un atto di coraggio ma di necessità. Ogni notte, rinchiuso nella mia modesta dimora facevo addizioni e sottrazioni sperando in un improbabile miracolo della moltiplicazione degli euro e, ovviamente, ciò non avvenne mai.
Le difficoltà durante e dopo le riprese
E quindi alla parola coraggio, molto impegnativa, sostituirei la massima latina: facis de necessitate virtutem. Non potevo assolutamente permettermi il lusso di sforare i tempi previsti per la produzione del film. Ho lottato spesso contro un nemico inesorabile, il tempo. Ho cercato di vivere con ciò che avevo e non con ciò che aspettavo. E ce l’ho messa tutta. Anche Felicetta, la cognata di Peppino, è venuta a trovarci sul set, le sue lacrime e la sua commozione quando sentiva le battute scandite dalla protagonista, Felicia, rimarranno per me un ricordo indelebile.
Il film ha partecipato alla selezione del Festival del cinema di Roma senza successo. Pensavo che almeno un passaggio, al di la di premi e riconoscimenti, il film lo meritasse. Emblematica e lapidaria è stata la risposta degli organizzatori del festival attraverso un’anemica mail: il film felicia non ha superato la selezione, grazie per averci scelto.
L'attrice Angela Vitale
In realtà nutrivo qualche timida speranza anche in riferimento ad un articolo apparso su MicroMega, di qualche mese fa, a firma di Flores D’Arcais, nel quale il filosofo si poneva, sostanzialmente, il seguente interrogativo: ma dove è finito il cinema italiano d’autore di impegno civile? Ecco, io ritengo che Felicia. La mafia uccide, il silenzio pure possa rappresentare una, se pur modesta, risposta a tale interrogativo; ammesso che ci sia ancora voglia di cultura in Italia.
In questa terra di Difensori, nella quale lo spirito del sacrificio è stato origine e guida di cambiamenti radicali del tessuto sociale, ri-cordare, ri-condurre alla memoria gli esempi cui foscolianamente ispirarci per compiere egregie cose, non è solo un’azione possibile, ma un dovere. Il mio film è il frutto dell’impegno, inestimabile, dei coproduttori Antonino Toraldo, Antonio Frezza, Iuri Bervicato, Giovanni Grassia e di tanti giovani siciliani che hanno creduto nell’alta finalità del progetto, sacrificando ore del proprio lavoro, rischiando a volte anche di perderlo, del proprio tempo libero, familiare ed affettivo.
Il backstage del film
Essi non conoscevano a fondo la storia tracciata nel corso degli ultimi 30 anni da Felicia, Giovanni e Felicetta insieme ai compagni Umberto Santino, Salvo Vitale, Giovanni Riccobono, Faro di Maggio e la loro battaglia contro i depistaggi, le intimidazioni, le solitudini; non conoscevano Franca Imbergamo, PM nel processo Impastato, una figura straordinaria e determinante per la condanna all’ergastolo di Badalamenti.
Molto umilmente posso affermare che il film “Felicia” rappresenta uno di quei casi in cui il cinema va oltre il cinema, perché l’interiorizzazione del testo ha prodotto in tutti gli attori che vi hanno partecipato, una straordinaria vicinanza alla storia di Felicia Bartolotta Impastato. La mia personale speranza è che il film possa arrivare ai giovani, che possa rappresentare un impegno vero e fattivo, contro ogni prevaricazione mafiosa, che possa rendere onore ad una Donna che ha fatto, dell’essere madre, il simbolo della nostra vera rinascita, della nostra possibile resurrezione civile.
Una immagine del backstage
Ringrazio Gregorio Mascolo per la sua disponibilità augurandogli di raggiungere con il suo film il maggior numero di pubblico possibile.